Le opposizioni contestano la vittoria elettorale del partito del presidente Vučić. Lui reagisce accusando l’Occidente con la sponda di Mosca. “Questa è solo la continuazione della propaganda anti-occidentale nella regione a cui assistiamo da molti anni”, dice Marko Banović, analista del Digital Forensic Center, con sede a Podgorica, in Montenegro
Le recenti elezioni in Serbia per il rinnovo del Parlamento e di diverse amministrazioni locali, che hanno visto la vittoria contestata del Partito progressista del presidente Aleksandar Vučić, “sono solo un’altra prova degli stretti legami tra i regimi di Belgrado e Mosca”. A dirlo a Formiche.net è Marko Banović, analista del Digital Forensic Center, con sede a Podgorica, in Montenegro.
“I funzionari governativi serbi e russi, così come i media controllati dallo Stato serbo e russo, diffondono costantemente disinformazione affermando che ‘l’Occidente sta organizzando una rivoluzione colorata e cercando di destabilizzare la Serbia’”, spiega. In particolare, aggiunge, accusano i servizi segreti occidentali, in particolare quelli della Germania, di aver organizzato le proteste. “Questa è solo la continuazione della propaganda anti-occidentale nella regione a cui assistiamo da molti anni”.
È sufficiente leggere le dichiarazioni russe. Aleksandr Botsan-Kharchenko, ambasciatore russo a Belgrado, che dopo aver incontrato Vučić ha detto ai media russi che il presidente ha “prove inconfutabili” che l’Occidente incoraggia le manifestazioni. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha sostenuto che ci sono stati “processi e tentativi da parte di forze terze, anche dall’estero, di provocare tali disordini a Belgrado”. Questa recente vicinanza a Mosca è in netto contrasto con i mesi precedenti e con l’apparente svolta verso Ovest di Belgrado. La Serbia, infatti, è candidata all’ingestione nell’Unione europea e si è impegnato a collaborare con l’Occidente su questioni chiave come lo status del vicino Kosovo.
Ieri sera a Belgrado si è tenuta la decima protesta di fila in cui i manifestanti sono scesi in piazza contro i risultati delle elezioni, a loro avviso truccate. I cittadini, riuniti attorno allo slogan “La Serbia contro la violenza”, si sono recati davanti all’edificio della radiotelevisione pubblica Rts. La protesta era stata preceduta da quella degli studenti. Allo slogan “Gli studenti contro la violenza”, hanno protestato contro i risultati elettorali e hanno chiesto delle indagini per verificare eventuali brogli.
“Siamo di fronte a una grave crisi”, ha detto Borko Stefanović, deputato dell’opposizione ed ex vicepresidente del Parlamento, al Financial Times. “Vučić e il suo regime stanno tornando ai loro vecchi modi radicali, violenti e filorussi. Questo dovrebbe preoccupare tutti”. Gli attivisti dell’opposizione hanno affermato che la protesta di Belgrado è stata pacifica fino alla comparsa degli hooligan che hanno iniziato a lanciare pietre e altri oggetti, cosa che ha spinto la polizia antisommossa a reagire e ad iniziare ad arrestare le persone. Secondo Stefanović questa sequenza di eventi sembra essere stata orchestrata.
“Per molti anni la Russia ha usato la Serbia per diffondere la sua influenza nella regione dei Balcani occidentali”, dice Banović. “Gli ultimi eventi si stanno riflettendo in tutta la regione, soprattutto in Bosnia ed Erzegovina e in Montenegro. L’obiettivo della Russia è destabilizzare i Balcani occidentali e fermare l’ulteriore allargamento della regione alla comunità euro-atlantica”, conclude.