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La sfida (complessa) del rapporto tra Intelligenza Artificiale e geopolitica

Di Diego Brasioli

L’intervento dell’ambasciatore d’Italia in Lussemburgo, Diego Brasioli, sul tema dei rischi e delle sfide dell’IA nelle relazioni internazionali. Gli sviluppi sensazionali dell’Intelligenza Artificiale non sono privi di rischi a livello geopolitico nel mondo post-globalizzato sempre più complesso

In questo terzo decennio del XXI secolo stiamo assistendo a una trasformazione senza precedenti nella storia dell’umanità: le macchine stanno cambiando il mondo come lo abbiamo sempre conosciuto.

L’Intelligenza Artificiale (IA) è passata in pochi anni da essere una semplice meraviglia teorica a una realtà concreta, presente in moltissimi aspetti del nostro quotidiano. Grazie al suo immenso potenziale di applicazione in ogni ambito della vita umana, non è più materia da film di fantascienza, ma costituisce un’opportunità concreta e un obiettivo strategico per aziende e governi. Tuttavia, questi sviluppi sensazionali non sono privi di rischi a livello geopolitico internazionale nel mondo post-globalizzato, sempre più caratterizzato da crescente complessità.

L’ambasciatore Diego Brasioli

Al di là degli enormi progressi favoriti dalle nuove tecnologie (basti pensare all’automazione, alla medicina, alla ricerca scientifica), non deve infatti essere sottovalutato l’impatto di un potenziale uso distorsivo dell’Intelligenza Artificiale sui delicati equilibri politici internazionali di oggi e del prossimo futuro. Paesi avanzati nello sviluppo di questi sistemi possono acquisirne enormi vantaggi strategici, incrementando in modo esponenziale la loro potenza militare e capacità di sorveglianza, influenza e disinformazione. Inoltre, la dipendenza economica dall’IA può generare forti disuguaglianze tra le nazioni, innescando una vera e propria corsa agli “armamenti tecnologici” e contribuendo ad aggravare gli squilibri globali, con conseguenze imprevedibili sulla pace e la stabilità internazionali.

In tale contesto, la recente approvazione da parte dell’Ue, il 9 dicembre scorso, dell’AI Act – con un’intesa tra Parlamento, Commissione e Consiglio europeo raggiunta dopo un negoziato di oltre 36 ore – rappresenta una pietra miliare in un ambito che fino ad ora non aveva visto perimetri né confini a livello internazionale. Si tratta, di fatto, della prima norma sull’IA a livello globale: uno strumento di enorme rilevanza, perché la normativa europea si applicherà a uno dei mercati più grandi e avanzati del mondo, di fatto proponendosi come modello assoluto nel campo della regolamentazione etica dell’uso delle nuove tecnologie. Se, infatti, dal punto di vista dello sviluppo industriale dell’Intelligenza Artificiale, l’Europa per adesso non può ancora competere con gli Stati Uniti (e la Cina), con l’approvazione dell’AI Act il nostro continente si pone da elemento di ispirazione per il resto del mondo verso la costruzione di una governance internazionale dell’IA.

È proprio per affrontare queste tematiche di straordinaria attualità che l’ambasciata d’Italia in Lussemburgo ha organizzato il 14 dicembre scorso – in partenariato con Intesa Sanpaolo e altri importanti soggetti del mondo dell’industria e istituzionali, università e centri di ricerca specializzati in materia – la conferenza “La sfida di Prometeo” sull’impatto dell’IA sugli equilibri geopolitici globali. Il nostro Paese, di fatto, si è mostrato sin da subito tra i più reattivi in Europa sul tema del futuro dell’Intelligenza Artificiale e le sfide sul piano internazionale lanciate da queste tecnologie. Lo stesso ministro Antonio Tajani, intervenuto alla Conferenza, ha ribadito, infatti, la volontà dell’Italia di “promuovere una visione di un’Intelligenza Artificiale sicura, etica e incentrata sull’elemento umano”, tema che sarà al centro anche della Presidenza italiana del G7.

È necessario però unità d’intenti e il contributo di tutti. Il dibattito intorno all’Intelligenza Artificiale deve essere, infatti, orientato alla multidisciplinarità, permettendo ad esperti, scienziati, politologi ed esponenti del mondo delle imprese e delle Ong di costruire, insieme a governi e organizzazioni internazionali, un dialogo condiviso. Lo sviluppo e l’utilizzo dell’IA riguarda ormai tutti noi e la sua importanza si riflette nel valore crescente del mercato complessivo di queste nuove tecnologie. Secondo un recente studio di McKinsey, nel 2030 l’Intelligenza Artificiale potrebbe contribuire all’economia mondiale fino a 15,7 trilioni di dollari, più della produzione attuale di Cina e India messe insieme, raggiungendo entro l’inizio del 2024 l’equivalente di 2,6 trilioni di dollari. La corsa all’Intelligenza Artificiale comporta dunque la necessità di adottare norme condivise volte a garantire che l’IA venga utilizzata come strumento di pace e stabilità. La comunità internazionale deve affrontare con urgenza le implicazioni di queste nuove tecnologie, cercando di bilanciare l’innovazione con la sicurezza e la protezione degli individui e delle libertà fondamentali. Se l’obiettivo è quello di evitare che attori malintenzionati utilizzino l’IA per scopi dannosi e che i governi cadano nella tentazione di istituire sistemi “algocratici” questo potrà essere raggiunto solo attraverso un processo condiviso a livello internazionale volto a garantire che l’Intelligenza Artificiale evolva gradualmente in una forma di “Saggezza Artificiale” (Artificial Wisdom).


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