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La cybersicurezza secondo Tim. Ecco il nuovo chip Made in Italy

Di Gabriele Carrer e Otto Lanzavecchia
Federico Eichberg, Capo di Gabinetto del Mimit, Eugenio Santagata, Chief Public Affaiirs and Security Officer Tim e AD Telsy, Pietro Labriola Amministratore Delegato Tim, Adolfo Urso Ministro delle Imprese e del Made in Italy e Elio Schiavo, Chief Enterprise and Innovative Solutions Officer Tim

Telsy, società cyber del gruppo, ha presentato il primo microprocessore crittografico completamente Made in Italy. “Un anticorpo di sicurezza”, ha spiegato l’ad Santagata. Un passo avanti per tutelare il Paese dai nuovi rischi, ha dichiarato il ministro Urso

È nato il primo microprocessore crittografico completamente Made in Italy, di casa Tim – specificamente della sua divisione per la cybersicurezza, Telsy – e in grado di elevare la sicurezza digitale di un ampio spettro di campi strategici, dal cloud (per lo Stato italiano come per le aziende) ai dispositivi mobili, passando per i sistemi di difesa.

La presentazione al Mimit

Il microchip è stato presentato oggi al ministero delle Imprese e del Made in Italy, il cui titolare Adolfo Urso ha subito evidenziato la rilevanza di un prodotto del genere per la sovranità tecnologica del Paese. La protezione degli asset specifici sono una componente sempre più importante della politica industriale italiana, ha commentato, perché è sempre più necessario “tutelarci rispetto ai nuovi rischi” e mettere al sicuro il sistema-Paese, la pubblica amministrazione e le aziende dalle attività criminali. In questo senso, un chip interamente progettato in Italia “ci dà maggiori garanzie di salvaguardia”. È “modernità che si declina in un oggetto profondamente innovativo, anche nelle tematiche di profonda attualità quali la cybersicurezza”, ha commentato il capo di gabinetto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy Federico Eichberg.

La crittografia secondo Labriola (Tim)

A inquadrare lo sviluppo è stato Pietro Labriola, amministratore delegato del gruppo Tim, ricordando che la digitalizzazione del sistema-Paese non passa solamente dalla fibra – principale oggetto dell’attenzione negli ultimi due anni – ma anche attraverso lo sviluppo dei servizi, garantendo alle aziende in fase di digitalizzazione una sicurezza pervasiva end-to-end. È Tim che sta espandendo l’architettura per far risiedere i dati della pubblica amministrazione e le chiavi di crittografia sul territorio nazionale, ha spiegato. E il chip Made in Italy è un’estensione di questo sforzo, a testimonianza della “vitalità” dell’azienda e della sua spinta innovativa.

Le parole di Santagata (Telsy)

“Si tratta di un’innovazione dirompente”, ha continuato Eugenio Santagata, Chief Public Affairs and Security Officer di Tim e ad di Telsy, tratteggiando il lavoro svolto “con altri partner italiani ed europei” – a Formiche.net ha spiegato che saranno rivelati a tempo debito ma che occorre pensare a “quei partner tecnologici che oggi in Italia forniscono il sistema chiuso” e che l’azienda progetta di sostituire in futuro. Si tratta, ha spiegato, di un “anticorpo di sicurezza” che può essere inserito in qualsiasi processo digitale, sia a monte che a valle, e governare la sicurezza di qualunque sistema operativo. Si distingue dalla concorrenza perché è solamente una realtà italiana a detenere la chiave per svelare i segreti racchiusi nei suoi circuiti, resistenti anche alla futura minaccia quantistica. Un prodotto, insomma, che “alza enormemente” l’asticella della sicurezza per quanto riguarda la protezione degli interessi nazionali.

Schiavo (Tim): la più grande piattaforma Ict del Paese

“Noi ci siamo dati una missione che stiamo cercando di trasformare in una legittima ambizione: far diventare il paese più digitale, più abile, più sicuro”, ha chiosato Elio Schiavo, Chief Enterprise and Innovative Solutions Officer di Tim. L’azienda lavora per far migrare le sue risorse nella “più grande piattaforma Ict del nostro Paese” creando una componente cloud “molto rilevante” attraverso la sua controllata Noovle (da cui passa un quinto dei 5 miliardi di euro annuali nel cloud italiano) e accompagnando PA e grandi aziende nella trasformazione digitale. Con Olivetti l’azienda sta costruendo anche la maggiore piattaforma di intelligenza artificiale per le città intelligenti, ha continuato, nell’ottica di renderle più accessibili, vivibili e sicure. E poi c’è Telsy, appunto, per gestire la dimensione di sicurezza di un Paese che attrae circa il 9% degli attacchi cyber a livello globale – ambito in cui si inserisce il nuovo chip.

La transizione digitale

Tutto questo accompagna la spinta verso la transizione digitale, che il governo mira a valorizzare inserendo altri cinque miliardi in manovra in aggiunta a un combinato di 37 miliardi di euro dai fondi europei (Pnrr e RePowerEu). Nel mentre il Mimit continua a lavorare sul venturo Piano nazionale sulla microelettronica, accompagnandolo con iniziative come l’istituzione della nuova Fondazione Chips.IT per il design dei semiconduttori, e collaborazioni di respiro internazionale come quella appena siglata in Giappone nell’alveo del partenariato strategico. Urso, appena rientrato da Tokyo, ha voluto evidenziare le mosse del suo ministero per presentare l’Italia all’industria giapponese e dipingerlo come “un posto in cui investire”.

La giornata di Tim 

Inevitabilmente l’annuncio odierno si intreccia con il futuro del gruppo ed evidenzia il ruolo di Tim, e in particolare di Telsy, nell’agenda della sovranità tecnologica italiana. Quella odierna è una giornata importante per il gruppo: il consiglio di amministrazione ha in agenda la discussione del percorso verso la nomina dei nuovi membri per giungere a una lista da sottoporre alla prossima assemblea di aprile. Sul tavolo anche la richiesta di proroga da parte del fondo statunitense Kkr delle trattative per l’acquisizione di Sparkle. Ma la società leader mondiale che si occupa dei cavi sottomarini potrebbe finire presto in mani pubbliche. Infatti, secondo indiscrezioni recenti di Bloomberg il governo Meloni starebbe valutando i modi per assumerne il controllo.

La mossa di Vivendi

Intanto, il gruppo francese Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,75% delle quote ma fuori dal board, sembra pronto al ricorso entro Natale contro la cessione di NetCo che dovrebbe essere acquisita da Kkr insieme al ministero dell’Economia e delle finanze: non è d’accordo con la valutazione del fondo americano, che non supera 22 miliardi di euro compresi gli eventuali earn out, e conferma una valutazione di non meno di 31 miliardi. Oggi il ministro Urso ha detto di non essere “assolutamente” preoccupato dal ricorso in quanto si tratta di “un processo già avviato che credo dia garanzia a tutti, soprattutto a chi ha investito in questa importante impresa”.

Il futuro di ServiceCo

Telsy, come Sparkle all’interno dello stesso gruppo, è sottoposta alla normativa Golden Power in qualità di società titolare di attività di rilevanza strategica per la difesa e la sicurezza nazionale. La società di cybersecurity fa parte di ServiceCo assieme a Noovle e Olivetti. “Abbiamo venduto la rete per dare un’opportunità strategica a quello che resta”, cioè a ServiceCo, ha dichiarato recentemente Labriola in un’intervista a Bloomberg Tv, in occasione di una missione a Londra per un round di colloqui e incontri con investitori e analisti. Un mese fa, nel corso della conference call di presentazione dei risultati finanziari al 30 settembre 2023, il manager aveva assicurato che dopo la cessione di NetCo “ServiceCo continuerà a rimanere il player più infrastrutturato del mercato italiano”. Giovedì lo stesso Labriola ha ribadito che la vendita della rete fisica non intacca “l’intelligenza”, ossia il know how dei servizi aziendali, che rimarrà nelle mani di ServiceCo.


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