L’assistente segretario di Stato americano ospite del German Marshall Fund assicura: “Aiuteremo Kyiv a vincere” ma sarà un anno “lungo”. Il rifiermento è alle elezioni presidenziali e all’incognita Trump: “La Russia vorrà continuare la sua guerra fino a quando non vedrà i risultati”
Con l’aggressione dell’Ucraina iniziata 23 mesi, il leader russo Vladimir Putin “pensava che avrebbe diviso e indebolito la Nato, ma si è ritrovato con un’alleanza più forte”. A parlare, all’indomani dei via libera turco e ungherese all’ingresso della Svezia nell’alleanza, è James O’Brien, da ottobre assistente segretario di Stato americano per l’Europa e l’Eurasia e prima capo dell’ufficio sanzioni del dipartimento di Stato. Ospite del German Marshall Fund, O’Brien ha fatto il punto anche sul conflitto e più in generale sulla sicurezza europea e sulla Nato, che a luglio festeggerà i suoi 75 anni con un summit dei leader a Washington.
“Crediamo che alla fine del 2024 l’Ucraina sarà più forte e in una posizione migliore per decidere il suo futuro. E quel futuro, come ha detto il presidente [Joe] Biden, è che aiuteremo l’Ucraina a vincere”, ha spiegato il capo del desk Europa ed Eurasia a Foggy Bottom parlando anche di un processo avviato per “una strategia più mirata per il Mar Nero” coinvolgendo anche attori come la Turchia. “Ci aspetta un lungo 2024”, ha continuato sottolineando che “la Russia vorrà continuare la sua guerra fino a quando, francamente, non vedrà i risultati delle nostre elezioni a novembre”. Il riferimento sembra chiaro alle posizioni dei repubblicani, che fa ostruzionismo sul nuovo pacchetto di armi all’Ucraina, e di Donald Trump, avviato verso la conquista della candidatura presidenziale per il partito di destra, convinto di poter trovare una soluzione al conflitto in pochi giorni, probabilmente promettendo concessioni a Mosca che Kyiv difficilmente potrebbe digerire.
Da qui a novembre, però, ci sono molti altri passaggi elettorali decisivi. A partire dal voto per il Parlamento europeo in agenda a giugno. Ecco, dunque, che quello di O’Brien suona come un messaggio forte anche per l’Europa davanti all’ascesa di partiti, il più delle volte di destra, scettici sul sostegno militare all’Ucraina.
“Putin propone una litania confusa di cose che gli stanno a cuore, dicendo che la Russia non ha confini, che è una tragedia geopolitica che qualsiasi russo etnico viva al di fuori di un dominio governato da Mosca, che i territori occidentali in Polonia sono stati un regalo di Stalin ai polacchi”, ha dichiarato ancora. “Quindi, in sostanza, ci chiediamo: possiamo sperare in quello che vuole lui?”.
O’Brien ha parlato anche della Nato sottolineando gli “efficaci piani di difesa regionale” che gli alleati della Nato stanno concordando. “Quando quest’estate la Nato valuterà come difendere il nostro futuro al 75° vertice, sarà un organismo più forte e vibrante di quanto il presidente Putin si aspettasse di vedere. E credo che questa sia una chiara lezione che ci aiuterà ad andare avanti. Usciremo da quel vertice con un posto chiaro per l’Ucraina, che sta già contribuendo alla nostra sicurezza”, ha aggiunto.
Il diplomatico ha dedicato buona parte del suo interventi alle prospettive di adesione all’Unione europea di alcuni Paesi candidati. In particolare, ha sottolineato che “nell’ultimo decennio, c’è stato un certo numero di Stati che hanno intrapreso un percorso verso l’Europa, ma senza una chiara prospettiva di avvicinamento, e ci sono stati altri Stati che si trovavano a metà strada tra la Russia e gli Stati Uniti, e questo va dalle rive del Caspio e persino dell’Asia centrale fino all’Adriatico”. Definendo questo stato di cose “un problema serio”, ha affermato che “questa zona grigia permette ai politici di prosperare e di essere al di fuori delle regole”. È necessario “cambiare i loro incentivi politici” e ha accolto con favore, in questo contesto, “la decisione dell’Unione europea di iniziare i colloqui di adesione con nove Paesi”. Gli Stati Uniti “sostengono con forza questa decisione” e stanno “collegando gli strumenti che abbiamo a sostegno delle riforme necessarie per tutti questi Stati e per trovare il futuro come parte del mercato unico e dell’Unione europea”.