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Oggi lo spionaggio è interazione tra uomo e tecnologia. Parola del capo della Cia

In un lungo saggio sulla rivista Foreign Affairs, il direttore della Central Intelligence Agency si sofferma sulle principali sfide per la sicurezza americana. “Tagliare il sostegno all’Ucraina sarebbe un autogol di proporzioni storiche”. Rafforzate le comunicazioni con Pechino. La declassificazione strategica è diventata “uno strumento ancora più potente per i responsabili politici”

L’aggressione dell’Ucraina ordinata quasi due anni fa da Vladimir Putin “è già stata un fallimento per la Russia a molti livelli”, come dimostra il rafforzamento della Nato che ne è scaturito. Ma oggi “la chiave del successo sta nel preservare gli aiuti occidentali all’Ucraina”. A scriverlo a William Burns, direttore della Central Intelligence Agency, sul nuovo numero della rivista Foreign Affairs in cui racconta anche lo sviluppo dell’agenzia negli ultimi due decenni: “Ora ci vuole un quarto del tempo che ci voleva due anni fa per passare dalla candidatura alla proposta di assunzione finale e al nulla osta di sicurezza”. Ciò ha portato a “un’ondata di interesse per la Cia. Nel 2023, abbiamo avuto più candidati che in qualsiasi altro anno dall’indomani dell’11 settembre”, spiega.

LA GUERRA IN UCRAINA

Ciò conferma come l’unico game-changer possibile oggi nel conflitto, stante la stallo sul campo dopo le difficoltà riscontrate dall’offensiva prima e dalla controffensiva poi, sia lo stop dell’invio di armi a Kyiv. “Con meno del 5% del bilancio della difesa degli Stati Uniti, si tratta di un investimento relativamente modesto con un significativo ritorno geopolitico per gli Stati Uniti”, osserva l’ex ambasciatore americano a Mosca. E ancora: “Continuare a fornire armi metterà l’Ucraina in una posizione più forte se dovesse emergere un’opportunità di negoziati seri… Per gli Stati Uniti abbandonare il conflitto in questo momento cruciale e tagliare il sostegno all’Ucraina sarebbe un autogol di proporzioni storiche”. Parole che suonano come un appello al Partito repubblicano che tiene in ostaggio al Congresso un pacchetto di aiuti militari da 60 miliardi di dollari.

IL RAPPORTO CON LA CINA

Il saggio si concentra poi sulla sfida posta dalla Cina di Xi Jinping. “Uno dei modi più efficaci per riaccendere la percezione cinese riguardo alle debolezze americane e per fomentare l’aggressività cinese sarebbe quello di abbandonare il sostegno all’Ucraina. Il mantenimento del sostegno materiale all’Ucraina non deve avvenire a spese di Taiwan”, scrive Burns. Che poi racconta anche di sforzi silenzio per “rafforzare” le comunicazioni di intelligence tra Washington e Pechino per aiutare la politica a gestire il rapporto in maniera responsabile e senza “inutili malintesi e collisioni involontarie”.

IL MONDO DI MEZZO

“Le democrazie e le autocrazie, le economie sviluppate e quelle in via di sviluppo e i Paesi del Sud globale sono sempre più intenzionate a diversificare le loro relazioni per massimizzare le loro opzioni”, prosegue Burns. “Vedono pochi vantaggi e molti rischi nell’attenersi a relazioni geopolitiche monogame con gli Stati Uniti o con la Cina. È probabile che un numero maggiore di Paesi sia attratto da uno status di relazione geopolitica ‘aperta’ (o almeno ‘complicata’), seguendo la guida degli Stati Uniti su alcune questioni e coltivando al contempo le relazioni con la Cina”, aggiunge. La storia, però, insegna: “Washington dovrebbe prestare attenzione alle rivalità tra le sempre più numerose medie potenze, che storicamente hanno contribuito a innescare le collisioni tra le grandi potenze”, avverte il capo della Cia.

LA HUMAN INTELLIGENCE

In maniera tutt’altro che sorprendente, Burns spiega che la human intelligence rimane vitale “in un mondo in cui i principali rivali degli Stati Uniti – Cina e Russia – sono guidati da autocrati personalistici che operano all’interno di piccoli e riservati circoli di consiglieri”. A luglio il capo della Cia aveva spiegato che la disaffezione della popolazione russa verso la leadership di Putin per l’invasione dell’Ucraina “crea un’opportunità che capita una sola volta in una generazione per noi della Cia, che siamo un servizio di human intelligence”. Tanto che negli ultimi mesi l’agenzia ha diffuso il terzo filmato in pochi mesi in cui fa appello ai disincantanti dalla leadership di Mosca. L’ultimo la scorsa settimana.

LA SFIDE DELLE NUOVE TECNOLOGIE

La human intelligence deve però affrontare le sfide delle nuove tecnologie. Perché, “per quanto il mondo stia cambiando, lo spionaggio rimane un’interazione tra uomo e tecnologia”. Un esempio: i sistemi di videosorveglianza che complicano il lavoro di un funzionario dell’agenzia che, in servizio di un Paese ostile , incontra le sue fonti. ”Ma la stessa tecnologia che a volte lavora contro la Cia – che si tratti dell’estrazione di grandi dati per rivelare schemi nelle attività dell’agenzia o di reti di telecamere massicce che possono tracciare ogni movimento di un funzionario – può anche essere fatta funzionare a suo favore e contro altri”, prosegue Burns sottolineano gli sforzi dell’agenzia, anche grazie alle partnership con i privati.

LA DECLASSIFICAZIONE STRATEGICA

Il capo della Cia parla anche di “declassificazione strategica”, cioè la divulgazione pubblica intenzionale di alcuni segreti per indebolire i rivali e radunare gli alleati. ”È diventata uno strumento ancora più potente per i responsabili politici”, scrive. “Usarlo non significa mettere a repentaglio le fonti o i metodi usati per raccogliere l’intelligence, ma significa resistere con giudizio all’impulso riflessivo di tenere tutto riservato”, assicura confermando la sua impostazione da ambasciatore, colui che David Ignatius sul Washington Post ha definito “il migliore diplomatico della sua generazione”. “La comunità di intelligence statunitense sta anche imparando il valore crescente della diplomazia dell’intelligence, acquisendo una nuova comprensione di come i suoi sforzi per sostenere gli alleati e contrastare i nemici possano sostenere i responsabili politici”, conclude.



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