Decuplicate le esportazioni in Russia di prodotti cinesi essenziali per l’industria bellica, mentre Xi e Putin brindano alla crescita dei legami economici e l’Ue minaccia ritorsioni. Intanto Asml espande la lista dei macchinari per chip soggetti ai controlli alle esportazioni verso la Cina. Ecco perché la spinta alla balcanizzazione tecnologica continuerà nel 2024
Lo stato dei rapporti internazionali sono sempre più riflessi nelle catene di approvvigionamento, e due elementi indicano che questa tendenza continuerà a consolidarsi anche nel 2024. Il primo fotografa l’impennata delle esportazioni ad alta tecnologia da Cina a Russia, un indicatore della vicinanza politica (e anche bellica) tra le due autocrazie. Il secondo ricorda l’esistenza del fronte commerciale aperto sulle tecnologie più abilitanti, come i semiconduttori all’avanguardia, tra Occidente geopolitico e Pechino – a dimostrare come il controllo di certe tecnologie sia diventato più un imperativo esistenziale per entrambi.
Il primo elemento arriva dal Financial Times, che rileva come le esportazioni cinesi di macchine a controllo numerico – strumenti ad alta precisione essenziali per le industrie militari russe – siano decuplicate da quando la Russia ha dato il via all’invasione su larga scala dell’Ucraina. L’ultima cifra verificabile: macchinari per 68 milioni di dollari nel solo mese di luglio 2023, un salto rispetto ai 6,5 milioni di febbraio 2022 e ulteriore prova dell’espansione dei rapporti strategici e commerciali tra le due autocrazie.
Come per altre classi di prodotti onnipresenti e potenzialmente dual use, la perdita di accesso diretto ai mercati occidentali ha portato Mosca ad appoggiarsi sempre più all’alleato cinese. Che da una parte si dichiara neutrale e invoca la pace in Ucraina, dall’altra critica le sanzioni occidentali ed è diventato la principale ancora di salvezza per l’economia russa, acquistando idrocarburi e fornendo praticamente tutto il resto. Nei primi 22 mesi del 2023 l’interscambio commerciale tra i due ha segnato un nuovo record superando i 218 miliardi di dollari; era a 190 miliardi nel 2022 e 133 nel 2021.
Nel suo discorso di fine anno, Vladimir Putin ha definito il livello di cooperazione con l’alleato cinese “senza precedenti” e previsto un ulteriore aumento del 30% negli scambi commerciali. “I governi di Russia e Cina sono profondamente coinvolti nel raggiungimento degli obiettivi che io e il mio amico, presidente Xi Jinping […] amico della Russia, abbiamo stabilito insieme. Il lavoro sta procedendo rapidamente, costantemente e con fiducia”, ha detto.
L’allineamento che preoccupa il fronte occidentale in generale e l’Europa in particolare, al punto che durante la loro visita a Pechino i leader europei Ursula von der Leyen e Charles Michel hanno avvertito Xi che tredici aziende cinesi dedite all’esportazione di prodotti dual use potrebbero finire nel mirino delle sanzioni europee se il Dragone non andrà a intervenire. Una mossa senza precedenti, ma pienamente coerente con la reazione occidentale alla convergenza sino-russa: serrare i ranghi sulle esportazioni di tecnologie critiche.
È qui che si colloca il secondo elemento: il nuovo regime di controlli all’export nel campo dei semiconduttori che l’olandese Asml, leader indiscusso di “stampi” per i semiconduttori, ha ufficialmente inaugurato il primo di gennaio del 2024 revocando la licenza a una serie di aziende cinesi. La mossa fa seguito al giro di vite statunitense dello scorso ottobre (a sua volta un’espansione dei controlli all’export di ottobre 2022) e rientra nell’allineamento tra Usa, Giappone e Olanda, i tre colli di bottiglia nella catena del valore dei semiconduttori avanzati.
Basta ricordare il clamore attorno alla presentazione dell’ultimo telefono top di gamma di casa Huawei (contenente un chip avanzato Made in China, che gli analisti non si aspettavano che Pechino potesse produrre per via delle sanzioni Usa) per apprezzare quanto siano rilevanti i chip per l’autonomia tecnologica cinese. Importanza che va aumentando in seguito ai progressi nel campo dell’intelligenza artificiale, la quale, a sua volta, promette di rivoluzionare interi settori nel campo della tecnologia. Motivo per cui le nuove restrizioni Usa puntano a inibire l’accesso cinese ai chip che servono per addestrare i modelli più sofisticati, mentre la Cina continua a inseguire la sua strategia su più livelli per chiudere il gap tecnologico con i Paesi occidentali.
Vista la perseveranza di Xi nel prediligere la sicurezza nazionale allo sviluppo economico (dalle parti di Bruegel si aspettano che Pechino limiti le esportazioni di materiali critici per rispondere alle strette occidentali), è quasi certo che questo trend continui nel 2024, anche al netto del tentativo di normalizzazione dei rapporti tra Usa e Cina. E la saldatura sempre più manifesta tra quest’ultima e la Russia è una delle ragioni fondamentali per cui un’inversione di tendenza diventa sempre meno probabile.