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Italia e Iran non si parlano. Cosa accade attorno alla visita di Bagheri a Roma

Il viceministro Bagheri è a Roma, di passaggio dopo Davos. Non è previsto un incontro con Tajani, che ieri ha difeso i parlamentari attaccati dall’ambasciata per aver condannato l’impiccagione di una donna. L’ultimo contatto ufficiale tra i capi delle diplomazie risale a novembre 2022, prima che saltasse la partecipazione di Amirabdollahian al Med. Da allora l’ambasciatore Perrone (che presto lascerà Teheran e verrà sostituito da Amadei, prima donna a guidare la missione italiana) è stato convocato due volte per proteste

A poche ore dall’arrivo in Italia dell’iraniano Ali Bagheri Kani, viceministro degli Esteri e capo negoziatore sul nucleare, di passaggio da Roma dopo la partecipazione al Forum economico mondiale di Davos, in Svizzera, si sono riaccese le tensioni diplomatiche che spesso accompagnano le visite da Teheran a Roma. Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, è intervenuto in conferenza stampa contro le critiche mosse dall’ambasciata iraniana a Roma ad alcuni parlamentari che avevano espresso la loro condanna per l’uccisione in Iran di una donna, Samira Sabzian, condannata a morte per aver ammazzato nel 2013 il marito, sposato tramite matrimonio forzato quando aveva soltanto 15 anni. “In un Paese democratico bisogna sempre garantire indipendenza e libertà ai parlamentari, che hanno il diritto di esprimere le loro idee dagli scranni parlamentari”, ha spiegato il titolare della Farnesina commentando la missiva inviata il 7 gennaio a tre deputati – Isabella De Monte di Italia Viva, Simonetta Matone della Lega e Roberto Bagnasco di Forza Italia – che erano intervenuti in Aula il 20 dicembre in occasione dell’impiccagione della donna.

L’ambasciata invitava i tre a “evitare giudizi, basati su false informazioni, diffuse da chi tenta di danneggiare le relazioni amichevoli tra i due Paesi” e li richiamava a “considerare con attenzione la Costituzione della Repubblica islamica”. Una lettera giudicata dai “non solo” inopportuna ma scritta con l’intento di “comprimere le nostre prerogative di deputati così come tutelate dalla Costituzione. Il tono con cui un regime così violento, che mira dichiaratamente all’eliminazione fisica dei suoi avversari politici e alla distruzione di nostri alleati, come Israele, intende redarguirci, è inaccettabile”.

A dicembre 2022 le polemiche avevano accompagnato la visita a Roma di Hossein Amirabdollahian, ministro degli Esteri iraniano, atteso come relatore alla Conferenza Med-Dialogues promossa dalla Farnesina e dall’Ispi. Alla fine fu cancellata, ufficialmente per altri impegni a Teheran. La diplomazia iraniana aveva inviato una richiesta per incontrare a Roma il ministro Tajani, da poco insediatosi alla Farnesina. Ma “non abbiamo dato risposta”, aveva detto lo stesso Tajani sottolineando come l’invito ad Amirabdollahian fosse stato recapitato dal suo precedessore, Luigi Di Maio, a luglio, cioè prima che esplodesse la rabbia popolare per la morte della giovane Mahsa Amini, il 16 settembre, mentre era in custodia della polizia per la morale, per una ciocca di capelli che fuoriusciva dal suo hijab, il velo islamico obbligatorio nel Paese.

L’ultimo contatto ufficiale tra i due ministri risale al 10 novembre 2022, poche ore prima della la notizia della scarcerazione dell’italiana Alessia Piperno dopo 43 giorni di prigione a Evin. In quell’occasione, da Teheran era arrivato l’auspicio di “un’espansione delle relazioni bilaterali a livello politico, economico e culturale”. Poche settimane più tardi la diplomazia iraniana convocò Giuseppe Perrone, ambasciatore italiano a Teheran, per proteste contro la condanna netta e pubblica del nostro governo – prima di Tajani poi di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio – della brutale repressione in corso in Iran. L’ambasciatore, arrivato oggi a fine mandato (al suo posto il Consiglio dei ministri ha recentemente indicato Paola Amadei, che sarebbe la prima donna a guidare la missione italiana a Teheran), fu poi convocato anche a luglio per protestare “a seguito dell’azione di diversi parlamentari italiani nell’ospitare un terrorista nel parlamento del Paese”. Il riferimento era all’incontro con Maryam Rajavi, presidente del Consiglio nazionale per la resistenza iraniana. A quanto risulta a Formiche.net, non è previsto un incontro tra Tajani e Bagheri Kani, a conferma del dialogo difficile, se non assente, tra Italia e Iran in questa fase, segnata anche dal sostegno di Teheran alla Russia nell’aggressione all’Ucraina.


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