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Le ragioni che spingono Londra a guardare al Piano Mattei di Roma

All’evento in Senato c’era anche l’ambasciatore Llewellyn, a testimoniare il clima positivo tra i due leader e l’attenzione britannica verso le politiche “upstream”, cioè a monte, verso i flussi

C’era anche Ed Llewellyn, ambasciatore del Regno Unito in Italia, ieri al Senato per il vertice Italia-Africa. La sua presenza è la testimonianza del rapporto speciale tra i due Paesi in questa fase, dimostrata dall’amicizia nata tra i due capi di governo, l’italiana Giorgia Meloni e il britannico Rishi Sunak. Ma anche dell’interesse di Roma verso alcuni elementi che dovrebbero contraddistinguere il Piano Mattei per l’Africa. In particolare quelli riguardanti un approccio upstream, cioè “a monte”, per affrontare le cause delle migrazioni che sembra aver suscitato l’interesse britannico viste le ricadute dell’immigrazione verso l’Italia, Paese di transito verso il resto d’Europa.

Il punto di partenza è un memorandum d’intesa sulla cooperazione bilaterale, a cui le diplomazie lavoravano da alcuni anni e che i due leader hanno sottoscritto a fine aprile. I due governi, si legge nel documento, individuano l’immigrazione come “una sfida per l’intera Europa e che richiede una risposta a livello europeo”. Per questo, “lavoreremo insieme per proteggere i nostri confini, le vite delle vittime innocenti del traffico di esseri umani e la sicurezza del continente europeo” e “rafforzeremo la condivisione di informazioni, di informazioni raccolte dai rispettivi servizi e di competenze, nonché lo sviluppo delle capacità e la collaborazione tra forze di polizia nelle sfide condivise legate alla migrazione irregolare, ivi incluso il nostro impegno comune per contrastare il modello di business dei gruppi criminali che facilitano i viaggi illegali e pericolosi verso i nostri Paesi via mare”. Parlando della “necessità di una più stretta cooperazione per migliorare la gestione della migrazione” sia a livello bilaterale che tra Regno Unito e Unione europea “lungo le rotte migratorie verso l’Europa”, vengono comunque sottolineati gli “obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”.

Dicembre è stato un mese di fitti contatti tra Roma e Londra, con la visita nella capitale di David Cameron, ministro degli Esteri britannico, il colloquio telefonico tra i ministri dell’Interno, Matteo Piantedosi e James Cleverly, e la partecipazione di Sunak ad Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia. In quell’occasione, parlando di immigrazione illegale, il primo ministro britannico aveva definito la situazione “non più sostenibile, non è corretto e non è morale”. “Decidiamo noi chi deve entrare, non le bande criminali”, aveva aggiunto. Sunak ha sottolineato che “Giorgia ha firmato un accordo con l’Albania e io con il Ruanda” sui migranti. “Noi vogliamo scardinare il modello criminale” dell’immigrazione illegale.

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