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Aiutare l’Ucraina è interesse nazionale. Barcaiuolo (FdI) spiega perché

A differenza delle opposizioni, la maggioranza esce compatta dal voto in Senato di mercoledì, spiega il capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Esteri e Difesa di Palazzo Madama. Trump? “È chiaro che la nostra colorazione politica ci rende più vicini ai repubblicani che ai democratici. Ma gli americani sceglieranno e qualsiasi presidente sarà il nostro interlocutore”

Mercoledì il Senato ha approvato la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all’Ucraina. Ma non sono mancate alcune tensioni tra i partiti. Alla fine l’ordine del giorno del capogruppo leghista Massimiliano Romeo è stato riformulato nelle premesse. Ne parliamo con Michele Barcaiuolo, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Esteri e Difesa del Senato e membro della delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato, che è stato relatore del disegno di legge.

Come esce la maggioranza di governo dal voto in Senato di mercoledì?

La maggioranza esce compatta perché, come da inizio legislatura, ha votato in maniera compatta. Al contrario, le opposizioni hanno posizioni molto diverse, dall’atlantismo estremo di Italia Viva alle divisioni interne del Partito democratico, con alcuni che scuotono la testa mentre in Aula parlano gli atlantisti, fino alla posizione intellettualmente disonesta del Movimento 5 Stelle secondo cui dovremmo fermare l’invio di aiuti all’Ucraina per lasciare spazio alla diplomazia.

Perché la definisce intellettualmente disonesta?

Perché l’uso della diplomazia non è alternativo agli aiuti. Anzi, sono due cose complementari. È intellettualmente disonesto giocare su questo facendo leva su un’opinione pubblica che comprensibilmente non comprende a fondo che aiutare l’Ucraina è anche nel nostro interesse nazionale. La narrazione del Movimento 5 Stelle e di alcuni nel Partito democratico secondo cui spendiamo soldi per l’Ucraina ma non per gli italiani è semplicemente sbagliata perché inviamo i materiali già nella nostra disponibilità. Inoltre, c’è fondo europeo per i rimborsi.

Crede ci siano sono interferenze russe nella politica italiana?

Mi auguro che non ci siano, sarebbe molto grave. E credo che non ci siano. sarebbe molto grave. Dopodiché, noi coerentemente abbiamo sempre sostenuto l’invio di materiale, anche militare, all’Ucraina. Anche quando eravamo all’opposizione del governo Draghi, periodo in cui abbiamo evitato alcun calcolo speculativo dal punto di vista elettorale favorendo una visione di prospettiva. Al contrario, il Movimento 5 Stelle, che era il partito di maggioranza relativa di quel governo, ha cambiato posizione e immagino oggi avrà problema a guardarsi allo specchio al mattino.

L’ordine del giorno di Romeo, nella prima stesura, conteneva premesse che sembravano suggerire che aiuti militari e diplomazia fossero alternativi. Lei ha spiegato che il voto di mercoledì ha dimostrato che la maggioranza è compatta. Allora sono iniziati dei distinguo in chiave elettorale?

Il voto europeo è un voto proporzionale. E ci sta che i vari partiti, da qui al 9 giugno, possano provare a distinguersi nell’ambito della maggioranza. Ma sull’ordine del giorno c’è stata una narrazione sbagliata. Non c’era alcun riferimento a interrompere invio aiuti militari nel dispositivo. C’erano delle premesse, come il riferimento a possibili scenari dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, che non sta al Senato approfondire e che sono state opportunamente riformulate. Inoltre, c’erano un riferimento parziale alle parole del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che abbiamo ampliato in linea con la risoluzione di maggioranza approvata in Senato due settimane, che sposava la posizione enunciata in Aula dal ministro.

A proposito di elezioni negli Stati Uniti, c’è una riflessione in corso nella maggioranza sull’ipotesi di ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca?

È chiaro che la nostra colorazione politica ci rende più vicini ai repubblicani che ai democratici. Sicuramente non siamo tifosi di Joe Biden. Anzi, imputiamo anche a precedenti amministrazioni democratiche alcuni errori in politica estera. Perché un conto è stare a testa dritta nella Nato come vogliamo fare noi difendendo l’interesse italiano, europeo e atlantico. Un altro è accettare qualsiasi decisione americana. Non faremo il tifo per Biden ma noi, a differenza di altri partiti, non si comportiamo da cheerleader. Gli americani sceglieranno e qualsiasi presidente sarà il nostro interlocutore. Nessuno può mettere in dubbio la storica amicizia tra Italia e Stati Uniti.

Ma la prospettiva di un ritorno di Trump e di un eventuale disimpegno americano verso l’Ucraina e la sicurezza europea in generale è una preoccupazione?

Da membro dell’Assemblea parlamentare della Nato posso dire che la preoccupazione di un eventuale disimpegno statunitense in Europa e a livello globale non è così forte. In ogni caso, in futuro la parte europea della Nato dovrebbe avere un peso maggiore, anche per far sì che, in una logica di alleanza vera, gli interessi coincidano il più possibile.


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