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I credenti musulmani europei sono liberi di essere politicamente corretti? L’intervento di Pallavicini

Da come l’Unione europea saprà gestire le relazioni di formazione alla cultura politica inclusiva e sviluppare il processo di pacificazione in Medio Oriente, si determinerà anche la salute della politica democratica e della libertà del pluralismo delle autentiche e degne rappresentanze religiose in Europa. L’intervento dell’imam Yahya Pallavicini, presidente di Coreis, Comunità religiosa islamica, in occasione della riunione annuale con i leader religiosi europei svoltasi alla Commissione Europea

Secondo i maestri musulmani l’instabilità esteriore inizia quando le forze della disgregazione corrompono l’ordine spirituale ostacolando la comunità dei credenti e dei cittadini a vivere, studiare, lavorare, amare le famiglie e gestire le proprietà con l’intenzione di servire l’intelligenza della loro fede nella ricerca della Misericordia del Signore dei mondi.

L’instabilità colpisce lo spirito, l’anima e la salute di ogni persona. La mancanza di sicurezza mette in pericolo l’integrità fisica; la propaganda aggressiva e disonesta confonde il pensiero e impedisce la comprensione e la comunicazione tra le persone; la strumentalizzazione e l’abuso della religione corrompe la natura e la prospettiva della sensibilità spirituale.

In Europa, il quadro normativo (rule of law) argina le possibilità negative provocate dalle crisi e dalle emergenze internazionali difendendo i diritti e i doveri dei cittadini dalla arroganza e dalla tirannia di coloro che cercano di sfruttare il disordine per fomentare il caos. Proprio in questa sede della Commissione Europea il mese scorso il rappresentante cristiano ortodosso di Sua Beatitudine Bartolomeo ci aveva insegnato che Ethos vince sul Kaos!

Foto – European Union 2024

L’Unione Europea ha saputo affrontare in questi anni recenti il radicalismo e il terrorismo, l’emergenza migranti e rifugiati, la crisi economica, il riemergere di correnti politiche populiste estremiste, la pandemia, la crescita dell’antisemitismo e dell’odio contro i musulmani, le guerre in Ucraina e adesso in Palestina. E ha saputo mantenere una complessa stabilità tra le varie rappresentanze politiche e nazionali e garantire uno sviluppo alle istituzioni e ai cittadini europei.

Chiedere ai leader religiosi come contribuire insieme alla diffusa instabilità prevede la necessità di ascoltare la consapevole testimonianza di una preoccupante crescita della instabilità razionale ed emotiva, nella salute dell’anima e della mente dei credenti e dei cittadini europei che si riflette in comportamenti e situazioni di grande disordine interiore e spirituale. Certo l’educazione è il settore che può meglio favorire le soluzioni ma occorre anche ammettere che le categorie, i metodi e i ritmi di comunicazione e di percezione dei contenuti politici, economici, culturali sono cambiati radicalmente e anche il messaggio religioso deve affrontare con urgenza una crisi di sistema e una preoccupante dimenticanza e perdita di valori tra gli adulti e i giovani.

A complicare e speculare su questa situazione contribuiscono la polarizzazione degli estremismi nel dibattito pubblico e lo scatenamento delle violenze e dei conflitti che esprimono solo il più basso livello di relazione umana. Assistiamo preoccupati ad un attacco alla qualità e alle facoltà di visione, riflessione e approfondimento intellettuale di ogni persona d’Oriente e d’Occidente, di ogni cultura e religione. Sono questi ultimi “esseri senzienti”, per usare una espressione cara alla dottrina dell’amico presidente di Ebu European Buddhist Union, persone e cittadini e credenti che sanno meditare e agire e che possono contribuire a curare l’anima malata dell’instabilità in Europa.

Mentre la propaganda militare induce i cristiani in Ucraina e Russia a combattersi uno contro l’altro e, similmente, provoca nemici tra gli ebrei e i musulmani in Israele e Palestina, noi dobbiamo fornire una contro narrativa di Pace e Fratellanza in tutta Europa, dobbiamo rafforzare la testimonianza e la collaborazione interistituzionale e interreligiosa per l’articolazione dinamica del diritto fondamentale per la “libertà di manifestare la propria religione, individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato mediante culto, l’insegnamento, le pratiche e l’osservanza dei riti.” Evitare infiltrazioni e sedizioni tra i manifestanti, tra tutti i credenti e tra tutti i cittadini in Europa dove la dignità della politica e l’autenticità della religione e il diritto alla libera espressione e opinione vengano manipolati per interessi di prevaricazione e folle distruzione.

Foto – vice presidente Commissione Europea Margaritis Schinas, mons. Crociata e l’imam Yahya Pallavicini – European Union 2024

Ai colleghi, autorità religiose dell’ebraismo e del cristianesimo presenti, chiedo che si possa collaborare insieme con urgenza, precisione e concretezza per smentire sempre ogni abuso e la falsa e pretestuosa interpretazione di citazioni dalle sacre scritture della Bibbia o del Sacro Corano che possano mai giustificare l’odio, la violenza, il fratricidio, l’olocausto, il terrorismo, i genocidi, la benedizione di una crociata o di una inquisizione, di una guerra o di uno sterminio, contro un popolo o contro una comunità nemica soltanto per una differente appartenenza culturale, nazionale o religiosa.

Ai vice presidenti della Commissione Europea Margaritis Schinas e del Parlamento Europeo Othmar Karas chiedo di intensificare la pressione istituzionale per la immediata e permanente cessazione delle ostilità militari in Ucraina e Russia, in Palestina e in Israele, proponendo una mediazione di Pace conforme alle radici dei padri fondatori dell’Unione Europea, Adenauer, De Gasperi e Schuman e allo spirito dei valori universali che ci permettono di riunirci in questa prestigiosa sede Iistituzionale e democratica a Bruxelles.

LA CRISI IN MEDIO ORIENTE VISTA DALLE COMUNITÀ MUSULMANE EUROPEE

Emozioni, confusioni e polarizzazioni caratterizzano le reazioni dei musulmani in Europa e contribuiscono ad offuscare la ricerca di una seria e obiettiva analisi sulle conseguenze del terrorismo di Hamas, dall’inizio della sua costituzione nel 1987 fino al 7 ottobre di quest’anno, terrorismo perpetrato contro cittadini di religione ebraica residenti nello Stato d’Israele.

Non mi concentrerò sulla battaglia nei social media, dove per la prima volta nella storia, i giovani sono influenzati in una gara assurda di statistiche e commenti per giudicare la qualità e attendibilità di filmati e immagini delle atrocità commesse, innescando una spirale ossessiva e macabra sui massacri in corso.

Questa battaglia mediatica condiziona e offusca la capacità di sano discernimento e di analisi sulla situazione in Medio Oriente nei giovani e si aggiunge alla diffusa ignoranza della sua storia politica e, soprattutto, ai pregiudizi contro gli ebrei e i musulmani. Ciò non toglie che le immagini del terrorismo e della guerra riproducono la realtà della drammatica distruzione e morte ma noi dobbiamo già da ora operare per la riconciliazione e la ricostruzione che richiedono un investimento educativo straordinario per evitare che covino rancore e vendetta e ancora odio e violenza senza fine.

Il problema più serio è l’artificio di inventare una simmetria, un parallelismo o una equidistanza che non esiste e che anzi complica qualsiasi metodo e soluzione della crisi e del conflitto. Israele è uno Stato e un territorio abitato da famiglie di cittadini ebrei, cristiani e musulmani, osservanti o non praticanti. Hamas no, è una organizzazione terroristica che strumentalizza l’Islam e la causa del popolo palestinese musulmano e cristiano per fomentare l’odio e organizzare tramite la guerriglia la irregolare aggressione dei vicini ebrei e di tutti i cittadini israeliani di qualsiasi appartenenza religiosa.

L’attuale governo d’Israele, sul quale ognuno può esprimere liberamente molte critiche di natura politica, ha deciso di riprendere la lotta contro Hamas dopo una tregua nella quale si era illuso di avviare negoziati e di trovare un accordo di buon vicinato che potesse garantire la sicurezza ai propri cittadini. L’invito all’esodo per migliaia di palestinesi, i bombardamenti e l’invasione militare di Gaza fanno parte della guerra che il governo di Netanyahu ha deciso di fare contro Hamas, non contro il popolo palestinese e non contro i musulmani nel mondo.

Questa è una guerra militare e una scelta politica di uno Stato contro una organizzazione terroristica che opera all’interno dei territori palestinesi per attaccare Israele. Ripetiamo, non è una guerra di religione, ebrei contro musulmani, e non è neppure una guerra di popoli, israeliani contro palestinesi, e non deve diventare una guerra dei sentimenti dove l’identità degli aggressori e delle vittime viene scambiata e confusa come quella tra criminali e ostaggi.

Dopo tre mesi dall’inizio di questo smantellamento della città sotterranea di Hamas a Gaza occorre che l’Unione Europea possa politicamente ispirare il governo d’Israele a considerare anche altre opzioni oltre all’azione militare che, per l’intensità spaventosa delle armi quotidianamente utilizzate, ha provocato danni collaterali e troppe vittime tra le famiglie dei cittadini palestinesi ancora residenti tra le macerie di Gaza. La lotta al terrorismo è una lotta lunga e articolata e richiede una complementarità di strategie e mezzi che non possono essere ridotti solo ad una guerra totale ed eterna.

Eulema, il Consiglio Europeo dei Leader Musulmani, è grato e sostiene l’appello di Papa Francesco: “No alle armi, sì alla Pace. Rinnovo il mio appello per un cessate il fuoco immediato e umanitario: c’è troppa sofferenza in quella terra. Incoraggio tutte le parti a riprendere i negoziati. Chiedo ad ognuno di assumersi l’impegno urgente di favorire gli aiuti umanitari per la gente di Gaza. Liberate tutti gli ostaggi immediatamente affinché questa sofferenza tra Israeliani e Palestinesi possa terminare”.

L’IMPATTO SULL’UE, L’AUMENTO DELL’ODIO E DELL’INTOLLERANZA

L’onda emotiva, la confusione dei termini e delle identità, la distinzione arbitraria e irrazionale tra giusti e ingiusti ha invaso anche il dibattito e soprattutto le manifestazioni pubbliche in molte città d’Europa trasformando il giudizio sulle immagini della guerra in un confronto artefatto tra buoni e cattivi, molto spesso dimenticando la colpa del terrorismo di Hamas e volendo invece sfogare il rancore antisemita contro la storia degli ebrei in Israele, che corrisponde proprio alla propaganda di Hamas e di tutte le antiche campagne imperialistiche che hanno provocato l’esodo degli ebrei e la cacciata dal Tempio.

Nel 2018 a Tel Aviv sono stato relatore musulmano europeo invitato dal ministero degli Affari Esteri d’Israele al Forum Internazionale contro l’Antisemitismo moderato dal rabbino Michael Melchior. In quella circostanza il primo ministro Netanyahu aveva condannato l’aumento dell’antisemitismo in Europa e aveva invitato tutti gli ebrei ad andare a vivere in Israele. Avevo già allora, come adesso, espresso il mio disaccordo convinto che la presenza dei religiosi e dei cittadini ebrei in Europa e nel mondo è una fondamentale ricchezza dell’umanità e della civiltà orientale e occidentale.

Esprimo al vice presidente della Commissione Europea la forte preoccupazione per l’infiltrazione nel dibattito pubblico in Europa di un’associazione completamente errata tra il negazionismo del terrorismo di Hamas e il vittimismo di alcuni palestinesi e di alcuni musulmani in Europa.

Foto – European Union 2024

Gli interessi veri del popolo palestinese e di ogni popolo, gli interessi dei musulmani, insieme ai cristiani e agli ebrei, non possono mai venire rappresentati da Hamas. Le Brigate Rosse o la Mafia in Italia non rappresentano mai la politica di sinistra o la devozione cristiana ma solo la criminalità organizzata in antitesi alla salute del sistema democratico.

Ci dispiace segnalare che, a questa polarizzazione e associazione perversa, contribuiscono anche alcuni politici europei di estrema destra che pretendono paradossalmente corteggiare l’elettorato ebraico in Europa e, parallelamente, altri politici di estrema sinistra pretendono ipocritamente corteggiare l’elettorato dei musulmani in Europa. Queste faziose alleanze provocano una dialettica degenere tra sinistra politica, complici alcuni musulmani, e destra politica, insieme ad alcuni ebrei, svilendo il valore del dibattito politico che fomenta l’odio e la propaganda antisemita e islamofoba.

Sinagoghe e Moschee, scuole e cimiteri, rabbini e imam, cittadini e credenti ebrei e musulmani in Europa, non sono più al sicuro e indenni dal rischio di strumentalizzazioni del suprematismo e della contrapposizione pseudopolitica. La nostra comune libertà e autentica dignità non sarà mai nell’essere l’uno contro l’altro, mentre siamo l’uno insieme all’altro credenti nel Dio Unico di Abramo e cittadini d’Europa! Non vogliamo prestarci a diventare ostaggi di questa grottesca parodia!

Un’attenta e lungimirante campagna di sensibilizzazione sui valori e sul contributo dell’Ebraismo insieme all’Islam, accanto al Cristianesimo, allo sviluppo della società europea merita di essere programmata e diffusa come antidoto a questa propaganda dell’odio e della divisione.

Il processo di Pace in Medio Oriente non potrà mai riavviarsi e proseguire se non si forma una classe dirigente affidabile e seria che sappia assumersi la responsabilità di curare i veri interessi del popolo palestinese senza alcuna campagna di odio contro i vicini, gli ebrei e lo Stato d’Israele e senza alcuno spreco dei finanziamenti dirottati per costruire quartieri sotterranei e non infrastrutture per la qualità della vita della popolazione. Tantomeno questo ruolo può essere affidato ad una organizzazione terroristica che non merita mai di essere accreditata come interlocutore. Non si commetta un nuovo errore dopo quello di assecondare la cura degli interessi del popolo afghano ai talebani.

Da come l’Unione Europea saprà gestire le relazioni di formazione alla cultura politica inclusiva e sviluppare il processo di pacificazione in Medio Oriente, si determinerà anche la salute della politica democratica e della libertà del pluralismo delle autentiche e degne rappresentanze religiose in Europa.

Noi musulmani, cristiani ed ebrei europei possiamo forse rappresentare un modello di fratellanza e di cittadinanza a cui le genti di Gaza stentano a credere ma è l’unica identità che vale la pena perseguire per le nuove generazioni.

(Foto copertina: vice presidente Commissione Europea Margaritis Schinas, mons. Crociata e l’imam Yahya Pallavicini)



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