Servono soluzioni efficaci a una questione complessa. È necessario favorire la formazione di una comunità multidisciplinare e internazionale di esperti che possa presentare alle istituzioni una roadmap di intervento immediato a contrasto di quella che è una vera e propria pandemia silenziosa. Il commento di Antonio Picasso, direttore di Competere.eu
L’obesità è una malattia e come tale va affrontata. Non come una semplice questione estetica. Dal 1975 a oggi il tasso di persone obese, in Italia e nel mondo, è triplicato. Siamo di fronte a una pandemia silenziosa. Come diretta conseguenza, l’Oms prevede una riduzione delle aspettative di vita di 2,9 anni, entro il 2050. Le politiche pubbliche fin qui applicate sono risultate fallimentari. Le istituzioni devono impegnarsi invece a definire una campagna capillare per promuovere una nuova educazione alimentare.
L’Italia è il Paese della dieta mediterranea. È per questo che, proprio da casa nostra, abbiamo fatto partire il primo di un ciclo di incontri internazionali sulla malnutrizione da eccesso. Venerdì 19 gennaio, Competere ha organizzato, in collaborazione con il Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità (Csro) dell’Università degli Studi di Milano e con il patrocinio di quest’ultima, il simposio su Malnutrizione: un approccio multidisciplinare alla comprensione e alla soluzione del problema. Con la partecipazione di una trentina di ricercatori, facenti capo a più discipline, ci siamo confrontati su un problema che, dati alla mano, è una bomba a orologeria per la società occidentale.
La malnutrizione per eccesso rappresenta oggi uno dei problemi più rilevanti per la salute pubblica mondiale, in quanto ha un impatto non solo clinico, ma anche sociale ed economico sulle persone e sui sistemi sanitari nazionali. La prevalenza di obesità sta aumentando fortemente in tutte le fasce di età, colpendo soprattutto il sesso maschile e le classi sociali più svantaggiate. Esiste una forte correlazione tra obesità e determinanti sociali della salute come istruzione, reddito, contesto abitativo e contesto ambientale. Purtroppo, le politiche pubbliche fin qui applicate sono risultate fallimentari. Si limitano infatti a punire o premiare i singoli nutrienti, quando il problema è molto più ampio e non riguarda solo ciò che mangiamo, ma chi siamo e come viviamo, cioè lo stile di vita e l’insieme di azioni e relazioni sociali.
Con l’ingresso sul mercato di nuovi farmaci, in molti pensano a una rivoluzione nella terapia farmacologica dell’obesità. Tuttavia, il ricorso ai farmaci – senza un’integrazione con iniziative di prevenzione – suscitano perplessità: dai costi per le spese sanitarie alla disponibilità dei farmaci stessi sul mercato. Altre domande riguardano la prosecuzione a lungo termine delle terapie. Quali sono le implicazioni associate all’utilizzo di questi farmaci per tutta la vita? A quale età cominciare? Queste preoccupazioni diventano più evidenti per i pazienti più giovani. Risulta urgente adottare un approccio multidisciplinare e rivedere questa malattia, non più come il risultato di una scarsa forza di volontà, ma di modifiche biochimiche e cellulari dell’organismo.
Servono soluzioni efficaci a una questione complessa. È necessario favorire la formazione di una comunità multidisciplinare e internazionale di esperti che possa presentare alle istituzioni una roadmap di intervento immediato a contrasto di quella che è una vera e propria pandemia silenziosa. A questo primo appuntamento, infatti, seguiranno altri tre incontri, finalizzati alla pubblicazione di una dichiarazione ufficiale, che Competere e il Centro di Studi e Ricerca sull’Obesità presenteranno alle istituzioni nazionali ed europee.
Le istituzioni europee devono impegnarsi a definire una campagna capillare per promuovere una nuova consapevolezza dell’alimentazione.