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Volontariato di competenza e terzo settore. Il report di Fondazione Terzjus

La fondazione ha presentato il volume “Riconoscere il volontariato di competenza. Analisi e strategie per valorizzare una pratica emergente” per creare un ponte tra imprese e terzo settore. Ecco di cosa si tratta

Si è svolto ieri, martedì 23 gennaio, presso la sala conferenze di Unioncamere, l’incontro “Il volontariato di competenza. Un ponte tra imprese e terzo settore”. Nel corso dell’evento, è stato fatto il punto sul tema del volontariato di competenza attraverso la presentazione del report di ricerca realizzato dalla Fondazione Terzjus Ets “Riconoscere il volontariato di competenza. Analisi e strategie per valorizzare una pratica emergente”. A parlarne, il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, il direttore generale del ministero del Lavoro e delle politiche sociali Alessandro Lombardi, il ricercatore sociale Cristiano Caltabiano, Claudio Gagliardi, vice segretario generale di Unioncamere, Chiara Tommasini, presidente di Csvnet, Gabriele Sepio, segretario generale della Fondazione Terzjus Ets, Vanessa Pallucchi, portavoce del forum del terzo settore e Luigi Bobba, presidente della Fondazione Terzjus ETS. L’evento è stato realizzato grazie al contributo del ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Fondo sociale europeo PON Inclusione 2014- 2020, della Fondazione Roche e si è avvalso del patrocinio di Unioncamere e di Manageritalia ed è stato moderato da Sara Vinciguerra, responsabile della comunicazione della Fondazione Terzjus.

UN PONTE TRA IMPRESE E TERZO SETTORE

Si chiama volontariato di competenza ed è l’insieme delle forme di impegno solidaristiche con cui i dipendenti delle aziende mettono le proprie capacità professionali al servizio della comunità, principalmente durante l’orario di lavoro. Il volontariato di competenza è un ponte, “uno dei tanti che si stanno creando tra imprese e terzo settore”, ha chiarito il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, “e in cui si radica il proprium del nostro Paese, dove fare attività per sé equivale, in molti casi, a fare attività per la comunità di cui si è parte”.

RELAZIONALITÀ ELEMENTO FONDAMENTALE

A fargli eco, il direttore generale del ministero del Lavoro e delle politiche sociali Alessandro Lombardi il quale ha evidenziato la natura trasversale del fenomeno, che “travalica i confini del terzo settore”, e l’elemento della relazionalità. In questo contesto si coglie “l’invito e la sfida che il Codice del terzo settore rivolge agli Ets affinché instaurino forme di dialogo e di relazione con le altre realtà del terzo settore operanti sul territorio ma anche con le pubbliche amministrazioni e il mondo profit”.

REPORT: “RICONOSCERE IL VOLONTARIATO DI COMPETENZA”

Il volume presentato da Terzjus, a cura del ricercatore sociale Cristiano Caltabiano, raccoglie i contributi di ricercatori, studiosi ed esperti e offre un approfondimento inedito su un tema cruciale nel panorama imprenditoriale italiano e sovranazionale. L’autore ha messo in luce la natura emergente del fenomeno e ha delineato i fattori che potrebbero agevolarne la diffusione. Tra di essi, l’allineamento delle esigenze espresse dagli Ets e dalle aziende, la necessità di una pluralità di soluzioni organizzative oltre che di una più accurata preparazione e organizzazione rispetto alle altre forme di volontariato tradizionale. Infine, si sottolinea l’importanza di valorizzare le competenze di manager, quadri ed esecutivi per accrescere il benessere organizzativo e promuovere lo sviluppo del terzo settore e delle comunità locali.

UN PONTE PERCORRIBILE?

Dalla rilevazione del sistema informativo Excelsior promosso da Unioncamere è emerso che l’impatto del volontariato aziendale in Italia appare ancora abbastanza limitato, poiché riguarda il 5% delle aziende con almeno 50 dipendenti. Eppure, come chiarito da Claudio Gagliardi, vice segretario generale di Unioncamere, il fenomeno non riveste un ruolo così marginale nel tessuto economico del Paese dal momento che coinvolge direttamente quasi un terzo delle imprese medio-grandi (31%). “Un ponte che può funzionare bene”, conclude, perché genera una “piattaforma di potenzialità che avvantaggia il terzo settore ma anche le imprese; le persone delle imprese ma anche le imprese come organizzazioni”.
Sul punto si è espressa anche Chiara Tommasini, presidente di Csvnet, secondo cui è fondamentale il ruolo di “ponti” che hanno svolto e possono svolgere i centri di servizio per il volontariato in quanto intermediari tra il sistema delle imprese e degli enti del terzo settore nell’attività di organizzazione, gestione ed erogazione dei servizi di supporto tecnico, formativo ed informativo.

GLI ESEMPI VIRTUOSI

Durante l’incontro sono state presentate quattro diverse esperienze di volontariato di competenza. Manager per il sociale, un gruppo informale di dirigenti in pensione o in mobilità nato all’interno di ManagerItalia Lombardia, offre consulenza a titolo gratuito alle OdV del territorio. Diversa per genesi e scopi la vicenda di Unigens, nata come spinoff promosso da Unicredit ed evoluta nel tempo predisponendo iniziative formative autonome a favore di donne che hanno subito violenza o che vogliano intraprendere un percorso di impresa. Chiesi Farmaceutici, con il programma di volontariato aziendale, si pone il duplice obiettivo di sostenere il reinserimento lavorativo di donne vittime di abusi e offrire attività di orientamento ai giovani che prestano il servizio civile negli Ets del parmense. Infine, il gruppo Roche Italia, in collaborazione con la Fondazione Terzjus, sta attuando una ricerca-azione sull’esperienza di volontariato a sostegno di CasAmica di Milano. I risultati dell’indagine, ancora in corso, confluiranno in un report che sarà pubblicato nel 2024.

QUALI INCENTIVI

L’ultima sessione, dedicata alle misure per incentivare il volontariato di competenza, ha visto l’intervento di Gabriele Sepio, segretario generale della Fondazione Terzjus Ets, secondo cui la valenza dell’art. 100 del Tuir, oggi recepito anche nel Codice del terzo settore, consente alle imprese di dedurre, nel limite del 5 per mille dell’ammontare complessivo, il costo dei lavoratori dipendenti per prestazioni di servizi a favore di Onlus. La sfida, afferma Vanessa Pallucchi, portavoce del forum del terzo settore, volge nella direzione della cooperazione per estendere anche alle aree del Paese che vivono prevalentemente la dimensione della prossimità quel nucleo di significato, di valori e di opportunità proprio del volontariato di competenza.

VERSO UNA CULTURA DEL VOLONTARIATO

Le conclusioni, affidate a Luigi Bobba, presidente della Fondazione Terzjus ETS, richiamano la necessità di promuovere la cultura del volontariato oltre che la collaborazione con le reti associative affinché il fenomeno non coinvolga solo gli enti di grandi dimensioni, ma raggiunga altresì quel reticolo più fragile e al contempo più radicato delle nostre comunità. “Abbiamo raggiunto una nuova consapevolezza e individuato una direzione”, conclude Bobba, “non resta che mettersi al lavoro e continuare la strada intrapresa”.


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