Il 2023 “ha confermato la centralità” del continente per la tutela degli interessi strategici italiani, si legge nel documento che anticipa quello del comitato (che dovrebbe essere consegnato a maggio). Ma attenzione: l’indebolimento delle istituzioni e i conflitti aprono praterie a Russia e Cina
L’anno appena trascorso per l’Africa, che dal 2020 ha assistito a otto golpe, “ha confermato la centralità” del continente come “scenario di rilevanza prioritaria e privilegiato ambito di proiezione per la tutela degli interessi strategici” italiani, “specie con riferimenti ai contesti di Maghreb, Sahel e Corno d’Africa”. È quanto si legge nella Relazione annuale 2023 sulla politica dell’informazione per la sicurezza, pubblicata e presentata oggi dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica. Un documento che anticipa la relazione al Parlamento dedicata all’Africa che il Copasir, presieduto da Lorenzo Guerini (Partito democratico), dovrebbe consegnare al Parlamento a maggio, come anticipato da Formiche.net.
RISCHI E OPPORTUNITÀ
Il continente, si legge, presenta criticità come flussi migratori clandestini, terrorismo di matrice jihadista e sicurezza delle tratte marittime. Ma anche opportunità: in particolare, diversificazione dell’approvvigionamento energetico, opportunità di cooperazione economica e necessità di stabilizzare il quadrante mediterraneo “hanno richiesto l’articolazione di strategie, aperte alle collaborazioni multilaterali e con altri partner europei e internazionali, per la promozione della cooperazione con i Paesi del Continente africano”, si legge. Tra queste, il Piano Mattei che il governo Meloni presenterà nei prossimi mesi.
DUE “CONSIGLI”
A tal proposito, due i suggerimenti che arrivano dall’intelligence. Primo: lo scoppio della crisi di Gaza e il perdurare del conflitto ucraino hanno causato “un’accelerazione delle dinamiche competitive, sia di natura endogena che esogena, che hanno reso più fragili gli assetti statuali”. Secondo: lo scenario africano “si è presentato particolarmente articolato, altresì a causa dell’accresciuta presenza, anche militare, di attori extraregionali”. In particolare, “l’indebolimento delle strutture istituzionali e la ripresa della conflittualità tra fazioni ed etnie hanno fornito spazi per una più incisiva presenza in quei territori di attori globali quali Russia e Cina” che puntano a “trasformare” l’Africa in “un campo di competizione geopolitica con l’Occidente” rendendo così anche “problematica la gestione multilaterale delle crisi in corso”.
MOSCA E PECHINO
Mosca “preserva la propria influenza attraverso l’export di armi e l’azione pervasiva di Compagnie militari private” e non intende abbondante l’Africa anche per esercitare “una pressione sul fronte Sud dell’Alleanza Atlantica e insidiando interessi europei e occidentali”. Pechino, invece, ha “un’impronta già marcata nelle economie africane” e “può oggi ambire a esercitare un ruolo maggiore anche sulle questioni di pace e sicurezza del Continente”.
I NUMERI
Parlano i numeri. Per quanto riguarda la presenza militare e securitaria, la Russia è presente in 6 Paesi; la Cina in 15; in 18 ci sono entrambi. Guardando, invece, agli investimenti, in otto Paesi è presente la Russia; in tutti e questi otto c’è anche la Cina, che in totale ha un piede in ben 38 Paesi su 54 del continente. Mentre il Sudafrica è il Paese con il maggior numero di progetti sia russi sia cinesi, l’Egitto è quello con il valore complessivo più alto dei progetti di investimento russi e cinesi.
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