I due incontri separati tra i rappresentanti dell’Unione europea e i ministri degli Esteri dei due gruppi di Stati asiatici sono un’occasione per l’Europa, che non solo sottolinea l’importanza della cooperazione con l’Indo-Pacifico ma afferma la propria autonomia nella regione rispetto a Usa e Cina
Il doppio incontro di Bruxelles tra i ministri degli Esteri dell’Unione Europea (in versione informale, “Gymnich”) e gli omologhi dei Paesi dell’area indo-pacifica e dell’Association of Southeast Asian Nations (Asean), dimostra come l’Ue intenda essere presente in quella regione di mondo che farà da motore per il futuro. Il primo formato, avviato su input francese, mette i 27 europei a confronto con inviati da oltre 50 Paesi; l’altro attualmente si basa su un dialogo elevato dal 2020 a strategic partnership.
Presieduta dall’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Josep Borrell, l’assise con le controparti dell’Indo Pacifico crea tavoli di lavoro su tematiche di reciproco interesse, che vanno dal cambiamento climatico al degrado ambientale (che, come si legge in una nota del Consiglio, rappresentano minacce esistenziali per entrambi, ed è fondamentale insistere su una stretta cooperazione per affrontare certe sfide in modo efficace) arrivando all’economia digitale, e al suo enorme potenziale per favorire lo sviluppo dell’innovazione e la crescita dei Paesi di entrambe le regioni.
Temi simili affrontati con i Paesi membri dell’Asean, sebbene con maggiore concretezza – non a caso l’incontro è giunto alla ventiquattresima edizione. Accanto a Borrell, a presiedere l’incontro il ministro degli Esteri delle Filippine, Enrique Manalo (Manila è responsabile all’interno dell’Asean per il dialogo con l’Ue). Durante i lavori viene riesaminata l’attuazione delle decisioni raggiunte dai leader al vertice dell’anno scorso, e concordati i prossimi steps da compiere nel processo di evoluzione delle relazioni. Al centro del dibattito ci sono le possibilità di rafforzare ulteriormente il partenariato in settori cruciali come il commercio e il cambiamento climatico, e i possibili sviluppi in materia di sicurezza regionale e internazionale.
I summit multilaterali sono tenuti in altissima considerazione dai massimi policy-makers europei. Poche ore prima dell’apertura dei due vertici, in un intervento pubblicato dal Business Time di Singapore, Borrel ha infatti asserito che “in un mondo segnato dalla competizione geopolitica e dalla rivalità tra le grandi potenze, questi vertici indicano un forte interesse condiviso da parte di Ue e Paesi dell’Indo Pacifico per una cooperazione più stretta, al fine di potenziare la loro sicurezza, la loro prosperità e la loro resilienza”.
“L’Asean è un interlocutore essenziale per la crescita e la stabilità dell’Indo Pacifico e l’Italia continuerà a investire nelle relazioni con questa organizzazione regionale di cui siamo Partner di Sviluppo”, ha sottolineato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, ricordando che “la stabilità, la prosperità e la sicurezza dell’Indo-Pacifico, regione cruciale per gli equilibri mondiali e la salvaguardia della libertà di commercio e navigazione, saranno elementi qualificanti della presidenza italiana del G7”.
Al vertice, l’Italia programma di invitare l’Asean in qualità di associazione, si forse alcuni dei suoi membri (si parla di Vietnam e Indonesia), anche se ancora non sono stati diramate lettere diplomatiche. Ci saranno anche altre nazioni dell’Indo Pacifico, come Australia e Nuova Zelanda, probabilmente l’India e la Corea del Sud, le Isole Cook (che presiedono il Pacific Island Forum, di cui l’Italia è “dialogue partner”) e le Isole Comore (che presiedono attualmente l’Unione africana, anche se nel corso di quest’anno dovrebbero essere sostituite per rotazione).
Nel nuovo formato della doppia riunione – che i diplomatici europei chiamano back-to-back – l’Ue assume assume centralità con gli interlocutori anche per l’assenza di Stati Uniti e Cina tra gli invitati. È un modo anche per dimostrarsi terzi, e tersi, dal complicato contesto del confronto tra potenze che caratterizza l’Indo Pacifico e dunque lo spazio Asean. Questo non allineamento informale è ben recepito sia nella regione, sia da alcuni attori europei (come i francesi).
L’Ue lavora bene con l’associazione del Sud-est asiatico (con cui pianifica già 10 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture all’interno del Global Gateway), perché ha una dimensione più definita, ed entrambe sono blocchi commerciali centrali per la geoeconomia globale, entrambi particolarmente interessati a forme di attività in ambienti come il Medio Oriente o l’Africa.
Ciò che ne esce, è una consapevolezza generale che i destini di Europa e Indo Pacifico (spazio Asean compreso, chiaramente) sono sempre più interconnessi, come dimostrano le attenzioni che i Paesi della regione hanno dimostrato a questioni come la guerra russa in Ucraina o alla crisi mediorientale – che toccando le rotte indo-mediterranee influenza in modo diretto i collegamenti tra Occidente e Oriente.