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La Cina prova a reclutare i piloti Nato. L’alert Usa

Attuali ed ex ufficiali sono “molto richiesti” da Pechino che opera con metodi sia palesi sia occulti, spiegano gli alleati. Nei mesi scorsi alcuni Paesi dei Five Eyes avevano lanciato l’allarme

Attuali ed ex piloti di Stati Uniti e Nato sono “molto richiesti” dalle forze armate cinesi “e sono stati oggetto di reclutamento sia palese sia occulto”. Le conclusioni di una riunione tra funzionari di Stati Uniti e Nato tenutasi presso l’Allied Air Command di Ramstein, in Germania, a fine gennaio confermano quanto già emerso nei mesi scorsi. Pochi giorni fa Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, e Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, hanno annunciato che la Cina sarà al centro del prossimo summit Nato che si terrà a Washington per celebrare il 75° anniversario dell’alleanza.

Nei mesi scorsi Australia, Regno Unito e Nuova Zelanda – tutti membri dell’alleanza Five Eyes per la condivisione di intelligence, che comprende anche gli Stati Uniti – hanno adottato provvedimenti per evitare che ex piloti militari offrano la loro esperienza a Pechino. Nell’ottobre 2022 il ministero della Difesa britannico aveva dichiarato di ritenere che fino a 30 ex piloti militari britannici stessero fornendo addestramento in Cina e che molti altri fossero stati contattati, compresi piloti ancora in servizio.

Di questo fenomeno ha parlato anche il generale americano Charles Q. Brown, prima di diventare capo dello stato maggiore congiunto. Nelle sue precedenti funzioni, cioè quelle di capo di stato maggiore dell’Aeronautica, aveva firmato un documento interno spiegando che le forze armate cinesi vogliono “sfruttare le vostre conoscenze e abilità per colmare le lacune della loro capacità militare”. Aziende straniere, ha aggiunto, stanno “prendendo di mira e reclutando talenti militari statunitensi e della Nato” per addestrare l’Esercito popolare di liberazione cinese.

L’inedita conferenza “Securing Our Military Expertise from Adversaries”, svoltasi il 30 e il 31 gennaio, si è soffermato sulle modalità di reclutamento cinesi e su come affrontare il problema.

Secondo i funzionari statunitensi, si legge in una nota, queste offerte di lavoro provengono da un insieme di aziende private sostenute dalla Repubblica popolare cinese e da quelle direttamente incaricate dal governo di Pechino. L’esperienza ricercata comprende quella di piloti, manutentori, personale dei centri operativi aerei e una varietà di altri esperti tecnici di diverse professioni che potrebbero fornire informazioni sulle tattiche, le tecniche e le procedure aeree degli Stati Uniti e della Nato. Il reclutamento di questa natura da parte della Repubblica popolare cinese avviene principalmente attraverso annunci di lavoro apparentemente tipici, utilizzando siti di lavoro online o attraverso e-mail di headhunting inviate direttamente a persone interessate. Gli Stati Uniti osservano inoltre che i segnali di allarme più comuni sono rappresentati da posti di lavoro situati in Cina o nei dintorni, contratti che sembrano “troppo belli per essere veri” e dettagli vaghi sui clienti finali o sulle mansioni della posizione.

Tra i partecipanti all’evento c’erano militari, intelligence e altri attori chiave degli Stati Uniti e di 22 alleati Nato e partner Five Eye, oltre a una rappresentanza del Consiglio di Sicurezza nazionale degli Stati Uniti. “L’ampia partecipazione indica l’accresciuta importanza che la questione ha assunto sulla scena internazionale”, si legge nel comunicato. Tra gli argomenti trattati, la discussione delle migliori pratiche, il cross-targeting e la definizione di obiettivi condivisi per combattere questa minaccia emergente alla sicurezza degli Stati Uniti e della Nato.


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