“La sicurezza si fa con prevenzione e con scambio di informazioni ma anche e soprattutto con un personale motivato, che si sente parte fondamentale”, dice il presidente di Eni Foundation e della Confederazione delle Misericordie, già al comando della Gendarmeria Vaticana sotto tre Papi, intervenuto alla Scuola Navale Francesco Morosini di Venezia
“La bandiera sia il vostro riferimento, il giuramento di fedeltà alla patria una guida per la vita”. Con queste parole Domenico Giani, oggi presidente di Eni Foundation e della Confederazione delle Misericordie, ha aperto il suo discorso a 160 studenti della Scuola Navale Francesco Morosini di Venezia, in una conferenza che si è svolta nell’ambito della collaborazione tra la scuola stessa e l’Associazione Davide De Luca – Una vita per l’Intelligence, che ogni anno consegna il premio “Davide De Luca – L’Etica a Scuola” a un allievo di ogni scuola militare (Nunziatella, Morosini, Douhet, Teuliè) che si è particolarmente distino nel proprio percorso di studi, per attitudine militare e qualità personali.
“È importante tenere presente che il servizio nelle Forze Armate e di polizia è servizio alle persone”, ha ribadito Giani raccontando, in un paio d’ore di dialogo con gli studenti, la sua esperienza quarantennale al servizio delle istituzioni: prima nella Guardia di Finanza, poi dell’intelligence italiana e quindi al comando della Gendarmeria Vaticana sotto tre Papi, e più di recente come presidente di Eni Foundation e di Misericordie. “Chi sceglie questa strada”, racconta oggi a Formiche.net, “dona la propria vita all’istituzione pubblica, alla collettività. Per i giovani è importante fare tesoro di questa parte formativa della loro vita per essere pronti a ciò che dovranno affrontare domani”.
“Rispetto a 40 anni fa, i giovani hanno un livello medio di cultura più alto, frutto dei grandi investimenti da parte dello Stato nella formazione”, ci racconta ancora Giani. “Ma è anche vero che un tempo eravamo abituati a maggiori sacrifici. Ecco perché ho voluto sottolineare l’importanza del sacrificio personale e famigliare, delle rinunce per senso delle istituzioni”.
E seppur la tecnologia ha aiutato alcuni aspetti della sicurezza, “la human intelligence rimane fondamentale”, aggiunge. “Bisogna tornare a rimettere al centro la persona in tutti gli ambiti. La sicurezza si fa con prevenzione e con scambio di informazioni ma anche e soprattutto con un personale motivato, che si sente parte fondamentale. Come diceva Madre Teresa di Calcutta, ‘quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma l’oceano senza quella goccia sarebbe più piccolo’”.
C’è un aspetto “geo-spirituale”, così lo definisce Giani, da continuare a coltivare in tempi di grandi cambiamenti assieme a quelli geo-economici, geo-sociali. “Oggi sembra mancare la capacità di discernere, di conoscere la nostra posizione, sapere qual è il nostro posto nel mondo, mantenendo però il rispetto delle diversità”.