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Il grande scollamento, timori e speranze dopo gli eccessi della globalizzazione. Il libro di Magnani

Di Marco Magnani

La crisi della globalizzazione, i limiti nella forza di attrazione delle due superpotenze globali (Cina a Stati Uniti) e l’emergere di diversi paesi con ambizioni regionali o globali, stanno delineando un sistema internazionale frammentato. Un mondo in cui sempre più ad apertura, integrazione e cooperazione internazionale si sostituiscono concorrenza, rivalità e contrapposizione tra paesi o tra blocchi di paesi. Il libro di Marco Magnani

Pubblichiamo un estratto del libro di Marco Magnani

La crisi della globalizzazione, i limiti nella forza di attrazione delle due superpotenze globali (Cina a Stati Uniti) e l’emergere di diversi paesi con ambizioni regionali o globali, stanno delineando un sistema internazionale frammentato. Un mondo in cui sempre più ad apertura, integrazione e cooperazione internazionale si sostituiscono concorrenza, rivalità e contrapposizione tra paesi o tra blocchi di paesi. All’interno di ogni blocco, che tende a chiudersi in sé stesso, vi sono dinamiche di scambio e condivisione e un certo grado di collaborazione. Ma tra un blocco e l’altro aumentano barriere, incomprensioni, diffidenze, e diminuiscono dialogo, conoscenza, tolleranza.
In un mondo frammentato costi e rischi sono molto elevati. Perché continue tensioni economiche e crisi politiche possono condurre facilmente a scontri militari.

Nel nuovo mondo frammentato è possibile cogliere tre grandi tendenze di fondo.
La prima è una forte regionalizzazione. Accordi, cordate, alleanze locali e regionali diventano più importanti. La seconda è la crescente prevalenza della politica sull’economia. Il ruolo dello stato aumenta a scapito di quello dei mercati, gli interessi geopolitici tendono a prevalere su quelli economici, la sicurezza nazionale condiziona le decisioni di politica economica. La terza è l’elevata volatilità delle relazioni internazionali, cui contribuisce il moltiplicarsi di paesi “battitori liberi” con forti ambizioni geopolitiche e aspirazione a una propria autonomia strategica.

Spinta verso la regionalizzazione

La dimensione regionale tende a crescere di importanza nel campo della sicurezza, negli intrecci economici, nelle sfide energetiche, nei fenomeni demografici e migratori, nelle dinamiche di diffusione di democrazia e diritti. Tuttavia, la regionalizzazione non sta sostituendo la globalizzazione. Piuttosto, globalizzazione e regionalizzazione coesistono rendendo lo scenario internazionale estremamente complesso.
Regionalizzazione e globalizzazione quindi coesistono e si intrecciano. Da un lato problemi e dinamiche regionali possono avere un impatto globale. È il caso di proliferazione nucleare, gestione di risorse naturali, trend demografici e migratori, catastrofi naturali. Dall’altro, temi e sfide globali vengono interpretati e gestiti in modo diverso in base al contesto regionale. È il caso di diritti umani, cambiamento climatico, fame nel mondo, guerre, terrorismo internazionale.

Preminenza della politica sull’economia

Per gran parte della globalizzazione moderna, in molti paesi l’economia ha spesso avuto il sopravvento sulla politica. Negli ultimi anni vi è stato un chiaro cambio di rotta con un ritorno alla preminenza della politica sull’economia. Nei rapporti economici tra paesi, l’attenzione è meno rivolta alle conseguenze economiche e più a parametri politici e geopolitici. Ciò porta sempre più a scelte che privilegiano consenso interno e sicurezza nazionale, spesso a scapito di efficienza e apertura internazionale. La tentazione è quella di perseguire politiche populiste, clientelari all’interno e di chiusura verso l’esterno. Il risultato è che l’economia è spesso utilizzata come strumento volto a soddisfare obiettivi politici interni e geopolitici.

Volatilità delle alleanze e “battitori liberi”

A fronte di alcune alleanze solide e durature sta crescendo il numero di intese basate su interessi economici o geopolitici temporanei e dipendenti dalle leadership politiche del momento. Ciò aggiunge un ulteriore elemento di complessità e imprevedibilità al contesto internazionale. La crescente volatilità delle alleanze è alimentata dall’aumento del numero di “battitori liberi”.

Si tratta di paesi con forti ambizioni geopolitiche – peraltro spesso legate all’ascesa di un leader con tratti autoritari o populisti – che tendono a cambiare con relativa facilità le intese in base a esigenze e interessi del momento, o addirittura a mantenere contemporaneamente accordi in diversi ambiti con più blocchi, con l’obiettivo di ottenere benefici economici o politici e aumentare il proprio peso internazionale. Le ambizioni di questi paesi sono alimentate in alcuni casi dal desiderio di ricreare imperi, regni o sfere di influenza del passato, in altri da un risentimento post-coloniale, in altri ancora da una straordinaria dotazione di risorse naturali o da un quadro demografico favorevole.

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Il mondo è sempre più frammentato e le relazioni tra paesi stanno mutando profondamente. Il clima nei confronti della globalizzazione è cambiato. In molti paesi è diminuito il sostegno popolare, e quindi anche quello della politica. Gli obiettivi di libera circolazione di merci e servizi, lavoro e capitali, persone e idee, tecnologia e innovazione che hanno caratterizzato la globalizzazione moderna sono entrati in crisi. Ed è in corso un forte ripensamento sui vantaggi della globalizzazione mentre cresce la domanda di protezione in tutti gli ambiti.
Ma i costi del mondo frammentato vanno ben oltre l’ambito economico. Perché diminuisce la possibilità di cooperazione internazionale e quindi di affrontare le sfide globali. E perché, come emerge dai tanti conflitti attualmente in corso, aumenta la probabilità di tensioni geopolitiche e scontri militari.

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