Emirati e India hanno recentemente fatto molti passi avanti nell’allineare l’asse centrale dell’Imec. I progetti intermodali della porzione del corridoio sono già pronti, analizza Vas Shenoy, al rientro dai Raisina Dialogues
Il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, è stato a quest’anno l’ospite d’onore ai Raisina Dialogues, il “Davos dell’India”, onore concesso lo scorso anno alla presidente Giorgia Meloni. Questa è la prima visita bilaterale di un capo di governo greco in 15 anni in India e ricambia la visita del primo ministro Narendra Modi in Grecia nel 2023. Basterebbe già questo per descrivere l’interesse di New Delhi per il Mediterraneo.
La presenza di Mitsotakis serve a ricordare che nonostante lo stallo di cinque mesi dovuto al conflitto Israele-Hamas – che ha portato anche al blocco dello stretto di Bab al Mandab e del Mar Rosso, a causa dei continui attacchi degli Houthi – è ripartito l’India-Middle East-Europe Economic Corridor (Imec). Lanciato a margine del G20 a Delhi nel settembre 2023, il primo protocollo d’intesa sull’Imec è stato firmato da Stati Uniti d’America, India, Italia, Unione Europea, Germania, Francia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. L’obiettivo era creare una nuova rotta commerciale, “via delle spezie” e un corridoio economico con un mix di collegamenti marittimi e linee ferroviarie che evitavano il Canale di Suez e l’imbuto di Bab al Mandab.
Questo avrebbe ridotto del 30% i tempi di trasporto delle merci tra Europa e India. L’Imec ha favorito l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti e dipende da un riavvicinamento Israele-Arabia Saudita che è stato ritardato dall’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre contro Israele, ma che non è impossibile.
La visita del premier greco a Delhi, insieme alla presenza del Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, e del Segretario generale europeo Stefano Sonnino ai dialoghi di Raisina, ha prodotto una nuova vivacizzazione sull’Imec. All’inizio di febbraio, inoltre, Modi ha visitato gli Emirati Arabi Uniti dove, tra gli altri accordi, è stato firmato un framework indo-emiratino proprio sul progetto.
Il capo della diplomazia indiana, il segretario agli Esteri Vinay Kwatra, ha affermato che il framework intergovernativo relativo alla cooperazione sull’accordo sul Imec firmato tra il governo indiano e il governo degli Emirati Arabi Uniti mira a provare come opererà il corridoio e se raggiunge gli obiettivi principali stabiliti da entrambe le nazioni. Ha anche detto che l’India e gli Emirati hanno firmato 10 MoU durante la visita di Modi: “Questo accordo rafforza la collaborazione e esamina anche le cose specifiche che le parti farebbero per promuovere la cooperazione in questo spazio”, ha affermato Kwatra.
“Ora, i servizi della catena di fornitura non si limitano solo a una o due cose, ma coprono tutti i tipi di merci generali, trasporto per prodotti sfusi e bulbi liquidi. Uno degli obiettivi è vedere con quanta rapidità l’Imec, che ormai è stato lanciato, viene gestito e beneficia dell’obiettivo principale di una connettività regionale più forte, più profonda ed estesa tra le parti coinvolte”, ha aggiunto Kwatra.
Kwatra ha sottolineato che le principali aree coperte dall’accordo sono legate alla cooperazione sulle piattaforme logistiche, che è un elemento cruciale per promuovere gli obiettivi di questo particolare corridoio. Di fatto, va detto che a questo punto la parte orientale del corridoio, dall’India al confine dell’Arabia Saudita con la Giordania, è quasi pronta, perché sia Emirati che India sono molto avanti con i collegamenti intermodali nell’Indo Mediteraneo.
Il framework con gli Emirati Arabi Uniti consolida la prima parte dell’IMEC che dovrebbe iniziare sulla costa occidentale dell’India presso il porto di Mundra, il porto di Kandla e il porto della JNU Nhava Sheva. Mentre Mundra è di proprietà del gruppo indiano Adani, DP World di Dubai ha annunciato un investimento di 510 milioni di dollari nel porto di Kandla nell’agosto 2023.
Ma c’è di più che fa da substrato su cui l’Imec può piantare solide fondazioni. Un altro momento saliente della visita di Modi ad Abu Dhabi è stata l’inaugurazione del primo tempio indù in pietra degli Emirati Arabi Uniti. Costruito su 27 acri di terreno donati dal presidente emiratino, Mohammed bin Zayed, il tempio non è solo una testimonianza della tolleranza e dell’inclusione degli Emirati Arabi Uniti, ma anche dell’importanza che gli Emirati Arabi Uniti rivestono per l’India.
Questo marca una reale connessione indo-abramitica di cui Imec è strumento fisico e operativo, ma che va ben oltre al corridoio in sé: si parla di collegamenti culturali, dunque strategici dall’altissimo valore geopolitico.
Nelle discussioni e nelle dichiarazioni di Raisina, c’è stata un’importante attenzione verso l’Imec. Le rotte commerciali storiche dall’Europa all’India prima passavano via terra da Costantinopoli e poi, dopo la caduta agli Ottomani, i Paesi europei sono stati costretti a cercare nuove rotte dal Capo di Buona Speranza. Quasi come una storia che si ripete, il terrorismo di Hamas contro Israele e l’eventuale chiusura del Bab el Mandab da parte di Ansarallah non hanno indebolito, ma rafforzato, la determinazione indiana nel trovare nuove rotte verso l’Europa. Quasi come una storia che si ripete.