“Siamo stati il primo Parlamento in Europa ad aver avviato un’indagine conoscitiva sull’intelligenza artificiale e siamo oggi i primi ad avviare una sperimentazione specifica all’interno dell’istituzione parlamentare”, ha spiegato la vicepresidente Ascani
Il Comitato di vigilanza per la documentazione della Camera dei deputati ha condotto un’indagine sull’intelligenza artificiale che ha “ha reso palese” la necessità di “una regolamentazione tecnologicamente neutrale, che possa normare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale senza fermare i processi di innovazione, preservando i diritti dei cittadini e la stabilità delle nostre democrazie”. Lo ha dichiarato oggi Anna Ascani, deputata del Partito democratico e vicepresidente della Camera, intervenendo alla presentazione del rapporto frutto di tredici audizioni con esperti e una missione negli Stati Uniti tra aprile 2023 e gennaio 2024.
“Siamo stati il primo Parlamento in Europa ad aver avviato un’indagine conoscitiva sull’intelligenza artificiale e siamo oggi i primi ad avviare una sperimentazione specifica all’interno dell’istituzione parlamentare”, ha aggiunto. “Questo è infatti il prossimo passo e ci candidiamo a essere pionieri. Ben consapevoli del fatto che si tratta solo di un punto di partenza e che si dovrà procedere con grande attenzione e prudenza”, ha spiegato ancora. Pubblicato il rapporto, ora verrà avviata una seconda fase, che vedrà la possibilità di di presentare proposte fino al 31 maggio, che saranno valutate dal comitato e da una commissione tecnico-scientifica: i vincitori saranno annunciati entro il mese di luglio.
Lorenzo Fontana, presidente della Camera, ha parlato di “svolta epocale”, di intelligenza artificiale che “cerca di imitare l’uomo nel ragionamento, nell’apprendimento, nella pianificazione e nella creatività” ma “non deve essere un nostro sostituto”. È lo spirito che anima gli sforzi italiani anche in sede di G7, ben riassunto dall’algolretica del professor Paolo Benanti.
“Potenzialità e rischi vengono insieme, non c’è arma che non possa essere trasformata in un utensile e non c’è utensile che non possa diventare un’arma”, ha spiegato da Benanti, presidente della Commissione intelligenza articolare per l’informazione e membro italiano del Comitato sull’intelligenza articolare delle Nazioni Unite, al margine della presentazione del rapporto. In particolare, “l’intelligenza artificiale può essere uno strumento per ampliare la capacità democratica di un Paese o potrebbe essere lo strumento per strozzarla fino a farla soffocare”.
Nel documento viene ipotizzato un percorso che gradualmente “integri gli strumenti di intelligenza artificiale di nuova generazione nei processi di lavoro parlamentare”. Tra i principi fondamentali in questa direzione ci sono la trasparenza, l’integrità informativa e la responsabilità umana. Le decisioni e i processi, si legge nel documento, devono essere “spiegabili, pubblici e comprensibili, consentendo un controllo democratico”. Inoltre, deve essere “garantita l’affidabilità” dei contenuti generati dell’intelligenza artificiale “utilizzata per evitare errori o allucinazioni e assicurare una corretta informazione” e devono essere assicurati “la responsabilità e il controllo umano”. Tra i principi ci sono anche quelli volti a garantire “i necessari interventi di formazione all’uso” dell’intelligenza artificiale e “competenze aggiornate”, assicurare il “più ampio contributo di tutti i soggetti interessati”, sicurezza e robustezza, interesse pubblico e prevenire “ogni forma di interferenza indebita” attraverso l’intelligenza artificiale.