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A quarant’anni da Assisi, un dialogo interreligioso autentico è ancora possibile. Scrive Pallavicini

Al quinto anniversario del Documento per la Fratellanza umana per la pace mondiale e la coesistenza comune promosso da papa Francesco e l’imam Ahmad al-Tayyeb dell’ente islamico al-Azhar del Cairo, l’intervento di imam Yahya Pallavicini, vice presidente Coreis-Comunità religiosa islamica italiana, che ha partecipato nella capitale degli Emirati Arabi Uniti al Consiglio dei Saggi Musulmani

 

Sembra di essere tornati al 1986: Assisi, incontro mondiale delle religioni di preghiera per la Pace, l’imam della grande moschea di Roma e il maestro spirituale Abd al-Wahid Pallavicini, musulmano italiano fondatore della Coreis Italiana, aderiscono insieme e partecipano all’invito di San Giovanni Paolo II. In opposizione al dialogo interreligioso c’è solo il moderno movimento fondamentalista della “fratellanza musulmana” che accusa i partecipanti ad Assisi di non essere puri perché, secondo la loro lettura anarchica, il “loro” Islam è la soluzione esclusiva e “non bisogna parlare con i miscredenti”.

Abu Dhabi 2024, sono passati quasi quaranta anni da Assisi, è il quinto anniversario del Documento per la Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Coesistenza Comune promosso da papa Francesco e l’imam Ahmad al-Tayyeb del prestigioso ente islamico al-Azhar del Cairo.

Torno nella capitale degli Emirati Arabi Uniti come relatore invitato dal Consiglio dei Saggi Musulmani e dal ministro per la Tolleranza e la Coesistenza. Accanto a lui due rabbini, David Rosen, da Gerusalemme, e Abraham Cooper, presidente della Commissione Usa per la Libertà Religiosa. Di nuovo, sempre in opposizione, c’è solo il moderno movimento fondamentalista della “fratellanza musulmana” che accusa i musulmani di al-Azhar, dell’Indonesia, del Marocco, degli Uae e dell’Islam Italiano di non essere puri perché, sempre secondo la loro lettura anarchica del 1928 riaggiornata nel 1967 e ribadita anche oggi, bisogna boicottare gli ebrei.

Gli eredi della sapienza tradizionale e della scienza islamica vanno avanti ricercando il Bene, collaborando e costruendo insieme con credenti, governanti e cittadini. Invece i radicali rimangono ostinati con la loro rivolta contro il mondo moderno e con la propaganda ideologica di esclusivismo puritano, formalista e giustizialista. In questi ultimi anni avevano cercato di cavalcare persino la carta del dialogo interreligioso pur di riciclarsi e accreditarsi ma adesso non hanno saputo resistere alla tentazione di Hamas che cerca invano di scardinare in Medio Oriente gli accordi di Abramo e ridimensionare il coordinamento tra le Istituzioni e i musulmani, dall’Africa occidentale al sud-est asiatico, all’Islam Europeo. La rivendicazione delle elezioni vinte in Palestina nel 2006 e in Egitto nel 2011 si accompagna, ora come allora, alla strumentalizzazione popolare nelle manifestazioni di piazza dove si inneggia alla vendetta contro tutti i soprusi della storia dell’Occidente. C’è qualche grossolana omissione sulla cattiva amministrazione del popolo arabo dalla Tunisia al Libano quando le varie correnti autonome di questa “fratellanza” sono salite al governo.

Se si chiede loro la ragione di questo appassionato risorgimento per la Palestina dopo decenni di silenzio e perché non c’è la stessa passione per le persecuzioni dei musulmani in Cina o in India assistiamo a risposte di grottesco millenarismo con speculazioni simboliche sulla terra santa. Se si chiede loro la ragione del tradimento dello spirito del dialogo assistiamo a erudite risposte ambigue sulla distinzione tra il diritto alla cittadinanza e il diritto alla legittima difesa come diritti fondamentali rispetto al dovere della fratellanza. Un pensiero ineccepibile se pronunciato da un sindacalista inesperto ma è un pensiero contrario alla logica e alla rappresentanza religiosa di qualsiasi credente sensibile e coerente con la prospettiva spirituale e i valori universali della fede, ancora non corrotti da una volgare interpretazione dell’ambizione di potere.

Questa settimana ad Abu Dhabi, noi abbiamo assistito ad una lezione di profondità dottrinale sulla Pace e la Tolleranza dall’alto rappresentante di al-Azhar accompagnato da un ispirato intervento del Cardinale Miguel Ayuso, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, abbiamo sostenuto con emozione la premiazione delle due principali organizzazioni di rappresentanza dei musulmani in Indonesia, Nahdlatul Ulama e Muhammadiyah (insieme rappresentano oltre 200 milioni di musulmani), entrambi partner storici della Coreis in Italia, abbiamo collaborato con la premio Nobel per la pace Leymah Gbowee e altre due donne musulmane protagoniste del premio per la Fratellanza umana, la marocchina Latifa ibn Ziaten e la kenyota Shamsa AbuBakar Fadhil. Ma soprattutto, insieme ai due rabbini (che secondo gli estremisti avremmo dovuto boicottare!) abbiamo ricordato la commemorazione del viaggio notturno e dell’ascesi celeste del Profeta Muhammad e il suo dialogo con il profeta Mosè sull’economia spirituale della preghiera quotidiana. Il rabbino Rosen ci ha ricordato che la fede è anche speranza reale di Verità ma è anche coerenza di appartenere ad una identità di servizio e di carità. Siamo fratelli, a Gerusalemme e a Roma!

Ringraziamenti alla leadership politica e religiosa degli Emirati Arabi Uniti per il coraggio di una coerenza sulla visione e amministrazione della dignità e della libertà del pluralismo religioso senza confusioni con le istanze delle correnti organizzate dell’estremismo. La Coreis è onorata di proseguire un percorso avviato con il Forum per la Pace del teologo AbdAllah Bin Bayyah dieci anni fa nel 2014 e che prosegue annualmente, tra Expo Dubai 2023 (Faith Pavillion) e Cop28, con lo sviluppo della Dichiarazione sulla Libertà Religiosa di Marrakesh (2016), la firma del Documento sulla Fratellanza umana (2019) e il lancio dell’Alleanza Globale sulla Tolleranza (2020) promosso dal ministro Nahyan Mubarak Al Nahayan.

Congratulazioni alle rappresentanze dell’Islam in Indonesia, al presidente Yahya Cholil Staquf di Nahdlatul Ulama, per aver saputo sostenere con successo la declinazione della fratellanza nell’aggiornamento educativo per i cittadini musulmani coinvolgendo le nuove generazioni a reagire e smontare le illazioni della esigua minoranza di puritani e radicali detrattori della “fratellanza”. La radice spirituale dei maestri musulmani e dei viaggiatori e commercianti musulmani giunti in Estremo Oriente ha saputo ispirare per secoli l’identità di una civiltà. Anche in questo siamo fratelli tra Oriente e Occidente!



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