Mentre in Europa prendono forma le “proteste dei trattori”, la macchina di propaganda del Cremlino si mette in moto per diffondere la disinformazione nello spazio comunicativo. Predicendo un imminente crollo dell’Unione e addossando le colpe all’Ucraina. A lanciare l’allarme il progetto comunitario contro la disinformazione
La propaganda del Cremlino sfrutta ogni occasione possibile per attaccare l’Unione europea. Questa settimana a fornire a Mosca il contesto per sferrare la sua offensiva propagandistica, come sottolineato da EuVsDisinfo, il progetto di punta della task force East StratCom del Servizio europeo per l’azione esterna istituito nel 2015 per prevedere, affrontare e rispondere meglio alle campagne di disinformazione della Federazione russa che riguardano l’Unione europea, sono le proteste degli agricoltori europei che si stanno svolgendo in Germania, Francia, Italia, Belgio e altri Paesi. Gli opinionisti del Cremlino si sono affrettati a puntare il dito sull’ennesimo fenomeno che rappresenta la debolezza dell’Unione, senza però soffermarsi su come quanto sta avvenendo nei Paesi del Vecchio Continente sia espressione delle libertà democratiche sancite dai valori comuni che legano la comunità europea: quelli che vedono nelle proteste in corso il segnale dell’imminente crollo economico e politico dell’Ue non considerano (volenti o nolenti) che nelle società democratiche ciò che in questo momento stanno facendo gli agricoltori, ovvero esercitare la libertà di protestare, è piuttosto un segno di forza, non di debolezza.
Secondo il report di EuVsDisinfo la struttura comunicativa del Cremlino usa espressioni, come “guerre di trattori”, atte a ridicolizzare le dinamiche interne dell’Unione e dei suoi Paesi-membri, accostando implicitamente questi contrasti alle guerre vere e proprie, come quella che il Cremlino “ha la forza” di combattere in Ucraina. Allo stesso tempo però, Mosca sfrutta l’argomento per promuovere la propria disinformazione, principalmente attraverso due filoni separati.
Innanzitutto cercando di esacerbare la percezione delle divisioni tra il popolo e quelle che il Cremlino chiama erroneamente le “élite di Bruxelles”. Alcuni organi di stampa pro-Cremlino hanno anche auspicato un’esplosione di violenza e profetizzato che le proteste in corso segneranno la fine dell’Ue, il cui collasso inizierebbe proprio con il cosiddetto “assedio di Parigi”.
Nulla di nuovo sotto il sole: il crollo dell’Unione è un leit-motiv nella propaganda russa. A intervalli abbastanza frequenti, i portavoce (ufficiali ed ufficiosi) del Cremlino hanno predetto la caduta del progetto europeo. Come ad esempio durante la pandemia di Covid-19, quando Mosca aveva previsto un crollo imminente a causa della presunta incapacità dell’Ue di adottare misure sanitarie. Previsione che si è rivelata essere errata, anzi. O ancora, durante l’inverno tra il 2022 e il 2023, il collasso sarebbe stato causato dall’impennata dei prezzi dell’energia, dall’inflazione e a un crollo economico generale.
Dall’altra parte, i propagandisti del regime putiniano trovano collegamenti (inesistenti) tra le proteste degli agricoltori in Europa e l’Ucraina. Secondo il noto propagandista russo Dmitry Kiselyov la Commissione europea è in combutta con l’Ucraina per inondare il mercato dell’Ue di merci a basso costo, al fine di mitigare il danno presumibilmente autoinflitto delle sanzioni europee e occidentali contro la Russia. Una narrazione che è stata prontamente amplificata dagli account conti diplomatici russi, e non solo.
Con questo approccio la Russia andrebbe a stressare il ruolo della “perfida Ucraina”, causando malcontento tra la popolazione europea e facendo sì che il sostegno di questa nei confronti di Kyiv vada a scemare ulteriormente. Ottenendo il pregevole risultato di indebolire non solo il rivale europeo danneggiando la sua coesione interna, ma anche il nemico Ucraina con cui sta combattendo da ventiquattro mesi. Secondo le migliori tradizioni della guerra ibrida.