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L’innovazione nella Salute come strategia per trainare il Paese

All’evento “Inventing for life: la salute conta!”, politica, industria, pazienti e società scientifiche si confrontano sulle necessità per attrarre investimenti (e non perdere occasioni)

La salute ha bisogno di investimenti e di innovazione. Ma a servire è soprattutto un ecosistema attrattivo. A ribadirlo sono i relatori intervenuti all’health summit “Inventing for life: la salute conta!”, promosso dalla multinazionale farmaceutica Msd, oggi a Roma. L’aumento delle risorse per la sanità pubblica, grazie all’ultima legge di Bilancio, è una buona notizia, ma i problemi, in base ai numerosi interventi, non sono tutti risolti: è necessaria la definizione di un modello di finanziamento della spesa farmaceutica pubblica che tenga in considerazione l’innovazione. “Auspichiamo – afferma in apertura la presidente e amministratore delegato di Msd Italia, Nicoletta Luppi – l’adozione di una strategia italiana per le life sciences, in grado di posizionare la ricerca e la filiera industriale sugli standard internazionali più avanzati, rendendo il Paese ancor più attrattivo nei confronti degli investimenti esteri”. A sottolineare il messaggio, anche il Ceo della multinazionale, Rob Davis, in un videomessaggio: “L’investimento in ricerca e sviluppo dell’industria farmaceutica, la creazione di nuovi posti di lavoro, l’aumento della produttività, i conseguenti risparmi nella spesa sanitaria, l’impatto sulla bilancia commerciale, sono tutti fattori che contribuiscono al benessere economico generale della società”.

Le innovazioni consentono di risparmiare

Oltre a sottolineare il ruolo centrale della prevenzione, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ricorda come le innovazioni abbiano un costo, “ma – riconosce – nel lungo termine permettono risparmi significativi delle spese di assistenza e cura e consentono ai pazienti una vita più attiva”. “Non si può pensare – spiega il ministro – di ammodernare la nostra sanità per renderla più rispondente alle richieste dei cittadini, restando legati a vecchi modelli culturali, continuando a ragionare solo per compartimenti stagni e considerare la sanità come un costo anziché come un investimento”. Chi si dice impegnato nella definizione delle agevolazioni al comparto, è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Vi sono nel nostro Paese capacità per crescere nel comparto e vogliamo delineare una strategia specifica del settore”. Per il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, il governo Meloni sta dando molta attenzione alla salute anche se sul tema dei dati sanitari l’Italia sta perdendo tempo: “Non siamo ancora abili – sostiene – a capitalizzare l’esperienza che altri Paesi stanno facendo. Il dato sanitario deve essere completamente delegato alla ricerca e alla assistenza sanitaria”.

Sanità come priorità

Secondo il sondaggio presentato dal presidente dell’Istituto Ipsos, Nando Pagnoncelli, la sanità e la salute sono al primo posto delle priorità su cui investire in maniera urgente nel 2023. Anche guardando nello specifico al Servizio sanitario nazionale, gli italiani chiedono di puntare di più su pronto soccorso e servizi di emergenza e, a seguire, su assistenza ospedaliera e prevenzione. “C’è – afferma Pagnoncelli – un 38% che ritiene come in Italia si spenda meno nel settore rispetto agli altri Paesi europei. È interessante osservare che il 70% pensa che la sanità sia una priorità per il Paese. E si conferma quest’anno l’idea che il paziente debba essere coinvolto nei processi di cura”. Sulla trasformazione digitale e sull’uso dell’intelligenza artificiale gli italiani si dicono preoccupati che possa venire meno il rapporto con l’operatore sanitario.

Agire velocemente con interventi e politiche

“Non c’è una strategia Paese, nonostante le buone intenzioni e i tanti tavoli”, ricorda il managing partner e amministratore delegato dell’European house Ambrosetti, Valerio De Molli, nel suo intervento. “Per aumentare la nostra attrattività – aggiunge -, ed essere più competitivi nella competizione globale, è necessario agire con un portafoglio integrato di interventi e politiche, in grado di fronteggiare le sfide del sistema-Paese nel suo complesso a partire dal rafforzamento del Servizio sanitario nazionale, da una nuova strategia per il settore farmaceutico e dall’elaborazione di un vero e proprio Piano nazionale delle life sciences”. Dalla politica, la risposta non si fa attendere. “La difesa della nostra industria del farmaco e della parte dei brevetti è un obiettivo principale”, rassicura il presidente della commissione Affari Sociali del Senato, Francesco Zaffini. “Altro percorso – spiega – è lo sviluppo di un fondo per le terapie avanzate che deve essere classificata come spesa per investimento. È ora che l’Europa ci consenta di farlo”.

Gli investimenti producono salute

Spendere di più non significa produrre più salute. A ricordarlo è il direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute, Americo Cicchetti, “È investire – precisa – che produce salute”. “Quello che dobbiamo fare oggi è fare una trasformazione organizzativa e rivedere i processi assistenziali. I prossimi tre anni – avverte – saranno critici perché vedremo gli effetti di una grande riforma della assistenza primaria e dei 15 miliardi di euro investiti in trasformazione digitale”. Anche il direttore generale dell’Agenas, Domenico Mantoan, interviene sulla digitalizzazione: “La telemedicina – prevede – non allontanerà il rapporto medico perché grazie allo strumento il medico potrà vedere più spesso i propri pazienti”. Importante però, come sottolinea il direttore del dipartimento di malattie cardiovascolari dismetaboliche e invecchiamento dell’Istituto superiore di sanità, Marco Silano, sarà puntare sulla comunicazione e sulla corretta informazione die cittadini.

Uso migliore delle risorse

Fiducioso del superamento dei tetti di spesa, si dice inoltre il ragioniere dello Stato, Biagio Mazzotta: “Fra il 2019 e il 2024 la spesa sanitaria è aumentata di 20 miliardi di euro. Il fatto di avere tanti soldi a disposizione, indubbiamente impone di usare meglio le risorse, tenendo conto alla demografia, delle reali esigenze e delle emergenze epidemiologiche. I tetti si superano con la definizione dei fabbisogni”. Maggiori risorse serviranno anche in campo oncologico, come ricorda il presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), Francesco Perrone, dal momento che sia le diagnosi sia il numero dei pazienti sopravvissuti aumentano. “Siamo però – avverte – vicini alla crisi perché non crescono le strutture con la stessa velocità con cui cresce la domanda. Vorremmo sedere ai tavoli per anticipare le soluzioni”. Proprio per questo, in questa fase, secondo la presidente della Federazione italiana delle malattie rare Uniamo, Annalisa Scopinaro, il ruolo dei rappresentati dei pazienti è fondamentale.

Terapie innovative come investimenti

La sostenibilità delle terapie innovative resta al centro del confronto anche nella tavola rotonda successiva in cui la componente della commissione Bilancio della Camera, Vanessa Cattoi, ribadisce la necessità di spostare l’attenzione a livello europeo al fine di contabilizzare in maniera diversa le risorse da destinare. Critico appare il vicepresidente della commissione Bilancio del Senato, Antonio Misiani: “Sul versante dell’innovazione – dice – resta da fare tantissimo e siamo pronti a collaborare perché ci sta a cuore la sanità e il risvolto economico e occupazionale di tutto ciò che ruota intorno alla sanità e alla farmaceutica”. Sul momento segnato dal cambiamento, si sofferma l’assessore alla Salute e alle Politiche Sociali della regione Umbria, Luca Coletto, che conferma di aver fiducia nella programmazione e nei manager. “Gli investimenti ci sono – ammette -. Dobbiamo spingere di più come Regioni sulla programmazione”.

Impegno nella vaccinazione

Sebbene sia fra le principali azioni di prevenzione, la vaccinazione presenta ancora dei margini di miglioramento in Italia. “Non tutte le potenzialità delle vaccinazioni sono sfruttate”, commenta il presidente del National immunization technical advisory group (Nitag), Carlo Signorelli. Gli fa eco la componente della commissione Affari Sociali della Camera, Elena Bonetti, quando rammenta come “oggi serva una formazione e una educazione scientifica rigorosa che parte dalla scuola sulla vaccinazione”. Chi invoca un salto di qualità nella prevenzione è il segretario generale della federazione delle associazioni di volontariato (Favo), Elisabetta Iannelli. “Non è possibile – dice – che l’invito allo screening arrivi in molte Regioni”. Fondamentali restano poi i ruoli ricoperti dai pediatri e dai medici di medicina generale nella diffusione della prevenzione come ricordano il presidente della Federazione italiana dei medici pediatri (Fimp), Antonio D’Avino, il past president della Società italiana di pediatria (Sip), Alberto Villani, e il segretario genarle della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti.

Spostamenti di silos

Servono nuovi modelli organizzativi per curare meglio gli italiani, secondo il sottosegretario di Stato alla Salute, Marcello Gemmato. “Il dato – spiega – oggi è di accessibilità e sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Mi sento di dire che il governo è in linea con il popolo italiano se secondo il sondaggio il 70% crede che l’esecutivo debba investire nella sanità. Il governo per quest’anno ha portato a una grande innovazione, innalzando il tetto della spesa sanitaria diretta e la possibilità di accedere direttamente al farmaco con la possibilità di spostare dal silos della fornitura diretta a quello della convenzionata. Significa che i cittadini potranno prendere il farmaco nella farmacia convenzionata e pubblica migliorando le performance di aderenza terapeutica”.

Prevenzione al centro

“Il governo deve pensare a trasmettere il cambio di paradigma sulla prevenzione anche negli ambiti territoriali”, ribadisce il componente della commissione Bilancio del Senato, Guido Quintino Liris. Ed infatti “invertire il paradigma è importante”, anche per il direttore genarle della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia. “Il cittadino – afferma Vaia – dovrebbe adottare il calendario della salute sin da bambino con le vaccinazioni e poi con gli screening”. Che la prevenzione sia il cuore della sanità lo dice pure la componente della commissione Affari Costituzionali della Camera, Maria Elena Boschi, mentre il presidente della Federazione italiana degli ordini dei farmacisti (Fofi), Andrea Mandelli, chiede ascolto alla politica: “Vorrei evitare che la digitalizzazione si sovrapponga il cartaceo”.

Investimenti in Europa

Chi infine riporta l’attenzione sull’accesso alle innovazioni, vera sfida in Italia e nel continente europeo è la presidente core Europe e Canada region di Msd International, Louise Houson. “L’Europa sta perdendo terreno rispetto ai suoi concorrenti globali – dichiara in conclusione – Negli ultimi venti anni, la quota degli investimenti in Europa in ricerca e sviluppo è diminuita del 25% e dobbiamo rafforzare il sistema di incentivi europei per riorientare gli investimenti in ricerca e sviluppo verso l’Europa. Nel 2023, l’Unione Europea ha avviato la prima revisione completa dell’intero quadro legislativo farmaceutico europeo in venti anni – la ‘Eu pharmaceutical strategy’ – di cui sosteniamo pienamente gli obiettivi: garantire ai pazienti di tutta l’Europa un maggiore accesso ai farmaci e ai vaccini di oggi e rafforzare il contesto europeo per l’innovazione dei trattamenti di domani”.

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