Politico rivela: il premier olandese ha l’ok di due terzi dei Paesi alleati, Usa compresi, per succedere a Stoltenberg. Al suo fianco anche Meloni, grazie al rapporto costruito nei viaggi a Tunisi sul dossier migranti
La strada verso la guida della Nato è sempre spianata per Mark Rutte, 57 anni, premier olandese dal 2010 e oggi dimissionario in attesa della formazione del nuovo governo.
Ieri, prima l’edizione europea di Politico ha rivelato il sostegno di due terzi degli Stati membri alla sua candidatura. Poi l’edizione americana dello stesso giornale ha citato un funzionario statunitense secondo cui il politico olandese ha incassato anche il sostegno del presidente Joe Biden. Un endorsement pesante, considerato il contributo americano alla Nato ma anche il fatto che l’inquilino della Casa Bianca sarà il padrone di casa quando a luglio, a Washington, i leader della Nato si riuniranno per festeggiare i 75 anni dell’alleanza e proprio per decidere il successore di Jens Stoltenberg, segretario generale dell’alleanza dal 2014 il cui mandato è stato prorogato di un altro anno per due volte, nel 2022 e nel 2023, alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina.
A quanto risulta a Formiche.net tra i Paesi che hanno assicurato il sostegno a Rutte c’è l’Italia, anche per via del rapporto che il leader olandese ha costruito con Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, volando con lei e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, a Tunisi per firmare il memorandum d’intesa tra Unione europea e Tunisia che ha la questione migratoria al centro.
Il prossimo segretario generale della Nato potrà contare sui consigli e sulla leadership di un italiano: l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo di stato maggiore della Difesa e prossimo presidente del Comitato militare dell’alleanza atlantica, che nei giorni scorsi ha lanciato un importante allarme sulle attività russe in vista delle elezioni europee di giugno e americane di novembre sottolineando come Mosca rappresenti la minaccia incombente per la Nato (mentre la Cina quella futura).
Politico racconta di una forte pressione per approvare la candidatura di Rutte prima del vertice di Washington. Il regolamento della Nato prevede che il segretario generale sia scelto con consenso unanime. L’olandese e i suoi sostenitori potrebbero ora ritrovarsi a dover gestire i potenziali veti di Turchia e Ungheria, che si sono rivelati i maggiori ostacoli all’adesione di Finlandia e Svezia. La Turchia avrebbe chiesto rassicurazioni prima di appoggiare Rutte. L’Ungheria ha da tempo disaccordi con il premier olandese che durante le riunioni del Consiglio europeo degli ultimi anni è stato protagonista di accese discussioni con l’omologo ungherese Viktor Orbán. In questo senso, i buoni rapporti dicono il leader magiaro potrebbero far sì che Meloni sia impegnata in un ruolo di mediazione.
Nulla da fare, sembra, per la prima ministra estone Kaja Kallas, che ha espresso interesse per l’incarico durante un evento ospitato proprio da Politico lo scorso novembre. Fonti della Nato sostengono, però, che il suo nome non sia effettivamente oggetto di considerazione, in quanto la politica non ha dichiarato apertamente la sua candidatura. Lo stesso vale per il ministro degli Esteri lettone Krisjanis Karins, che l’anno scorso ha effettuato un mini tour mediatico per sondare il terreno.
Tra i primi e più complessi dossier del prossimo segretario generale della Nato c’è la spesa per la difesa. Quest’anno saranno 18 su 31 gli Stati membri che raggiungeranno l’obiettivo del 2% del prodotto interno lordo investito in difesa stabilito dall’alleanza sulla scia dell’invasione della Russia in Ucraina nel 2014. I Paesi Bassi devono ancora raggiungere questo traguardo, ma sono sulla buona strada per farlo quest’anno.
A tal proposito, Rutte, che pur ha evitato le domande sulla sua candidata alla guida della Nato, alla Conferenza di Mosca sulla sicurezza ha parlato da segretario generale. La minaccia che la Russia attacchi un Paese della Nato è reale, ha detto, ma “il modo migliore per prevenirla è assicurarsi che abbiamo fatto tutto il possibile per investire nella nostra difesa, assicurandoci che l’alleanza rimanga forte”. E ancora: l’Europa deve investire di più nella propria difesa a prescindere da chi c’è alla Casa Bianca. “Smettiamola di lamentarci e di lamentarci di [Donald] Trump”, ha detto. “Dobbiamo investire nella spesa per la difesa. Dobbiamo aumentare in modo massiccio la produzione di armi e poi dobbiamo fare di più per sostenere l’Ucraina”.