Sebbene le ragioni per protestare ci sarebbero tutte, chi ha programmato il sit-in della segretaria Pd in costanza del festival di Sanremo non credo possa concorrere per la palma del comunicatore dell’anno. Come si fa a non comprendere che il tripudio assoluto della canzonetta avrebbe cancellato ogni rilevanza mediatica del gesto, sottraendo significato alla manifestazione per il suo ineluttabile passaggio in zona d’ombra? La rubrica di Pino Pisicchio
La domanda: è proprio così letale la performance della tv di Stato nella somministrazione di presenze e informazioni politiche che narrano le gesta del governo Meloni? Se qualcuno pensa a questo avendo negli occhi il siparietto del tg ora pranzo del 26 gennaio con il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida – il cinguettante duetto con il comandante della stazione spaziale Villadei per magnificare lo spaghetto italiano, di competenza del ministro – si sbaglia.
Per difetto, naturalmente, perché c’è l’intrusione dell’incolpevole spaghetto, alibi per una comparsata altrimenti ingiustificabile, ma insieme a questo c’è un molto altro quotidiano su tutti i canali, quelli di Stato e quelli mediasettiani. Tenendo conto del fatto che i telespettatori coincidono grosso modo con il popolo votante, perché i giovani che non votano più non vedono più neanche la tv, praticamente è come se ogni giorno andasse in onda una campagna elettorale infinita.
Qualcuno avrebbe pure da argomentare sull’inevitabile ritualità di questi comportamenti, portato della tv di Stato che privilegia sempre il governo in carica: oggi è destrorso ma ieri il beneficiato aveva color giallorosato. È vero: esiste comunque un limite posto dal buon gusto. E anche qualche dovere giuridico che ha a che fare col pluralismo dell’informazione, espressione alquanto desueta. Ci sarà pure un motivo se i dittatori appena al potere per prima cosa si accaparrano i mezzi d’informazione producendo persino comicità involontarie: si ricordano fotografie del Capo con sotto la didascalia “Oggi il nostro capo si è riposato dopo le grandi fatiche dei giorni precedenti. Il popolo lo ringrazia per quello che ha fatto e per quello che farà nei giorni a venire”.
Allora, dichiarato il prolasso di buongusto della Rai (2024) dei tiggì (e non solo), mandiamo assolta la segretaria del Pd che ieri si è presentata davanti ai cancelli di Viale Mazzini per protestare contro TeleMeloni? Si e no: se teniamo conto della sostanza ce ne sarebbe eccome da dire e da protestare. Se teniamo conto dell’insuperabile vizietto della politica di confiscare la comunicazione della tv pubblica diremmo cose diverse, pur riconoscendo che c’è modo e modo persino di esercitare il potere maggioritario in Rai.
Ma chi ha programmato la protesta della segretaria Pd in costanza del festival di Sanremo non credo possa concorrere per la palma del comunicatore dell’anno: come si fa a non comprendere che il tripudio assoluto della canzonetta avrebbe cancellato ogni rilevanza mediatica del gesto, sottraendo significato alla manifestazione per il suo ineluttabile passaggio in zona d’ombra? Una sola cosa è rimbalzata all’evidenza degli osservatori e del pubblico pagante: l’assenza del partner Conte, sempre in prima fila nei dileguamenti per non confondersi con l’alleata Schlein.
In compenso, però, c’era Maria Elena Boschi, e anche questo è stato notato. Un consiglio: la prossima volta una chiacchiera con un decano delle proteste davanti al cavallo di Francesco Messina me la farei al posto della segretaria del Pd. Chi più di Pinuccio, l’inviato barese di Rai Scoglio 24, potrebbe essere d’aiuto in materia?