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Tabacco riscaldato, l’opinione dei medici

Presentata oggi l’indagine che mira a indagare il punto di vista dei medici italiani sui prodotti del tabacco senza combustione

Il 40% dei medici considera i prodotti a tabacco riscaldato una valida alternativa per i pazienti che non riescono a smettere di fumare. È quanto è emerso dall’indagine su consumatori, medici e prodotti del tabacco senza combustione realizzata dall’Istituto Piepoli con il contributo di Philip Morris Italia e in collaborazione con l’Associazione dei consumatori Adiconsum.

PRIORITÀ SANITARIA

I risultati dello studio rivelano che circa il 92% dei medici considera il fumo un’emergenza sanitaria da affrontare prioritariamente nel Paese ed effettua, in oltre due casi su tre, l’amanmesi tabagica del paziente su cartella clinica. Anche se solo l’8% degli intervistati chiede ai propri pazienti se utilizza prodotti senza combustione.

I RISULTATI

Come evidenziato da Livio Gigliuto, presidente esecutivo dell’Istituto Piepoli, il 40% dei medici considera i prodotti a tabacco riscaldato una valida alternativa per i pazienti che non riescono a smettere di fumare. Senza considerare che più della metà degli intervistati riferisce i benefici percepiti dai consumatori i quali, dopo il passaggio a dispositivi innovativi senza combustione, affermano di sentirsi meglio.

INFORMAZIONE E PREVENZIONE

“Oggi è evidente che passare dal fumo tradizionale al fumo senza combustione costituisce un vantaggio”. Ha esordito così Carlo De Masi, presidente di Adiconsum. Tuttavia, dall’indagine svolta è emersa la difficoltà nel reperimento di informazioni sui prodotti innovativi senza combustione per quasi un medico su due, che dichiara di aver appreso dell’esistenza di tali dispositivi per lo più tramite passaparola (amici, parenti, colleghi) e, solo per il 15% dei casi, in occasione di eventi congressuali. “Per un’efficace protezione della salute dei cittadini rispetto ai rischi legati al fumo è necessario intervenire su due fronti – spiega De Masi – da un lato promuovendo la prevenzione attraverso l’educazione nelle scuole, dall’altro garantendo un’informazione trasparente e capillare, rivolta al pubblico generale dei consumatori, per rafforzare la conoscenza dei rischi e delle alternative disponibili sul mercato”.

CONOSCERE LE ALTERNATIVE

Sul piano delle politiche di riduzione del danno, Luciano Ciocchetti, vicepresidente XII commissione Affari sociali della Camera dei deputati, ha dichiarato che “finora in Italia abbiamo avuto un approccio ideologico che ci ha portato a proibire tutto e a utilizzare immagini truci sui pacchetti di sigarette senza affrontare il problema in termini di informazione, formazione e studi scientifici”. Per quanto secondo Ciocchetti la totale cessazione dal fumo resti l’obiettivo principale, occorre “offrire una corretta informazione avvalendosi di linee guida emanate dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità, in accordo con le società scientifiche, sulle opportune alternative che possano portare a una riduzione del danno”.

DIALOGO MEDICO-PAZIENTE

Il fumo rappresenta uno dei rischi maggiori e causa di malattie, ha spiegato Vincenzo Montemurro, membro del consiglio direttivo della Società italiana di cardiologia. Eppure i dati rivelano che in molti non hanno coscienza dei rischi. Per questo “nel dialogo medico-paziente è cruciale aprire uno spazio dedicato alla riduzione del danno da fumo, trattandolo alla stessa stregua dei rischi legati ad altre patologie come il colesterolo e il diabete”. “È un’emergenza – conclude – e come tale deve coinvolgere a tutti i livelli le istituzioni ma anche le società scientifiche, la società civile, la scuola e le famiglie per creare una nuova sensibilità sul tema”.

ISTITUZIONI E SCIENZA

Fondamentale il ruolo delle istituzioni sanitarie che, secondo il 92% dei medici intervistati, dovrebbero investire maggiormente in programmi dedicati ad aiutare i fumatori a smettere di fumare, integrando le strategie già esistenti (quali numero verde e centri antifumo) con strategie tecnologicamente innovative.  Ma anche della ricerca scientifica: la quasi totalità del campione (il 92%) ritiene che la medicina basata sulle evidenze scientifiche possa applicarsi anche alla riduzione dei rischi da fumo di sigaretta e che le strategie di riduzione dei rischi dovrebbero essere valutate senza atteggiamenti pregiudizievoli dalle autorità regolatorie.

UN OSSERVATORIO PERMANENTE?

La proposta avanzata da De Masi è l’istituzione di una sorta di osservatorio permanente dove ognuno potrà contribuire all’orientamento dal punto di vista della formazione e informazione sul versante sociologico, economico e scientifico e a un’educazione sociale rispetto a questa tematica.


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