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Biden temporeggia su TikTok e 5G? L’affondo dell’ex funzionaria di Trump

Washington dovrebbe mettere i puntini sulle i riguardo al divieto assoluto di hardware e software cinesi, ha dichiarato in audizione l’ex funzionaria dell’amministrazione Trump. Meglio agire subito e gradualmente che non farlo, ha spiegato

Gli Stati Uniti stanno “temporeggiando piuttosto che mettere i puntini sulle i” riguardo al divieto assoluto di hardware e software cinesi. È quanto riferito in audizione alla US-China Economic and Security Review Commission da Nazak Nikakhtar, ex funzionaria del dipartimento del Commercio durante l’amministrazione di Donald Trump. Ha citato il caso della piattaforma TikTok e della società che ne è proprietaria, la cinese ByteDance. “Tutti hanno una gran voglia di urlare contro TikTok. Ma non usiamo nemmeno il potere legale che abbiamo per inserire ByteDance sulla entity list”, ovvero l’elenco dei soggetti con restrizioni commerciali, “cosa che nel tempo farebbe atrofizzare l’app”, ha spiegato. Secondo Nikakhtar, l’unico modo per mitigare i costi economici sarebbe quello di indicare settori specifici che non possono utilizzare componenti cinesi e “introdurli gradualmente nel tempo, in modo che l’economia si adatti”. “Il potere legale esiste, la capacità esiste, ma in tutti i settori, dall’industria al governo, non c’è la volontà di farlo”, ha aggiunto.

La commissione ha ascoltato anche Ivan Tsarynny, amministratore delegato di Feroot Security, società che si occupa di protezione dei dati. TikTok raccoglie un’enorme quantità di dati di utenti statunitensi con i pixel di tracciamento, ovvero un codice che utilizzato per tracciare le campagne pubblicitarie digitali, ha spiegato. Inoltre, Tsarynny ha ricordato che TikTok è sottoposta alla legge cinese sulla sicurezza informatica, che impone a tutte le aziende cinesi di condividere i dati con le autorità cinesi, che sono sotto il controllo del Partito comunista. Pertanto, ha affermato, “i dati raccolti da TikTok, e da altre aziende cinesi, possono essere condivisi con gli attori in Cina”.

A marzo, in audizione al Congresso, Shou Zi Chew, amministratore delegato di TikTok, ha dichiarato che i dati statunitensi raccolti dalla piattaforma “sono sempre stati archiviati in Virginia e a Singapore”. Tuttavia, un’inchiesta di Forbes pubblicata poche settimane più tardi aveva rivelato che la società aveva conservato le informazioni finanziarie dei suoi creator statunitensi su server in Cina. Alle preoccupazioni americane Pechino ha risposto accusando Washington di allargare il concetto di sicurezza nazionale con l’intento di colpire le aziende cinesi.

Durante le audizioni si è parlato anche di 5G. “Spesso ci sono poche alternative alla tecnologia e ai servizi” (informatici e di comunicazione) cinesi designati disponibili a prezzi comparabili”, ha dichiarato Jack Corrigan del Centre for Security and Emerging Technology della Georgetown University. Eliminare tecnologie e i servizi cinesi “designati da ogni rete statunitense sarebbe proibitivo, se non impossibile”, ha spiegato ancora. Washington ha già deciso di escludere le cinesi Huawei e Zte, sospettando che possano contenere spyware in grado di trasferire dati personali statunitensi a Pechino.

Per compensare i fornitori di telecomunicazioni locali, la Federal Communications Commission ha lanciato l’iniziativa “rip and replace” che il Congresso ha finanziato con un fondo di 1,9 miliardi di dollari nel 2020. Ma i costi di sostituzione sono stati di gran lunga superiori: il programma ha un deficit di circa 3,1 miliardi di dollari, ha dichiarato l’agenzia. Se il programma dovesse estendersi ai fornitori di hardware cinesi oltre a Huawei e Zte, il deficit di fondi non potrà che aumentare, ha dichiarato Corrigan. È quindi “fondamentale che la politica indirizzi i divieti di approvvigionamento e i finanziamenti ‘rip and replace’ verso i settori, le reti e i casi d’uso in cui “le violazioni presentano i maggiori rischi per la sicurezza nazionale”.



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