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⁠Info-war russa in Italia, l’ultimo caso. Jorit e il selfie con Putin

“Dalla Russia con amore”, citando Jame Bond e la controversa missione di Mosca ai tempi del Covid-19. Prima la studentessa che serve la domanda al leader. Poi lo street artist che chiede e ottiene la foto con lui. A Sochi, poi, ci sono il pianista Bagnati, il reporter Lucidi e l’attrice Muti con la figlia Rivelli. Tutti a suonare la grancassa della propaganda per normalizzare il regime, nonostante l’invasione dell’Ucraina

Nelle scorse settimane era toccato a Irene Cecchini, studentessa italiana alla Mgimo, una delle più prestigiose università russe (sanzionata dal Canada, membro del G7, perché tra i “complici” del Cremlino nell’aver “generato e diffuso disinformazione e propaganda”). Era stata lei a servire – difficilmente in maniera spontanea, considerati la situazione e il contesto internazionale – la domanda a cui il leader russo Vladimir Putin ha risposto spiegando che “l’Italia ci è sempre stata vicina, ricordo come sono stato accolto da voi, mi sono sempre sentito a casa”.

C’è stato poi Ameodeo Avondet, studente di giurisprudenza all’Università di Torino, oggi a Mosca. È colui che sul semi-sconosciuto Corrispondente, giornale online italiano e filorusso (registrato con partita Iva falsa, come evidenziato da Alex Orlowski), ha rivelato al mondo la notizia dell’uccisione del pilota russo disertore Maxim Kuzminov. Un “traditore” che “meritava” di morire, ha detto Avondet su La7, occasione durante la quale si è detto estraneo ai servizi segreti russi pur condividendone gli obiettivi.

Nelle ultime ore è toccato a Jorit, pseudonimo di Ciro Cerullo, street artist che la scorsa estate era stato al centro delle polemiche per un enorme murales nella città occupata dall’esercito russo a Mariupol, nel Donbass. “Voglio mostrare all’Italia che sei un essere umano come tutti gli altri e contrastare la propaganda occidentale”, ha detto Jorit rivolgendosi a Putin, che ha accettato la proposta di selfie e lo ha chiamato sul palco del Festival mondiale della gioventù iniziato che si chiude oggi a Sochi.

In questi giorni nella città sulle rive del Mar Nero ci sono altri italiani. Tra loro il pianista Lorenzo Bagnati, il reporter filorusso Andrea Lucidi, l’attrice Ornella Muti e sua figlia Naike Rivelli. Tutti a raccontare il loro amore per la Russia, Paese dove, dicono loro, si vive benissimo da italiani. Al contrario di come vivono i russi da noi, aggiunge chi come Lucidi cita l’episodio isolato (ma non per questo giusto) di una bottiglia d’acqua negata a una donna con passaporto russo al bar dell’aeroporto Roma. Come se la guerra in Ucraina non esistesse e non avesse un mandante: Putin. Come se la realtà di una dittatura si trovasse al festival voluti e chiusi da quello stesso leader.

In realtà, non sono altro che operazioni di “normalizzazione e sdoganamento” della Russia al pubblico italiano, come le ha definite Matteo Pugliese, ricercatore all’Università di Barcellona. “Dalla Russia con amore”, per citare un film della saga di James Bond ma anche la controversa missione russa nel Nord Italia allo scoppio del Covid-19.

Il tutto, nonostante la guerra. Nonostante le difficoltà di quel Paese. Nonostante un regime sempre più prossimo alla dittatura.

Anche la copertura mediatica del festival offerta dai media pro Putin in Italia lo dimostra: “La Russia che i media occidentali non vogliono raccontare” titola il Faro di Roma; “Il Festival Mondiale della Gioventù è l’emblema del fiasco dell’’isolamento della Russia’”, dice l’Antidiplomatico.

Le operazioni, dunque, sono iniziate. Come spesso accade con la minaccia ibrida, bisogna aspettare anche un po’ di tempo per avere il quadro generale. Ma qualche ipotesi si può fare. Le elezioni russe si avvicinano e Putin prova a usare gli stranieri per dimostrare ai suoi il suo prestigio all’estero? Può anche essere. Più probabilmente, però, l’obiettivo è la destabilizzazione dell’Europa. Lo dimostrano anche il caso della conversazione tra militari tedeschi ascoltata e diffusa dai russi e il drone russo che ha colpito Odessa, a 150 metri dal convoglio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e del primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis. Le date fissate sul calendario sono il 6, il 7, l’8 e il 9 giugno, quando i cittadini dei 27 Stati membri dell’Unione europea andranno alle urne per rinnovare il Parlamento europeo. Un voto che potrebbe avere un impatto importante sul sostegno occidentale dell’Ucraina e sui rifornimenti a Kyiv.


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