Skip to main content

Perché rilanciare la counterintelligence offensiva. L’analisi di Germani

Il reclutamento e la gestione di agenti doppi – una delle attività più complesse e meno comprese dei servizi segreti – è il cuore della counterintelligence. L’analisi di Luigi Sergio Germani, direttore dell’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici

Gli agenti doppi da sempre sono i protagonisti della spy warfare – la guerra segreta tra servizi d’intelligence antagonisti – e talvolta hanno cambiato il corso della storia. Secondo il Glossario Intelligence del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, l’agente doppio è un individuo che “fingendo di operare per conto di un’agenzia intelligence, agisce in realtà a favore di un altro servizio di informazione o di un’entità ostile”.

È una fonte occulta di due servizi d’informazione, controllato da uno di questi per spiare l’altro, e pertanto va distinto dall’agente di penetrazione operante all’interno di un apparato informativo avversario, ossia il funzionario di un’agenzia intelligence che viene reclutato come fonte da un’agenzia di un altro Paese (oppure da un attore non-statale deviante, come un’organizzazione mafiosa o un gruppo terroristico). Alcuni esperti e studiosi, tuttavia, includono anche l’agente di penetrazione (casi come quelli di Kim Philby, Aldrich Ames, Oleg Gordievskij, Robert Hannsen e Sergej Skripal) nella categoria di “agente doppio”.

Il reclutamento e la gestione di agenti doppi – una delle attività più complesse e meno comprese dei servizi segreti – è il cuore della counterintelligence, ossia la disciplina intelligence che si occupa di “prevenire, rilevare, contenere, contrastare ed, eventualmente, sfruttare a proprio vantaggio le iniziative intelligence condotte in danno della sicurezza nazionale da Stati e servizi di informazione esteri ovvero da individui e gruppi”, come spiega sempre il Glossario Intelligence del Dis.

Le double agent operation sono una tecnica offensiva che viene adottata prevalentemente per finalità difensive, ossia per individuare e contrastare le azioni ostili – spionistiche, di ingerenza e di influenza – condotte da apparati informativi stranieri. Vi sono due tipologie principali di agente doppio. La prima tipologia è la fonte “ribaltata”: un’agenzia intelligence scopre che una persona è stata reclutata come fonte da un servizio segreto estero e, anziché neutralizzarne l’attività spionistica o denunciare il soggetto all’Autorità giudiziaria, lo acquisisce come fonte doppia sotto il proprio controllo, incaricandolo di proseguire il rapporto con l’agenzia avversaria. La seconda tipologia è la fonte “indotta” (dangle): un’agenzia rende una propria risorsa appetibile come target di reclutamento per un servizio avversario, che viene indotto ad acquisirla come fonte. Il soggetto diventa così un agente doppio. In entrambi i casi l’agente doppio fornisce al servizio segreto bersaglio informazioni accuratamente selezionate (almeno in parte valide) dall’agenzia che promuove l’operazione, ed è tenuto a riferire a quest’ultima ogni dettaglio del suo rapporto con il servizio avversario.

Vantaggi e rischi dell’agente doppio

L’agente doppio può fornire, all’agenzia che lo controlla, notizie preziose circa le tecniche di reclutamento e gestione delle fonti (comprese le misure di sicurezza) utilizzate dal servizio avversario; l’identità e il profilo psicologico di uno o più dei suoi funzionari; gli obiettivi informativi assegnati al servizio avversario dal governo da cui dipende (e quindi anche il “fabbisogno informativo” di tale governo).

Inoltre, può essere utilizzato per disinformare il servizio segreto bersaglio, per indebolirlo e degradare le sue capacità operative, nonché per compiere attentati terroristici contro il suo personale. Un esempio eclatante dell’uso terroristico di un agente doppio è il caso di Humam Khalil Abu-Mulal al-Balawi, un medico giordano, fonte della Central Intelligence Agency e del servizio di intelligence della Giordania, che in realtà era un agente doppio controllato da Al Qa’ida. Durante un incontro svoltosi nel dicembre 2009 presso una base dell’intelligence americana in Afghanistan al-Balawi si fece esplodere uccidendo, oltre a sé stesso, sette uomini della Cia e il funzionario giordano presenti alla riunione.

Un’operazione di counterintelligence su larga scala con l’utilizzo di agenti doppi fu il sistema Double-Cross, tramite il quale quasi tutte le fonti dello spionaggio tedesco operanti in Gran Bretagna durante la Seconda guerra mondiale venivano controllati e diretti dall’MI5 britannico, che li utilizzava per disinformare l’intelligence tedesca e, mediante questa, i decisori politici e militari della Germania nazista. Un altro esempio clamoroso di deception strategica tramite agenti doppi risale alla Guerra Fredda: negli anni Settanta e Ottanta tutte fonti reclutate dalla Cia a Cuba e nella Germania Est erano agenti doppi controllati rispettivamente dal Dgi cubano e dalla Stasi tedesco-orientale. Inoltre, nello stesso periodo, molte fonti della Cia operanti nell’Unione Sovietica furono trasformate in agenti doppi dal Kgb, il che impedì all’intelligence americana, in quella fase, di avere un quadro conoscitivo accurato sull’Urss e di prevedere il collasso del sistema sovietico e degli altri regimi comunisti dell’Est europeo nel 1989-1991.

La tecnica dell’agente doppio può offrire vantaggi straordinari all’apparato intelligence che la utilizza. Tuttavia, il reclutamento e la gestione di un agente doppio è un’attività molto difficile e rischiosa. Basti pensare al rischio che un agente doppio venga “capovolto” dall’apparato avversario, diventando così un “agente triplo”. Altro problema molto delicato inerente a questa metodologia è: quali informazioni segrete o sensibili possono essere fornite all’agente doppio per la successiva trasmissione all’agenzia avversaria, senza però divulgare notizie che possano compromettere gli interessi dello Stato che promuove l’operazione? È evidente che l’agente doppio, per mantenere la propria credibilità agli occhi del servizio segreto avversario, deve fornire a quest’ultimo un minimo di notizie valide e di interesse.

La counterintelligence offensiva italiana

Storicamente il controspionaggio italiano ha una solida tradizione operativa nel campo della counterintelligence offensiva. Secondo alcuni esperti del settore, negli ultimi tre decenni tale tradizione sarebbe stata progressivamente depotenziata a favore di un approccio difensivo, sempre meno incline all’uso dell’agente doppio.

Qualche anno fa un ex funzionario dei nostri servizi informativi, con notevole esperienza operativa nel settore, riferì all’autore del presente articolo che, nella fase post-Guerra Fredda, a partire dalla metà degli anni Novanta, la tecnica dell’agente doppio è stata sempre meno utilizzata dai servizi informativi italiani, anche perché i governi non assicuravano più la necessaria copertura politica a questo tipo di operazione. Quando il nostro controspionaggio scopriva che un cittadino italiano con accesso a informazioni classificate, appartenente, per esempio, a una amministrazione civile o militare dello Stato oppure a una industria strategica, era oggetto di una operazione di reclutamento da parte di un servizio segreto straniero, sempre più spesso sceglieva di neutralizzare l’attività spionistica (anziché sfruttarla a proprio vantaggio tramite una double-agent operation), informando i superiori del soggetto infedele individuato.

È molto difficile verificare l’esattezza di questa tesi: il controspionaggio è il settore dell’intelligence più segreto e politicamente sensibile. Essa, tuttavia, dovrebbe essere presa in attenta considerazione e approfondita dal governo e dal Copasir.

La necessità di rilanciare il “controspionaggio offensivo” viene giustamente sottolineata nel libro di Marco Mancini (già funzionario del Sismi), Le Regole del gioco. Dal terrorismo alle spie russe: come il controspionaggio offensivo ha protetto gli italiani. Mancini ha guidato la Prima Divisione del Sismi (la struttura preposta alle attività operative di controspionaggio, controterrorismo e contrasto alla criminalità transnazionale) dal 2001 al 2006, e afferma nel libro che la sua divisione si avvaleva sistematicamente della tecnica dell’agente doppio, ottenendo risultati eccezionali nel contrasto allo spionaggio russo. Il libro però non fornisce informazioni a supporto di questa affermazione. Successivamente (ossia dopo il 2006), secondo Mancini, si sarebbe persa “la grande tradizione italiana del controspionaggio” e attualmente il nostro Paese, in piena guerra, sarebbe “senza difesa dalla penetrazione spionistica del nemico”.

Mancini, nel suo libro, critica il modo in cui è stato gestito il caso del capitano di fregata Walter Biot, funzionario del Terzo Reparto dello Stato Maggiore della Difesa, reclutato come fonte dal Gru (l’intelligence militare russa) e arrestato a Roma nel marzo 2021. L’ex capo della Prima Divisione del Sismi sostiene che l’Aisi avrebbe dovuto avvicinare Biot prima che fosse reclutato da operativi del Gru, al fine di utilizzarlo come agente doppio contro il servizio segreto russo, puntando eventualmente a reclutare come fonte dell’Aisi uno dei funzionari del Gru che gestivano Biot. Nel suo libro, tuttavia, Mancini non spiega ai lettori la grande complessità, i rischi e le problematiche giuridiche, etiche e politiche delle operazioni di reclutamento e gestione un agente doppio.

Resta il fatto che la counter-intelligence difensiva non è sufficiente per proteggere il sistema-paese da attività sempre più aggressive di spionaggio politico, militare, economico-finanziario e tecnico-scientifico, condotte tramite strumenti sia cyber sia human-intelligence (spesso utilizzati in maniera sinergica), da agenzie intelligence straniere, e talvolta anche da entità non-statali devianti. In un quadro di minacce spionistiche, di ingerenza e di influenza sempre più insidiose per la sicurezza nazionale, il Comparto intelligence italiano dovrebbe rilanciare e potenziare la counterintelligence offensiva, e in particolare lo strumento difficile ma utilissimo dell’agente doppio.

Un webinar e un corso per approfondire

L’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici ha organizzato il webinar “L’agente doppio: il cuore della counter-intelligence”, che si terrà il 27 marzo alle ore 18 (la partecipazione è a titolo gratuito). Seguirà ad aprile il corso di alta formazione “Tecniche avanzate di Human Intelligence – Corso operativo per l’Intelligence istituzionale e privata”.


×

Iscriviti alla newsletter