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Colpa di Kyiv e Occidente. La propaganda di Russia, Iran e Cina a reti unificate sull’attentato

NewsGuard ha analizzato le diverse propagande: a Mosca si è preparato il terreno per le dichiarazioni dell’intelligence, a Teheran si punta il dito contro Usa e Israele, a Pechino girano le fake news sull’origine “americana” dello Stato Islamico

I media russi, tradizionali come la televisione ma anche i canali social, usano video alterati e deepfake per accusare l’Ucraina dell’attentato di venerdì scorso alla sala concerti di Mosca. Quelli iraniani sostengono che l’avvertimento lanciato degli Stati Uniti il 7 dimostra che dietro l’attacco ci sono gli stessi Usa e, non può mai mancare nella narrazione di Teheran, Israele. Quelli cinesi, infine, ripongono la fake news secondo cui gli Stati Uniti hanno creato lo Stato Islamico. È quanto emerge da un’analisi del NewsGuard’s Reality Check.

Qui Mosca

Media statali, siti e canali Telegram pro Cremlino e disinformatori di professione sugli altri social (come X) hanno lavorato, sin dalle ore successive all’attentato, per accusare l’Ucraina e l’Occidente. A giudicare da quanto accaduto poi, hanno preparato il terreno per la leadership russa. Infatti, martedì, Aleksandr Bortnikov, capo dell’Fsb, e Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza, hanno affermato che l’esecuzione dell’attacco è opera di islamisti radicali ma hanno puntato il dito contro l’intelligence ucraina, chiamando in causa esplicitamente anche Stati Uniti e Regno Unito.

Successivamente Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha bollato come “la madre di tutte le fake” la notizia riportata dall’agenzia di stampa Bloomberg secondo cui la cerchia del presidente russo Vladimir Putin non crederebbe al coinvolgimento dell’Ucraina nell’attacco terroristico.

Qui Teheran

L’agenzia di stampa iraniana Irna ha pubblicato un articolo sostenendo che “i progetti anti-sicurezza di attori come gli Stati Uniti e Israele” forniscono allo Stato Islamico “l’intelligence e il supporto operativo per questi attori per commettere sanguinosi attacchi terroristici in vari Paesi, dall’Iran alla Russia”. E ancora, l’avvertimento degli Stati Uniti del 7 marzo “rafforza notevolmente l’ipotesi” che l’attacco sia avvenuto “nel quadro del sostegno a Israele e della punizione della Russia per la sua posizione a sostegno della causa palestinese”.

Non è la prima volta da i media iraniani seguono questa linea. Gli Stati Uniti avevano avvisato l’Iran che lo Stato Islamico stava pianificando un attacco terroristico prima degli attentati di gennaio nella città iraniana di Kerman. E anche in quel caso Teheran aveva accusato Washington e, come sempre, Israele.

Qui Pechino

Come spesso accade per la Cina (e sempre di più anche per la Russia, a conferma della discesa verso la dittatura a Mosca), a Pechino sono scesi in campo anche i diplomatici, amplificati dai media statali. Xue Jian, console generale cinese di Osaka, ha condiviso su X il video di un’intervista del 2017 all’emittente statale russa RT in cui l’americano Paul L. Williams, che il diplomatico presenta come “agente della Cia” nonostante sia soltanto un giornalista, sostiene che lo Stato Islamico “è stato creato da noi” (cosa di cui non esiste prova).“Questi tizi si sentono a proprio agio nel commettere crimini, a prescindere da quanto siano sanguinosi”, ha scritto il console.

E, coerentemente con questo, sui social media cinesi sono circolate le parole dall’ex presidente Donald Trump che aveva accusato il predecessore Barack Obama di essere il “fondatore dello Stato Islamico”. Si tratta di dichiarazioni del 2016 (sulle quali, peraltro, Trump ha fatto marcia indietro, dicendo che il suo commento era “sarcastico”, ma anche “non così sarcastico”) che però i media cinesi hanno presentato come successive all’attentato di Mosca.



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