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Al via le celebrazioni per i 500 anni di Giovanni da Verrazzano

Il navigatore e umanista fiorentino fu il primo europeo ad arrivare nella baia di New York. Marco Hagge racconta Giovanni da Verrazzano con una nuova biografia

Al via i festeggiamenti per il cinquecentenario del viaggio di Giovanni da Verrazzano, primo europeo ad arrivare all’odierna baia di New York, il 17 Aprile del 1524. Le celebrazioni sono state presentate dal presidente della Fondazione Giovanni da Verrazzano, Luigi Giovanni Cappellini, a Roma, presso la Sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama, su iniziativa del Senatore Paolo Marcheschi, Capogruppo per Fratelli D’Italia della Commissione Cultura del Senato. Culmine delle celebrazioni sarà il Verrazzano Day, il 17 Aprile, al Castello di Verrazzano, a Greve in Chianti. “Un giorno importante – ha detto Luigi Giovanni Cappellini – che rappresenta il momento fondante dei rapporti culturali tra Italia e Stati Uniti d’America”.

Nell’incontro, a cui ha partecipato anche il sindaco di Greve in Chianti, Paolo Sottani, è stata presentata la biografia del navigatore, scritta dal giornalista e scrittore Marco Hagge, Giovanni da Verrazzano. Navigatore e gentiluomo (pp. 176, con illustrazioni di Bruno Solís). Il volume, con una brillante e appassionata prefazione di Eugenio Giani, e una traduzione già realizzata in lingua inglese, è la prima biografia sistematica e divulgativa di Giovanni, che ricostruisce accuratamente il quadro storico della Firenze a cavallo tra Quattro e Cinquecento, snodo scientifico e culturale dell’intera Europa, e quindi anche punto di riferimento obbligatorio per i grandi viaggi di esplorazione.

“Firenze non aveva il mare – ha detto il Senatore Paolo Marcheschi – ma è stata la culla di tanti navigatori come Vespucci e Giovanni da Verrazzano, che hanno saputo valorizzare il mare della sapienza e delle informazioni: artisti, cultori, letterati, scienziati, praticamente era riunita a Firenze tutta l’intelligenza d’Europa. Quindi, partendo dalla cartografia e dalle conoscenze astronomiche, sono potuti diventare navigatori all’avanguardia.
Dimenticato per secoli, vittima di equivoci, scambi di persona e polemiche, solo da pochi anni la storia gli ha ridato onore. Nonostante sia italiano, è negli Stati Uniti d’America che è diventato un eroe. Il 21 novembre 1964, la città di New York gli ha intitolato il gigantesco ponte sospeso inaugurato che congiunge Brooklyn e State Island, con una lunghezza di 1600 m.

A differenza di Cristoforo Colombo che cade in disgrazia per i metodi assai discutibili usati con i nativi – conclude il senatore fiorentino – Da Verrazzano è considerato un navigatore gentiluomo per i modi pacati e miti con cui descrisse e trattò i nativi incontrati durante le sue esplorazioni.”.
Dalla biografia di Marco Hagge emerge il ritratto di un viaggiatore coraggioso, che fu anche abile politico e imprenditore, una penna raffinata e un personaggio dalle spiccate doti umane. “Uomo brillante e attivo – ha spiegato Marco Hagge – inserito a pieno titolo nella vita pubblica e in una rete ben strutturata di relazioni politiche, Giovanni da Verrazzano fu grande geografo e marinaio, ma veramente espressione massima della figura del navigatore-umanista”.

La pubblicazione del libro è il primo di una serie di momenti che celebreranno il Cinquecentenario (1524-2024) dei viaggi del Verrazzano. Un percorso voluto dalla Fondazione omonima, che ha raccolto per questo un prestigioso Comitato d’Onore che annovera Il Presidente della Regione Toscana, il Console Generale degli Stati Uniti d’America, il Sindaco della Città di Firenze e Presidente dell’Area Metropolitana e il Sindaco di Greve in Chianti.

Gli eventi previsti viaggeranno sull’asse Firenze-New York, con una serie di appuntamenti che si svolgeranno sulle due sponde dell’Atlantico, per raccontare la figura del navigatore, raro – se non unico – esempio di uomo di mare colto e cosmopolita, che, al servizio del re di Francia, fu il primo europeo ad entrare in quella che oggi è nota come la Baia di New York, da lui battezzata, “Baia di Santa Margherita”, in omaggio alla sorella di Francesco I. Se, contrariamente alle aspettative del monarca, non trovò il sospirato (e inesistente) passaggio verso le Indie, Giovanni esplora l’intera costa atlantica degli attuali Stati Uniti d’America, dalla Florida all’Isola di Capo Bretone.

L’unicità di Giovanni da Verrazzano non si ferma alle imprese della sua vita: perduti i documenti che lo riguardano, manipolata la sua relazione e dimenticato dopo la morte, la memoria del navigatore lentamente svanisce a causa di una serie di incredibili coincidenze negative. Scambiato per un pirata dagli Spagnoli in quanto agente del re di Francia, di equivoco in equivoco Giovanni verrà considerato perfino una specie di desaparecido, di cui si nega l’esistenza, o utilizzato, in alternativa, come bersaglio di una scombinata polemica nazionalistica scoppiata nell’Ottocento fra le due sponde dell’Atlantico: ulteriore – e umiliante – paradosso, per un uomo cosmopolita come lui.

Ma paradossale sarà anche il finale della storia: quando, in maniera altrettanto casuale, il documento autografo che spazza via secoli di errori e di menzogne, salterà fuori nel luogo dove nessuno aveva pensato di cercarlo: nella biblioteca dove era stato riposto con cura da uno dei suoi corrispondenti.
Marco Hagge conduce il vascello degli studi sul navigatore fuori da questa coltre nebbiosa, restituendo la figura di un esploratore diverso dagli altri, meno interessato alle ricchezze che alla scoperta del mondo e delle culture diverse da quella occidentale: nel segno di uno spirito umanistico che, altro paradosso, finirà per tradirlo quando, nella sua ultima missione, verrà trucidato ai Caraibi da una tribù di aborigeni, sotto gli occhi del fratello Gerolamo, suo cartografo di fiducia.


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