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Difesa comune e politica estera contro i populismi. Alfieri sulla kermesse del Pse

La due giorni romana con tantissimi ospiti tra cui il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il premier spagnolo Sanchez rappresenta, di fatto, l’apertura della campagna elettorale per le europee di giugno del blocco socialista. Ora la priorità è rafforzare l’Ue in politica estera e lavorare per la difesa comune. Anche con Renew. Colloquio con il senatore dem, Alessandro Alfieri

“La sfida parte da qui. Il Pd si giocherà il primato nel gruppo dei socialisti e sarà una componente fondamentale per arginare i venti anti-europeisti che soffiano verso Buxelles”. Il senatore dem, Alessandro Alfieri sintetizza così a Formiche.net la due giorni con la quale i democratici italiani aprono, di fatto, la campagna elettorale per le europee di giugno. Ieri l’apertura, con la segretaria del Pd Elly Schlein in pole position mentre oggi si entrerà nel vivo con gli interventi, tra gli altri,  del presidente del gruppo del Pse Stefan Löfven, il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Alfieri, un’apertura di campagna elettorale in un periodo non facile per il blocco socialista, benché in Italia sia ancora “calda” la vittoria in Sardegna. Che messaggio volete lanciare?

Si tratta di una kermesse fortemente voluta dalla nostra segretaria Elly Schlein e che sancisce un ruolo di primo piano dell’Italia e del Pd nella famiglia politica dei socialisti europei. La nostra stella polare resta, prioritariamente, l’integrazione europea. Ribadiamo con forza un concetto: per tutelare gli interessi nazionali, occorre essere forti a Bruxelles.

In Europa siamo ancora ben lontani dal costruire, ad esempio, una politica estera comune. Quale sarà il vostro contributo?

Lavoriamo in questo senso sotto tanti punti di vista. In prima istanza l’impegno del blocco socialista deve essere orientato alla costruzione di una difesa comunitaria che veda impegnati tutti i Paesi e che renda l’Europa “più sicura” sotto tutti i punti di vista. Dobbiamo essere in grado di governare le due grandi transizioni: quella energetica e quella tecnologica, occorrono politiche sul lavoro orientato a elevare gli standard e a migliorare le condizioni degli addetti. E, per tornare alla politica estera comune, ora è più che mai una priorità per l’Europa anche in vista di altri appuntamenti elettorali che sicuramente avranno un impatto sugli equilibri mondiali.

Si riferisce alle elezioni americane del prossimo anno?

Il rischio della vittoria di Trump è reale. Perciò, in assenza di un’agenda seria in politica estera da parte di questo governo nazionale, sarebbe auspicabile averne una chiara a livello comunitario. Penso che l’Italia, in questo senso, potrebbe essere fondamentale.

Su queste colonne, il presidente di Libdem Andrea Marcucci, come lei, ha più volte rimarcato il rischio di una torsione a destra in Europa. Quali sono i rapporti con il gruppo di Renew?

Dovremo collaborare con loro e penso ci siano tanti terreni comuni. Penso proprio alla realizzazione finalmente di una politica di difesa comune, penso a un impegno per una riforma dei trattati orientata al rafforzamento della politica estera europea. Certo, su tanti punti abbiamo sensibilità diverse ma non abbiamo alcuna preclusione. Sui temi strategici, dobbiamo lavorare assieme.

È realistico che si possa riproporre, magari con sfumature differenti, una maggioranza Ursula all’esito delle urne di giugno?

Bisogna attendere i risultati, ora è francamente presto per dirlo. Posso però dire che esiste questa probabilità e che sicuramente il blocco socialista lavorare per confermare questo schema che ha garantito equilibrio nelle istituzioni comunitarie.

Lei, insomma, è fiducioso che il Pse possa reggere l’onda d’urto di forze tendenzialmente euroscettiche che si stanno affermando a macchia d’olio in diversi paesi europei?

Certo, dobbiamo reggere ai venti populisti. E soprattutto dobbiamo sbugiardare chi tenta di fare il moderato in Europa e poi in Italia sfodera le parole d’ordine della destra, come fa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Un passaggio sulla vittoria in Sardegna. Un modello replicabile anche nelle altre regioni in cui si voterà a stretto giro, a partire dall’Abruzzo?

Non possiamo sempre contare sugli errori del centrodestra. La Sardegna secondo me è un unicum, per quanto avessimo una candidata molto valida come Alessandra Todde, la coalizione avversaria si è spesa per un candidato che ha pochissima popolarità. Per cui il mio invito è a non esaltarci e allo stesso tempo a non abbatterci quando le cose vanno male. Governiamo questo entusiasmo e cerchiamo di portare a casa l’Abruzzo in cui abbiamo messo in campo una coalizione larghissima a sostegno di un candidato forte come Luciano D’Amico.

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