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Difesa, Esteri e ora intelligence. Gli incontri Italia-Niger

Dopo la visita del generale Figliuolo e dell’ambasciatore Guariglia, anche Caravelli, direttore dell’Aise, è andato a Niamey. Come ha dichiarato il ministro Tajani nei giorni scorsi, Roma è pronta a riavviare la cooperazione, anche alla luce della missioni Misin

Giovedì scorso il generale Abdourahamane Tiani, capo della giunta militare che ha preso il potere in Niger l’estate scorsa, ha accolto il generale Giovanni Caravelli, direttore dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna.

Secondo quanto diffuso in una nota della giunta, quest’ultimo ha portato “un messaggio di solidarietà” della presidente del Consiglio Giorgia Meloni per confermare “la volontà di rafforzare la cooperazione” bilaterale. Ma sia la forma sia il contenuto sembra un po’ tirati per la giacchetta: inconsueto è il comunicato, considerato il ruolo dell’ospite; eccessivo anche il “messaggio di solidarietà” che, infatti, fonti di intelligence hanno smentito a Formiche.net e anche al quotidiano La Stampa.

È la stessa nota a ricordare che l’Italia rimane l’unico Paese europeo ad aver mantenuto i canali aperti con il Niger, anche dopo il golpe. In questo Paese chiave del Sahel e delle rotte dell’emigrazione sono presenti circa 250 militari italiani, impegnati nella missione bilaterale Misin.

Tiani “ha elogiato la professionalità e le capacità degli addestratori italiani durante le loro missioni con le forze armate nigerine”, prosegue la nota. Che conclude sostenendo che “l’Italia si è impegnata a sostenere il Niger sia in termini di equipaggiamento sia di capacità, per affrontare al meglio le sfide della sicurezza”. Due settimane fa è stata dichiarata dai golpisti “illegale” anche l’attività della task force americana: a pesare sembra essere stata l’ipotesi di un accordo tra la giunta golpista e l’Iran per consentire a quest’ultimo l’accesso alle sue riserve di uranio. Di fine 2023 è, invece, l’uscita dal Paese degli ultimi militari francesi.

La visita a Niamey del generale Caravelli segue quella di inizio mese dell’ambasciatore Riccardo Guariglia, segretario generale della Farnesina, e del generale Francesco Paolo Figliuolo, a capo del Comando operativo di vertice interforze. Quella era stata la prima missione congiunta italiana di alti funzionari degli Esteri e della Difesa dopo il golpe. I due hanno incontrato Bakari Yaou Sangaré e Salifou Modi, ministri rispettivamente di Esteri e Difesa.

Incontri che confermano che l’Italia è pronta a riavviare la cooperazione bilaterale con il Niger, come ha detto alcuni giorni fa Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, intervenendo al Senato. “Un ritiro dal Sahel renderebbe la regione più ostile e non certo più favorevole ai nostri interessi strategici”, ha spiegato. “Ribadiamo l’opportunità di riprendere il dialogo con le autorità de facto nigerine, una prospettiva alla quale lavorano anche gli Stati Uniti”, ha detto ancora.


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