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Droghe sintetiche, cosa fa l’Italia nella Coalizione a guida Usa? Risponde Pichini (Iss)

Parla la rappresentante nel gruppo di lavoro che si occupa di raccolta dei dati e condivisione di informazioni. La carenza di stupefacenti naturali, come cocaina e oppio, è un volano per sostanze come il fentanyl, spiega

“La carenza nel mondo di droghe naturali come cocaina e oppio per varie ragioni politiche” ha rappresentato un volano per le droghe sintetiche, compreso il fentanyl, che sono “più convenienti, perché si fanno a chilometro zero e con costi molto più bassi”. A spiegarlo a Formiche.net è Simona Pichini, responsabile facente funzione del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di Sanità. Pichini rappresenta l’Italia nel gruppo di lavoro “Detecting Threats/Patterns” della Coalizione globale contro le minacce delle droghe sintetiche lanciata dal governo statunitense a luglio a fronte di quella che in America è una vera e propria emergenza. È il gruppo di lavoro si occupa in particolare di migliorare la raccolta dei dati, aumentare la condivisione delle informazioni e integrare meglio le risorse per migliorare la capacità collettiva di rispondere alle tendenze emergenti in materia di stupefacenti.

Alla luce della crisi in corso, gli Stati Uniti “si sono resi conto della necessità di uniformità di visioni e politiche per prevenire la manifattura e il traffico di droghe sintetiche, per promuovere interventi di salute pubblica e per raccogliere le notizie sulle droghe, i mercati e i nuovi utilizzi”, spiega Pichini. È così che nasce la coalizione. All’interno di essa, come detto, l’Italia ha un ruolo cruciale. Merito, spiega l’esperta, del Sistema di allerta precoce sulle nuove sostanze psicoattive e sui nuovi trend di consumo delle sostanze di abuso classiche. “È ritenuto un modello in tutta Europa”, dice orgogliosa del centro che dirige.

In Italia, come in Europa, la situazione non è emergenziale. Ma potrebbe diventarlo. Per questo, il governo ha deciso di giocare d’anticipo puntando sulla prevenzione.

La scorsa settimana Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha presentato il Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di fentanyl e di altri oppioidi sintetici, tema al centro anche delle attività della presidenza italiana del G7. Il sottosegretario, che ha anche le deleghe all’intelligence e all’antidroga, ha presentato il piano anche ad Antony Blinken, segretario di Stato americano, incontrato a Vienna. “L’incontro con il segretario Blinken e con gli altri interlocutori tenuti a Vienna hanno grande importanza”, ha dichiarato Mantovano, “poiché il contrasto alle droghe non può essere condotto soltanto a livello nazionale, avendo il narcotraffico una dimensione pericolosamente globale. Così pure, il problema va affrontato preventivamente e non solo fronteggiandolo quando assume i caratteri dell’emergenza, come accaduto con il fentanyl negli Stati Uniti: anche su questo approccio abbiamo incontrato la condivisione di tutti i nostri interlocutori”, ha concluso.

Nei giorni scorsi anche l’Organizzazione sindacale Autonoma polizia penitenziaria ha sottolineato i rischi del fentanyl in carcere. Il segretario generale Leo Beneduci ha spiegato che “si profilano cifre che vanno ben oltre quelle, gravi e inaccettabili, dei 56 morti dall’inizio dell’anno di cui 23 per suicidio e delle 980 aggressioni al personale nello stesso periodo nel momento in cui il fentanyl prenderà il sopravvento sulle altre sostanze, all’apparenza a scopo terapeutico e analgesico, delle quali è già fatto largo uso nelle carceri italiane, ovvero che pervengono nella disponibilità dei detenuti attraverso francobolli e cartoncini ricevuti nella ordinaria corrispondenza”. Per Beneduci “il pericolo di quella che può diventare una strage senza precedenti all’interno delle carceri italiane è rappresentato dal fatto che il farmaco ha effetti devastanti già a bassissimi dosaggi (fino a cento volte più potente della morfina) e non è possibile individuarlo nelle ordinarie perquisizioni delle celle neanche mediante l’uso dei cani antidroga”.


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