L’F-35A ha ottenuto la certificazione per lanciare ordigni atomici ampliando le capacità nucleari statunitensi. Al di là della certificazione in sé, l’ottenimento del via libera per il trasporto di ordigni nucleari per l’F-35 segna un passo importante anche per i Paesi alleati di Washington che partecipano al programma Joint strike fighter e che fanno parte della condivisione nucleare, tra cui l’Italia
L’F-35 diventa il primo caccia di quinta generazione a ottenere la certificazione per trasportare ordigni nucleari. Una novità che permette adesso agli Stati Uniti di affiancare il caccia della Lockheed Martin alle altre piattaforme della triade atomica a stelle e strisce, accanto ai caccia F-15E e F-16, i bombardieri strategici B-2 e B-52H, i missili balistici intercontinentali Minuteman III e i sottomarini classe Ohio. Con mesi di anticipo rispetto a quanto preventivato dalle Forze armate Usa, il Lightning II è stato abilitato all’impiego della bomba nucleare a caduta B61/12, l’ultima versione della famiglia di ordigni sviluppati a partire dagli anni Sessanta. La certificazione è stata assegnata in particolare solo alla variante Alfa all’F-35, quella a decollo e atterraggio convenzionale, escludendo quindi per ora le versioni Bravo (a decollo corto e atterraggio verticale, Stovl) e Charlie (per il decollo assistito da catapulta e recupero con cavi di arresto, la versione per le portaerei dotate di questi sistemi in servizio solo con tre nazioni, Usa, Francia e Brasile). Per Russ Goemaere, portavoce del Joint Program F-35: “La certificazione nucleare del F-35 è l’apice di più di dieci di sforzi da parte di tutta il comparto nucleare, che consiste in sedici differenti stakeholder governativi e industriali”.
La bomba
L’arma che verrà impiegata dal caccia è la B61/12. Con una potenza intorno ai cinquanta chilotoni (poco meno di quattro volte la potenza della bomba sganciata su Hiroshima), quest’arma è il risultato di un programma di ammodernamento delle vecchie classi di B61 lanciato dall’amministrazione Obama. Gli Stati Uniti stanno attualmente lavorando anche ad una nuova versione dell’ordigno, la B61/13, che dovrebbe avere una potenza di circa 360 chilotoni ma sarà, probabilmente, ad uso esclusivo dei bombardieri strategici. Queste bombe rientrano nella condivisione nucleare, che prevede il dislocamento statunitense di armi nucleari tattiche e strategiche in Europa, e possono essere montate anche sugli F-16 statunitensi, belgi e olandesi e dai bombardieri Tornado e F-35 italiani e tedeschi.
La funzione strategica
Al di là della certificazione in sé, infatti, l’ottenimento del via libera per il trasporto di ordigni nucleari per l’F-35 segna un passo importante anche per i Paesi alleati di Washington che partecipano al programma Joint strike fighter e che fanno parte della condivisione nucleare. Tutti i Paesi che aderiscono a entrambi i programmi, infatti, impiegano l’F-35A, la versione certificata, e possono adesso estendere il trasporto delle testate custodite nei propri Paesi anche a questi velivoli, estendendo alla quinta generazione la propria capacità di deterrenza nei confronti delle nuove minacce. Per Berlino, la possibilità di certificare i caccia al trasporto delle testate nucleari presenti sul suo territorio era anche stato alla base della decisione di acquistare 35 velivoli l’anno scorso. Per l’Europa lo sguardo è ovviamente rivolto alla Russia, e nel Vecchio continente è stato recentemente al centro del dibattito anche una riflessione sulla posizione europea riguardo alla deterrenza nucleare.
La sicurezza europea e l’incertezza
Il lungo periodo di lavoro che ha portato alla certificazione del caccia dimostra che il passaggio non è una semplice reazione al ritorno della guerra convenzionale sul continente europeo e al riconoscimento della rinnovata assertività degli avversari, Russia in primis: l’acquisizione del dual-role da parte del caccia di quinta generazione potrebbe rappresentare, infatti, anche una risposta alle inquietudini europee circa il ruolo di Washington sulla sicurezza del Vecchio continente. Certificare un caccia in uso (o in procinto di essere acquistato) praticamente in tutti i Paesi europei potrebbe essere un modo per gli Usa per confermare il proprio impegno nel garantire l’ombrello della deterrenza atomica agli alleati d’oltreoceano.