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Cina, Russia, Gaza e… Tutte le sfide viste dall’intelligence Usa

La relazione annuale dei servizi segreti statunitensi fa il punto su un mondo caratterizzato dall’instabilità e dallo scontro tra democrazie e autocrazie, esacerbato dalle nuove tecnologie. Ecco i punti salienti del documento

“La Cina cerca di superare gli Stati Uniti come potenza mondiale e di assicurarsi il rispetto delle sue direttive da parte dei suoi vicini e dei Paesi di tutto il mondo, mentre la Russia minaccia direttamente gli Stati Uniti nel tentativo di affermare la propria influenza a livello regionale e globale”. È quanto si legge nell’Annual Threat Assessment of the U.S. Intelligence Community, la relazione annuale dell’intelligence americana, diffusa ieri.

La struttura del documento

Il documento è diviso, dopo introduzione e premessa, in due parti: attori statuali e questioni transnazionali. Tra i primi ci sono: la Cina “nervosa”, la Russia “conflittuale”, l’Iran, la Corea del Nord e una sezione “Confitti e fragilità” che include blocchi sul conflitto a Gaza, sui potenziali conflitti interstatali (come tra India e Cina o India e Pakistan) e i potenziali disordini intrastatali (nei Balcani). Tra le seconde: “Spazi contesi” (tecnologia, autoritarismo digitale e repressione transnazionale, armi di distruzione di massa), “Domini condivisi” (ambiente, salute pubblica e migrazioni) e “Attori non statuali” (crimine organizzato transnazionale, traffico di esseri umani, terrorismi, milizie private).

La premessa

In un mondo di conflitti regionali e di instabilità, aggravati da difficoltà economiche amplificate dalla pandemia Covid-19 prima e dalla guerra in Ucraina poi, “la più ampia competizione tra forme di governo democratiche e autoritarie che Cina, Russia e altri Paesi stanno alimentando promuovendo l’autoritarismo e diffondendo la disinformazione sta mettendo sotto pressione le norme consolidate che incoraggiano approcci cooperativi ai beni comuni globali”, si legge nella premessa. In questa competizione giocano un ruolo centrale le nuove tecnologie: l’intelligenza artificiale, le biotecnologie e la biosicurezza, lo sviluppo e la produzione di microelettronica e i potenziali sviluppi quantistici. Infine, “l’accelerazione degli effetti del cambiamento climatico sta mettendo una parte maggiore della popolazione mondiale, in particolare nei Paesi a basso e medio reddito, a rischio di condizioni meteorologiche estreme, di insicurezza alimentare e idrica e di disastri umanitari, alimentando i flussi migratori e aumentando i rischi di future pandemie, in quanto gli agenti patogeni sfruttano il cambiamento dell’ambiente”.

Gli sforzi della Cina

Tra le sfide poste della Cina ci sono le interferenze elettorali, con l’obiettivo di “mettere in disparte i critici della Cina e amplificare le divisioni sociali degli Stati Uniti” tramite operazioni di influenza e disinformazione. “Anche se Pechino pone dei limiti a queste attività, individui che non sono sotto la sua diretta supervisione possono tentare di influenzare le elezioni che ritengono in linea con gli obiettivi di Pechino”, si legge nella relazione. La relazione accende un faro su TikTok, app che il Congresso si prepara a vietare negli Stati Uniti a meno di una cessione delle attività nel Paese da parte della casa madre, la cinese ByteDance: “Gli account TikTok gestiti da un braccio di propaganda [cinese] avrebbero preso di mira i candidati di entrambi i partiti politici durante il ciclo elettorale statunitense di metà mandato nel 2022”, spiega l’intelligence americana. Con un avvertimento: il governo cinese potrebbe “tentare di influenzare in qualche modo le elezioni statunitensi del 2024”.

Gli acquisti cinesi di terre americane

La Cina sta acquistando terreni negli Stati Uniti, ed è un “rischio”, ha spiegato Christopher Wray, direttore dell’Fbi, durante l’audizione di ieri. “Siamo particolarmente preoccupati per le situazioni in cui l’acquisto di un terreno vicino a un’installazione militare, a un’infrastruttura critica, a qualcosa del genere, potrebbe essere sfruttato”. Gli Stati Uniti stanno indagando su “una serie di casi” di acquisti di terreni da parte di cinesi, ha aggiunto.

Le difficoltà di Xi

Tuttavia, si legge ancora, “la commistione tra minacce alla sicurezza interna ed estera” sta “minando la posizione e l’immagine” della Cina di Xi Jinping all’estero, “riducendo la capacità di Pechino di influenzare la percezione globale e di raggiungere i propri obiettivi”. Infatti, l’approccio duro di Pechino nei confronti del presunto separatismo nello Xinjiang, a Hong Kong e in Tibet, così come la più ampia repressione della religione e del dissenso in Cina, “hanno generato critiche diffuse a livello globale sulle violazioni dei diritti umani e sulle interferenze extraterritoriali della Cina”.

La situazione in Russia

Provato dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni occidentali, il prodotto interno lordo russo “ha una traiettoria di crescita modesta nel 2024, ma la sua competitività a lungo termine è diminuita rispetto alle prospettive prebelliche”. In questo contesto, “la Russia sta compensando il declino delle relazioni con l’Occidente espandendo i legami con la Cina, l’Iran, la Corea del Nord e i principali Paesi del Sud globale”. Ma ci sono problemi anche interni. Il leader Vladimir Putin considera il fallito ammutinamento della Wagner di Yevgeny Prigozhin come “la prova che la società russa è unita dietro la sua leadership” ma ha sfide da affrontare come “il sostegno delle élite, la pressione economica e il peso della guerra in Ucraina”.

La guerra in Ucraina

Durante l’audizione al Congresso, William Burns, direttore della Central Intelligence Agency, si è soffermato sulla guerra in Ucraina, dicendo di essere appena tornato dalla sua decima visita nel Paese aggredito dall’inizio dell’invasione russa poco più di due anni fa. Siamo a “un bivio molto importante”, ha spiegato. Da una parte, con “l’assistenza supplementare approvata dal Congresso, c’è la possibilità molto concreta di consolidare un successo strategico per l’Ucraina e una perdita strategica per la Russia di Vladimir Putin”. Infatti, l’intelligence americana ritiene che “con un’assistenza supplementare l’Ucraina possa resistere in prima linea fino al 2024 e nel 2025 che possa continuare a far pagare i costi alla Russia, non solo con attacchi di penetrazione profonda in Crimea, ma anche contro la flotta del Mare Nero della Russia, continuando il successo che ha portato all’affondamento di 15 navi russe negli ultimi 6 mesi”, ha aggiunto. Con gli aiuti occidentali, l’Ucraina può “riguadagnare l’iniziativa offensiva e anche mettersi nella posizione di negoziare da una posizione di maggiore forza” entro la fine del 2024 o l’inizio del 2025, ha dichiarato Burns. L’alternativa, ovvero lo stop agli aiuti occidentali, è “un futuro molto più cupo”, con l’Ucraina che perderebbe significativamente terreno quest’anno.

Hamas e “gli anni a venire”

Per quanto riguarda Gaza, dopo l’attacco del 7 ottobre il governo israeliano rimane concentrato sulla distruzione di Hamas, “che la popolazione sostiene ampiamente”, scrive l’intelligence americana. Tuttavia, “probabilmente dovrà affrontare una persistente resistenza armata da parte di Hamas per gli anni a venire e l’esercito faticherà a neutralizzare l’infrastruttura sotterranea di Hamas, che permette ai ribelli di nascondersi, recuperare le forze e sorprendere le forze israeliane”. Parole, dal peso anche politico, che difficilmente piaceranno al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

L’origine del Covid-19

La comunità d’intelligence americana, diretta da Avril Haines, “continua a indagare” sull’origine della pandemia Covid-19, si legge. Si tratta di una questione molto divisiva nella politica americana, con il pressing dei trumpiani sull’amministrazione Biden. Le agenzie ritengono plausibili due ipotesi: l’esposizione naturale a un animale infetto (ipotesi sostenuta da National Intelligence Council e altre quattro delle 18 agenzie) e un incidente di laboratorio (in cui credono dipartimento dell’Energia e Fbi). La Central Intelligence Agency e un’altra agenzia “non sono ancora in grado di determinare l’origine precisa della pandemia Covid-19, poiché entrambe le ipotesi si basano su presupposti significativi o si scontrano con rapporti contrastanti”. In tutto questo, la Cina “continua a opporsi alla condivisione di informazioni importanti e tecniche sui coronavirus e ad accusare altri Paesi, compresi gli Stati Uniti, per la pandemia”.

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