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Chi è Kiriyenko, l’uomo con cui Putin vuole destabilizzare l’Europa

Negli scambi informativi tra i servizi segreti occidentali e nelle inchieste dei giornali internazionali spunta spesso il vice capo di gabinetto al Cremlino, ribattezzato il “viceré del Donbass”. Sarebbe lui a supervisionare le operazioni nel Vecchio continente (Francia e Germania in particolare) in vista delle elezioni di giugno. Da capo di Rosatom aveva lavorato per rafforzare il legame energetico tra Italia e Russia

C’è un nome che torna spesso negli scambi informativi tra i servizi segreti occidentali: quello di Sergey Kiriyenko.

Sessantadue anni il prossimo 26 luglio, primo ministro più giovane nella storia della Russia (era il 1998, sotto Boris Yeltsin), per 11 anni (dal 2005 al 2016) a capo del colosso nucleare Rosatom, dal 2016 primo vice capo di gabinetto nell’amministrazione presidenziale di Vladimir Putin. Ex “liberale”, è il braccio destro del leader, l’eminenza grigia del Cremlino, ha scritto il Moscow Times. Con l’invasione russa dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio di due anni fa, è diventato il “viceré del Donbass” secondo Meduza, avendo la responsabilità dei territori occupati. È sotto sanzioni da parte degli Stati Uniti (assieme al fratello, Vladimir Kiriyenko, numero uno del social media russo VK) dal 2022 e dell’Unione europea e del Regno Unito dal 2020, in seguito all’avvelenamento dell’oppositore Alexei Navalny, morto in un carcere siberiano il 16 febbraio scorso.

Il suo nome compare anche in un recente rapporto del think tank britannico Royal United Services Institute sulla minaccia non convenzionale e ibrida russa. È a capo dei Comitati di influenza speciale, “responsabili di assegnare ai servizi speciali compiti specifici nei confronti di determinati Paesi e di valutare gli effetti delle operazioni”.

Alcuni documenti del Cremlino, finiti nelle mani di un servizio di intelligence e analizzati dal Washington Post, mostrano che Kiriyenko è a capo delle information operation russe per alimentare divisioni in Francia attraverso social media e figure politiche, opinionisti e attivisti. Questo sforzo osservato in Francia è parallelo a un’interferenza simile in Germania, dove il Cremlino ha tentato di unire l’estrema destra e l’estrema sinistra in un’alleanza contro la guerra, spiega lo stesso quotidiano che aveva rivelato questi tentativi. Anche il quel caso la mente sembra essere Kiriyenko. “L’obiettivo di Mosca è minare il sostegno all’Ucraina e indebolire la determinazione della Nato”, scrive il giornale americano. Come? Il più delle volte colpevolizzando l’Occidente di aver causato la guerra. Non sempre, però, con gli stessi metodi.

Il nome di Kiriyenko compare anche in un recente lungo articolo del quotidiano Le Monde sul lavoro del controspionaggio francese contro tentativi di russi di influenzare le prossime elezioni europee di giugno facendo leva sulle formazioni di estrema destra. In particolare, tramite Jean-Luc Schaffhauser, ex europarlamentare che aiutò il Front National di Marine Le Pen a ottenere due prestiti, tra cui uno emesso da una banca russa, nel 2014. Kiriyenko “potrebbe supervisionare l’operazione di destabilizzazione delle elezioni europee”, scrive il giornale francese. Tra i suoi contatti francesi, si legge ancora, c’è Xavier Moreau, un attivista filorusso con cittadinanza russa dal 2013. Ha sede a Mosca, fa regolarmente la spola con la Francia e gestisce il blog Stratpol, che “diffonde analisi politico-militari che riprendono la propaganda del regime russo. Partecipa anche a un programma in lingua francese trasmesso da Russia Today”, sottolinea Le Monde.

Infine, il nome di Kiriyenko compare in una recente inchiesta di France24 su Ilya Gambashidze, sanzionato l’anno scorso dell’Unione europea in quanto, da “fondatore di Structura National Technologies and Social Design Agency”, è stato un “attore chiave” nella campagna di disinformazione della Russia rivolta all’Ucraina e a diversi Paesi dell’Europa occidentale. Gambashidze è coinvolto in quasi tutte le più recenti operazioni di disinformazione russa nel mondo, compresa quella ribattezzata Doppelganger, denunciata recentemente dal governo francese, con cui sono stati replicati i siti Internet di testate giornalistiche molto note per ingannare i lettori e diffondere propaganda russa. Ma, scrive France24, il suo livello è non (ancora?) pari a quello del precedente zar dei troll del Cremlino, Yevgeny Prigozhin, fondatore del gruppo Wagner. Tra i suoi contatti al Cremlino c’è il consigliere Alexander Kharichev. La cosa più importante, secondo Andrey Pertsev, giornalista di Meduza, è che è “un compagno di viaggio” di Kiriyenko. Le persone, ha spiegato Pertsev, si rivolgono a Kiriyenko “per questioni elettorali o di altro tipo, e lui delega” a Kharitchev “il compito di trovare i giusti ‘tecnologi politici’”, come vengono definiti nel mondo russo gli esperti di manipolazione dei media. E infatti sembra che Gambashidze per Doppelganger abbia lavorato anche con Sofiya Zakharova, vicina a Kiriyenko e considerata la mente dell’operazione.

Ritraendo Kiriyenko e il suo ritorno sulla scena politica nell’ottobre di due anni fa, France24 scriveva: “Si prevede che sarà incaricato di ripristinare l’immagine della Russia sulla scena internazionale una volta terminata la guerra. Il piano prevede di presentare la Russia come il ‘continente della libertà’ per personaggi come l’italiano Silvio Berlusconi e l’ungherese Viktor Orbán”.

Come detto, i metodi russi cambiano in base al target. Infatti, se bisognasse scegliere per i servizi russi una e una solo caratteristica per descriverli, quella sarebbe la capacità di comprendere il target e adattarsi a esso.

Quali siano le reti di Kiriyenko in Italia non è chiaro. Alcuni metodi messi in campo in Francia e Germania lasciano pensare che esistano anche da noi. L’uomo conosce bene il nostro Paese e sa perfettamente che il rapporto tra Italia e Russia si basa da sempre sull’energia. Che, infatti, è stata il tema privilegiato delle attività di disinformazione russa in Italia in occasione delle elezioni di settembre 2022, come evidenziato da un rapporto dello European Council on Foreign Relations.

Lo sa perché ne è stato protagonista. Era il 2008, Silvio Berlusconi, da presidente del Consiglio, era a Mosca per incontrare l’allora presidente russo Dmitry Medvedev e sottoscrivere un accordo che prevedeva la costruzione di reattori nucleari di terza e quarta generazione in Italia. Kiriyenko, presidente di Rosatom, annunciò che l’Italia aveva davanti “la sfida di ritornare in una posizione di leadership nell’industria dell’energia nucleare in Europa”, come ricordano Jacopo Iacoboni e Gianluca Paolucci nel libro “Oligarchi” (Laterza).

Oggi, da parte dell’Aisi, il controspionaggio italiano, “c’è una attività che è costante” sotto il profilo della disinformazione, anche russa, come ha spiegato il direttore Mario Parente questa settimana alla presentazione della relazione annuale dell’intelligence. Anche perché le elezioni europee si avvicinano.

Nel corso dell’anno scorso, il secondo di guerra in Ucraina, “gli apparati di informazione legati al Cremlino hanno continuato a operare all’interno del dominio dell’informazione per minare la coesione europea e la fiducia dei cittadini” nelle istituzioni nazionali, nell’Unione europea e nella Nato, si legge nella relazione. Dopo che l’Unione europea ha imposto un blocco alle attività verso gli Stati membri dei media russi, come RT e Sputnik, e adottato politiche più stringenti contro disinformazione e propaganda da parte della Russia, “quest’ultima ha potuto contare sull’appoggio di network mediatici di Paesi terzi per promuovere le proprie narrative ampliando, allo stesso tempo, la propria capacità di coordinamento a livello internazionale”, spiega ancora l’intelligence italiana.


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