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Meglio che in James Bond. L’MI6 recluta tra le minoranze etniche

Per la prima volta ai media parlano un funzionario nero e uno asiatico del servizio. Si tratta di un’operazione di reclutamento perché i cambiamenti della società e delle sfide richiedono nuove intelligence

Si continua a cercare il successore di Daniel Craig per interpretare James Bond. Idris Elba si è chiamato fuori dopo che era “diventata una questione razziale”, come ha spiegato lui. Se non lui, potrebbe essere Sope Dirisu il nuovo James Bond, il primo nero. O forse Lashana Lynch, che sarebbe anche la prima donna, già il nuovo agente 00 nell’ultimo episodio della saga con Craig, “No time to die”.

Allo stesso modo, anche il vero MI6, ovvero il Secret Intelligence Service, l’agenzia di intelligence esterna del Regno Unito, sta cercando nuovi candidati con il faro dell’inclusione. Per questo, nelle ultime ore, sono stati ospiti sui media britannici due alti funzionari, un nero e un asiatico, per la prima volta. La loro identità è rimasta segreta, visto che l’unico appartenente al servizio di cui viene resa nota è il capo. Oggi il “C” è Sir Richard Moore, che ha raccolto il testimone di Alex Younger alla guida dell’agenzia ereditando e rafforzando la spinta verso una maggiore apertura, in termini sia di visibilità mediatica sia di reclutamento. Poco meno del 9 per cento del personale dell’MI6 appartiene a una minoranza etnica, ben al di sotto della 15 per cento di media nei dipartimenti governativi, e il loro stipendio medio è inferiore del 13,2 per cento rispetto a quello dei colleghi bianchi.

Diceva Younger che uno come Bond, che commette così tanti crimini, difficilmente sarebbe rimasto a lungo nell’agenzia. E soprattutto ha creato stereotipi sbagliati su chi lavora a Vauxhall Cross. Tuttavia, è stato un ottimo testimonial per il servizio.

E così il personaggio nato dalla penna di Ian Fleming è stato “usato” anche da Kwame, il funzionario nero intervistato da BBC Radio 1Xtra. Si tratta di un director, ovvero di un capo reparto, per finanze e risorse umane. Riporta al “C” e alle sue tre director-general, cioè le sue vice (sì, tutte e tre donne, come quello che nel film è “Q”, ovvero il capo della tecnologia). Lavorare per l’MI6 può essere più eccitante di un film di James Bond, ha spiegato dicendo di aver visto cose “che lasciano a bocca aperta”, “ben oltre quelle che si vedono nei film di spionaggio”. Lo stereotipo del funzionario, bianco, classe media e maschio, “non è vero”, ha aggiunto. In pratica, James Bond usato per abbattere gli stereotipi di James Bond.

Kwame ha spiegato di aver detto a sua moglie e a sua sorella dove lavora, ma non ai suoi figli piccoli. Lavorare per l’agenzia assicura un buon stipendio, ha aggiunto. Tutte le candidature nel mondo dell’intelligence britannica prevedono stipendi iniziali da 39.709 a 50.160 sterline. Ma la vera motivazione è la missione, ovvero la difesa della nazione, ha dichiarato il capo reparto. Oltre a lui, nell’operazione mediatica di MI6 è stato coinvolto anche Jay, capo reparto di origine indiane, ospite di BBC Radio 5 Live.

I confini economici, sociali e anche tra gli Stati sono sempre più invisibili. La tecnologia è sempre più presente e influente. Ciò impone cambiamenti all’intelligence, a partire dagli aspetti umani.

“Fonti dell’intelligence” hanno dichiarato al Mail che servono funzionari neri e asiatici per aiutare l’MI6 “a combattere il terrorismo internazionale e a raccogliere informazioni su Stati ostili come la Russia e l’Iran”.

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