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Perché non stupisce la disinformazione russa su Kate

Un gruppo legato a Mosca ha amplificato e alimentato la frenesia delle tesi complottistiche sui social media in merito alla salute della Principessa di Galles, scrive la BBC. Era scontato, considerati gli obiettivi del Cremlino e l’occasione ghiotta

Ci sarebbe stato da stupirsi se non fosse accaduto: le notizie sulle condizioni di salute della principessa Kate, che la scorsa settimana ha rivelato in un video di avere il cancro e di aver iniziato la chemioterapia, hanno dato nuovo materiale per la disinformazione russa.

Prima i sospetti di Whitehall dal Telegraph: “Il modus operandi degli Stati ostili” come Cina, Russia e Iran “comprende la destabilizzazione, che si tratti di minare la legittimità delle nostre elezioni o altre istituzioni”. Poi la conferma della BBC: “Secondo alcuni esperti di sicurezza, un gruppo di disinformazione con sede in Russia ha amplificato e alimentato la frenesia delle tesi complottistiche sui social media in merito alla salute della Principessa di Galles”.

Stando agli esperti, il gruppo russo finito sotto accusa in passato aveva già diffuso sul web altro materiale controverso, riguardante per esempio la guerra in Ucraina, la posizione della Francia di Emmanuel Macron o la difesa del sistema elettorale russo nel quadro della recente conferma del leader Vladimir Putin. Per Martin Innes, direttore del Security, Crime and Intelligence Innovation Institute dell’Università di Cardiff, si tratta di una entità non dipendente direttamente da Mosca ma collegata a persone sanzionate dagli Stati Uniti per una recente campagna di disinformazione.

L’ombra di attività russe era già stata tirata in ballo la scorsa settimana a proposito della diffusione della fake news riguardante la morte di re Carlo III. Tanto che la diplomazia britannica è stata spinta a diffondere una nota per smentire la “notizia” partita dai canali russi.

“Ovviamente” la Russia ha diffuso disinformazione sulla salute della principessa, ha commentato Rory Cormac, professore di Relazioni internazionali dell’Università di Nottingham, su X (qui una recente intervista a lui su Formiche.net). “Ma ha amplificato ciò che già era presente”, ha proseguito. Anche questo è colpa nostra. I nostri ‘temi controversi, i nostri pettegolezzi reali, il nostro eccitamento per le salaci teorie cospirative. Troppo facile dare la colpa alla ‘disinformazione’”, ha concluso l’esperto.


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