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Pezzi da museo. Ecco perché l’Europa manda a Kyiv proiettili sovietici

artiglieria

Alcuni Paesi europei hanno deciso di rifornire Kyiv con munizioni risalenti all’epoca sovietica, in quanto compatibili con la maggior parte dei cannoni di cui dispongono le forze armate ucraine. Un’operazione tutt’altro che scontata

La situazione lungo la linea del fronte in Ucraina non è facile per i difensori. Le forze armate ucraine cercano di resistere ai rinnovati assalti russi, che dopo la presa di Avdiivka continuano a fare pressione in alcuni punti specifici del fronte. Per cercare di supportare la difesa ucraina, l’ultima iniziativa di alcuni Paesi europei è quella di fornire alle forze armate di Kyiv munizioni compatibili con bocche da fuoco di epoca sovietica come gli obici D-30 or 2S1 Gvozdika, che compongono il grosso dei sistemi disponibili negli arsenali ucraini. Il governo tedesco ha annunciato l’invio di 120.000 proiettili d’artiglieria del calibro standard sovietico, i quali sono stati ordinati dalla Bulgaria, uno dei principali produttori di questo tipo di munizioni in Europa.

E poche settimane fa, in occasione della Munich Security Conference, il presidente della Repubblica Ceca Petr Pavel ha dichiarato che il suo governo era in grado di procurarsi quasi un milione di proiettili dall’estero, di cui 800.000 da 155 mm e 300.000 da 122 mm, aggiungendo che le munizioni potrebbero essere inviate rapidamente al Paese in difficoltà se si riuscisse a ottenere finanziamenti da altri alleati.

“La maggior parte dell’artiglieria ucraina risale ancora all’era sovietica – gli standard erano 122 mm, 130 mm e 152 mm, quindi ottenere più munizioni di questo calibro per Kiev è prezioso. L’acquisto di munizioni sul mercato mondiale ha molto senso a causa dei limiti di produzione di Europa e Stati Uniti – Washington ha già fatto molto in questo senso, avendo fornito 200.000 munizioni da 152 mm, 40.000 da 130 mm e 40.000 da 122 mm” è il commento di Mark Cancian, consulente senior per il programma di sicurezza internazionale presso il Center for Strategic and International Studies. Lo stesso think thank aveva osservato in un recente report che la carenza di proiettili standard sovietici ha gradualmente ridotto il valore operativo dell’artiglieria ucraina compatibile con queste munizioni.

Mentre Nick Reynolds, ricercatore di guerra terrestre presso il Royal United Services Institute, ha affermato che l’Ucraina dovrebbe comunque sforzarsi di convertire le proprie attrezzature di artiglieria allo standard Nato nel corso del tempo, poiché le nuove munizioni sono superiori in termini di potenza esplosiva, portata e precisione. Aggiungendo però che “le dimensioni della guerra e i requisiti materiali sono enormi. L’Ucraina spara proiettili da 155 mm e consuma le canne da 155 mm molto più velocemente di quanto si possa produrre in Europa”.

Ma Kyiv guarda con ottimismo agli sviluppi futuri. Dopo mesi di attesa, entro l’inizio dell’estate l’Ucraina dovrebbe finalmente ricevere i tanto desiderati F-16. Più di sessanta velivoli totali sono stati offerti da Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi e Belgio, mentre una coalizione multinazionale sta attualmente addestrando piloti ed equipaggi ucraini all’uso di questi sofisticati velivoli. La speranza di Kyiv è che, una volta operativi, questi aerei possano permettere alle forze ucraine di ristabilire gli equilibri con Mosca. Ma far volare i caccia sarà estremamente difficile. Le basi saranno obiettivi primari per gli attacchi russi, gli aerei stessi saranno marcati dai sistemi di difesa aerea russi, ripararli sarà una sfida e anche l’uso di piste non preparate potrebbe sabotare i delicati velivoli. Nel frattempo, Kyiv continuerà a sfruttare i pochi velivoli già disponibili nel suo arsenale, anch’essi risalenti all’epoca sovietica. I quali però hanno un impatto pressoché nullo, se paragonati agli F-16.

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