Skip to main content

Munizioni e droni. Stoltenberg indica le sfide del futuro per la Nato

Il segretario Stoltenberg ha presentato il report dell’anno 2023. La Nato è cresciuta e divenuta più forte ma il futuro le riserva molte sfide e il supporto all’Ucraina richiederà un impegno maggiore da parte dei Paesi membri

La Nato è più forte e solida di quanto sia mai stata. A dirlo è il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, presentando il report dell’Alleanza Atlantica per l’anno 2023, che ha rimarcato come “In un mondo imprevedibile la Nato è più importante che mai”. Nel corso della sua conferenza di presentazione, il segretario ha mantenuto un approccio generalmente positivo, le uniche ombre di preoccupazione sono trasparse nel contesto della quantità di munizionamento che viene consegnato all’Ucraina. Per il segretario generale, dal punto di vista della spesa militare sia dal punto di vista dell’approvazione della popolazione degli Stati membri dell’Alleanza, i numeri sono da record. La Nato ha provato la sua solidità nella reazione all’invasione russa, supportando le “coraggiose Forze armate ucraine”, e si sta rafforzando attraverso lo sviluppo delle task force relative ai singoli domini tradizionali (navale, terrestre, aereo), oltre che attraverso il rinsaldamento delle posizioni nell’Atlantico e nell’Indo-Pacifico. Il segretario ha fatto notare come, anche dal punto di vista della spesa militare, i dati siano molto ottimistici con l’Europa, criticata dagli esperti e dai politici per la sua ridotta spesa militare, che ha speso però un totale di 470 miliardi di dollari, equivalenti al 2% del suo Pil aggregato.

L’Ucraina

Tanta attenzione ha riguardato gli sviluppi della guerra in Ucraina e la relazione tra la Nato e i Paesi dello spazio post-sovietico, specialmente la Georgia, e quelli che sono entrati a far parte dell’Alleanza a seguito dell’invasione russa, Finlandia e Svezia. Il segretario ha fatto notare come sia un diritto di qualsiasi Paese scegliere se entrare a far parte di una alleanza militare come la Nato. Stoltenberg, però, ci ha tenuto a rimarcare, rivolgendosi a Tbilisi, come ci sia bisogno di applicare le riforme che garantiscano la piena funzionalità dell’ordine democratico. Il segretario ha, d’altro canto, celebrato la scelta di Helsinki di entrare nell’Alleanza. Rispondendo alle minacce di Putin di schierare truppe in Karelia, Stoltenberg ha ricordato come “la Finlandia, ora sotto l’articolo cinque, è più sicura ora di quanto lo sia mai stata”. Sull’importanza del mar Nero, il segretario ha sottolineato le grandi capacità dimostrate dalle Forze armate di Kiev, che sono state in grado di affondare un quarto della flotta russa nel bacino, ricordando però quanto questi successi siano correlati alla consegna di armamenti moderni da parte degli Stati occidentali.

La questione delle munizioni

In questo, il segretario ha posto l’accento sull’unica nota dolente evidenziata dal report: il bisogno dell’Occidente di aumentare i suoi aiuti verso Kiev. Il segretario ha infatti spiegato come sia “inaccettabile” che le Forze armate ucraine debbano retrocedere continuamente davanti alle forze di Mosca per colpa della disparità in capacità di potenza di fuoco tra i due eserciti. Questa questione si lega direttamente anche all’altra criticità individuata da Stoltenberg: l’accrescimento delle capacità di produzione di munizionamento occidentali. Il segretario, ha comunque elogiato gli sforzi dei Paesi alleati, facendo notare come tutti stiano contribuendo, sia in Europa sia in Nord America. Per il segretario, dunque, di fronte alla presenza delle possibilità economiche “tutto dipende dalla mancanza di volontà politica”.

Ipersonica e droni

In questo quadro, il segretario si è soffermato in particolare sulle minacce riguardanti il dominio aereo e la necessità per i Paesi alleati di sviluppare capacità contraeree che rispondano alla minaccia ipersonica, su cui i russi si sono molto concentrati. Altro dossier fondamentale per Stoltenberg riguarda la componente unmanned, sia come piattaforme per le Forze armate alleate, sia come sistemi di difesa dagli sciami di droni impiegati sempre di più in diversi scenari operativi (tra cui gli Shahed iraniani impiegati dagli Houthi nel mar Rosso). Per la Nato, dunque, diventa fondamentale dotarsi di capacità di risposta contro gli swarm di droni in grado di saturare le difese aeree, in un ottica di aumento della capacità di protezione e deterrenza per tutti i Paesi membri del Patto Atlantico.


×

Iscriviti alla newsletter