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IA, ecco la roadmap per regolare il futuro. L’analisi di Finocchiaro

Di Giusella Finocchiaro

Sarebbe un grande successo se il G7 a guida italiana individuasse una roadmap per la regolazione dell’IA, insieme a una proposta di governance globale, tanto difficile quanto necessaria. Il punto di Giusella Finocchiaro, co-founder e partner di DigitalMediaLaw e professoressa di Diritto di Internet e di Diritto privato presso l’Università di Bologna

L’intelligenza artificiale costituisce un tema centrale anche per il G7 del 2024. Da qualche mese, la discussione sull’IA si è spostata dal livello tecnico- giuridico a quello politico. L’ultimo G7 e il summit di Bletchley Park, solo per citare alcuni fra i molti incontri internazionali che si sono susseguiti sul tema, sono terminati con dichiarazioni che invocano nuove regole per il settore.

L’Italia, che negli ultimi anni ha spesso ricoperto un ruolo di primo piano nella normativa sul digitale (basti pensare alle norme sulla firma digitale e a quelle sulla conservazione digitale dei documenti), si trova ora a guidare un processo regolatorio che richiede necessariamente un coordinamento a livello globale, sia sotto il profilo dei contenuti da regolare, sia sotto il profilo – altrettanto importante ma spesso sottovalutato – della governance. Non si può pensare a “una legge globale” per l’intelligenza artificiale, ma le questioni giuridiche che la sua diffusione pone devono essere classificate secondo alcuni criteri ordinanti, che possono condurre a soluzioni diverse per problemi differenti.

I principi dichiarati nell’ultimo G7 ora devono essere declinati in concreto. E l’Italia può guidare il processo per definire una roadmap che formuli percorsi e obiettivi su contenuti normativi e governance. Le possibili soluzioni normative sono tante: si parte dai principi e si prosegue con le norme verticali per alcuni settori (come i contratti, la responsabilità, il diritto d’autore, la finanza, la sanità), che possono essere completamente nuove o adeguate. Per dettare queste norme gli strumenti giuridici a disposizione sono molteplici: dai trattati alle convenzioni internazionali, agli strumenti di soft law, alle linee-guida, alla self regulation. E diversi sono i soggetti che se ne possono occupare.

Per esempio, alcune organizzazioni internazionali (come Uncitral e Unidroit) stanno già lavorando su questi temi. Ricomporre il mosaico sarebbe un obiettivo straordinario. Non dimentichiamo che anche la tecnologia può fornire delle soluzioni: un ambito in cui soluzioni tecnologiche possono aiutare a risolvere problemi giuridici è quello delle fake news. Il tema a prima vista appare completamente nuovo, ma per risolverlo possiamo imparare dal passato. Come sottolineato da un articolo del Financial Times la questione può essere inquadrata, per analogia, nell’ambito della contraffazione.

Veniva infatti portato come esempio la circolazione delle banconote false: le norme hanno cercato di regolarla e di impedirla, ma da sole non sono bastate. Riguardo all’IA, ciò che si teme – e che già abbiamo avuto modo di sperimentare – è la diffusione di notizie, immagini, foto e audio falsificati. Innumerevoli gli esempi: dal piumino del Papa alla voce di Biden che invita a non votare. Gli effetti possono essere significativi e anche devastanti: basti pensare all’influenza sulle competizioni elettorali.

Norme ad hoc e pene inasprite possono aiutare (il Digital services act costituisce un tassello importante nell’attuale scenario normativo), ma la stessa tecnologia può fornire strumenti che aiutino a risolvere i problemi con un approccio costruttivo. Un esempio è rappresentato dall’utilizzo di sistemi di digital watermarking, che potrebbe attestare la fonte da cui provengono alcuni contenuti. Il sistema in questione sarebbe facoltativo, ma i contenuti marchiati con il sigillo digitale avrebbero provenienza certa. Una volta inquadrati chiaramente i problemi vi sono numerose soluzioni possibili, o di diversa natura giuridica, o puramente tecnologiche e sostenute dalle norme.

Per quanto riguarda la governance occorre un coordinamento internazionale, dal momento che la materia non è certo limitata ai confini di un Paese. Anche in questo caso non si può pensare a un’unica legge e a un’unica autorità di governo, ma è necessario un approccio multilivello, che consenta di allocare poteri, funzioni e competenze su diversi soggetti fra loro coordinati. Da un’organizzazione internazionale (come l’Onu) fino alle autorità nazionali di ciascun Paese. Non frammentando, ma coordinando. Sarebbe un grande successo se il G7 a guida italiana individuasse una roadmap per regolare l’IA, insieme a una proposta di governance globale, tanto difficile quanto necessaria.

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