È nei seggi organizzati dal consolato nel capoluogo ligure che Putin ha riscosso la percentuale di preferenze più alta. La vicinanza a Torino e Milano e alle aziende della difesa è da sempre una calamita per Mosca, come racconta la storia di Sergei Illarionov che defezionò negli Stati Uniti nel 1991
È a Genova, con il 48 per cento delle preferenze, che Vladimir Putin ha preso la percentuale più alta di voti nei consolati russi in Italia che hanno i seggi per le presidenziali. In tutto, in Italia, oltre 4.500 russi hanno partecipato (accompagnati da alcuni manifestanti in protesta) alle votazioni nei seggi allestiti a Roma, Milano, Genova e Palermo. Il leader ha riscosso un tasso di gradimento ben più alto che in altre parti d’Europa. Per esempio, in Spagna, non ha superato il 10 per cento a Madrid e il 5 per cento a Barcellona.
Ed è sempre a Genova che oggi si tiene un convegno sulla “pace”, che suona più come resa del’Ucraina che come ritiro dell’invasore russo, organizzato al Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, sede del Comune, dall’ex senatore pentastellato Mattia Crucioli, già attivista nell’opposizione al Green Pass e al governo Draghi. Tra gli ospiti: lo street artist Jorit, le cui posizioni pro Putin sono recentemente salite alle cronache per la sua partecipazione accanto al presidente russo al Festival della Gioventù di Sochi; la diplomatica in pensione Elena Basile; l’esperto di tv Carlo Freccero; e, in collegamento da Mosca, l’ex parlamentare grillino Pino Cabras. “In uno scenario globale in cui la guerra viene sdoganata quale unico metodo di risoluzione delle controversie, con la conseguente corsa agli armamenti e l’avvio di una massiccia propaganda bellica, occorre interrogarsi sugli strumenti a disposizione per evitare la catastrofe”, questa la presentazione del convegno che sarà anche l’occasione per il lancio del partito Democrazia sovrana popolare, nato dal comunista Marco Rizzo e dal no-vax Francesco Toscano, a cui aderisce anche Cabras.
A raccontare la centralità di Genova per Mosca è una storia della Guerra Fredda che ha per protagonista Sergei Illarionov, colonnello del KGB, già assegnato al consolato di Milano all’inizio degli anni Ottanta. Nel 1991 operava sotto la copertura diplomatica di vice console sovietico nel capoluogo ligure, città prossima sia a Torino (dove aveva e ha sede, tra l’altro, il campus delle Nazioni Unite sul Po) sia a Milano, capitale economica dell’Italia. Defezionò negli Stati Uniti, diventando una delle risorse più preziose per la Central Intelligence Agency e per l’Occidente dopo la caduta del Muro di Berlino. Fu interrogato anche dal Sismi nei mesi successivi al suo trasferimento dall’Italia agli Stati Uniti nel febbraio di quell’anno.
Nel 2004 Francesco Cossiga, che all’epoca dei fatti era il presidente della Repubblica, parlò della cosiddetta operazione “Ottobre Rosso 2” alla Commissione Mitrokhin presieduta da Paolo Guzzanti. Fu grazie ai racconti di Illarionov, che si scoprì “dell’esistenza di una rete composta da 30 cittadini italiani, oltre gli operatori legali ed illegali del KGB e del GRU”.
Recita una nota del Sismi letta da Cossiga in audizione: “Trattasi di un ammiraglio in pensione, di dirigenti d’azienda (in particolare uno della nuova Telettra), professori universitari, giornalisti e funzionari di vario livello inseriti in delicati settori della produzione nazionale. Oltre ai cittadini italiani, risultavano coinvolti 21 cittadini sovietici, tuttora presenti in Italia sotto copertura diplomatica e responsabili di attività di intelligence nel nostro Paese (dieci di detti cittadini, comunque, erano già noti al Sismi e dallo stesso classificati come agenti). Costoro, secondo il defezionista, costituiscono i nuclei operanti in Italia nel campo della sola ricerca industriale e tecnologica che, allo stato, ha carattere di massima priorità tra gli obiettivi sovietici”.
A Genova, Illarionov si occupava di industriali, attività portuali e commercio. Come ha scritto Guido Olimpio sul Corriere della Sera, si parlò dell’interesse per il progetto del Destriero, yacht velocissimo in alluminio che nel 1992 attraverserà l’Atlantico in poco più di 58 ore.
Il funzionario del KGB con abiti diplomatici era spesso anche nella zona di La Spezia, importante base navale e sede di aziende della difesa. Basti pensare al caso di Natalino Francalanci, commerciante toscano di pellami, che alla fine degli anni Ottanta fu arrestato a La Spezia, nei pressi della base navale, mentre tentava di trasmettere informazioni al KGB sulla tecnologia utilizzata da Otomelara. Francalanci era uno dei membri di un circuito spionistico in cui sarebbero stati coinvolti anche un ex carabiniere disertore fuggito in Bulgaria (Paolo Dinucci) e un ingegnere elettronico della Oto Melara.
Tra le rivelazioni fatte da Illarionov, anche quelle che portarono all’arresto del carabiniere Raffaele Natale, che aveva prestato servizio presso l’ambasciata italiana a Berlino Est prima della caduta del Muro, finito in manette nel 1992, condannato a sei anni e nove mesi di carcere dopo essere stato incastrato con una cosiddetta “trappola al miele” dalla Stasi, che lo aveva indotto a fornire informazioni sulla nostra rappresentanza.
La nuova stagione nelle relazioni Est-Ovest fece sì che molto rimase negli archivi più riservati. L’interesse russo verso Genova e l’amore dei russi genovesi verso Mosca, invece, non sono da tempo un mistero.