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Bruno Valensise è il nuovo direttore dell’Aisi. Il ritratto

Per lui è un ritorno a casa, visto che ha iniziato la carriera nei servizi segreti italiani, presso il Sisde. Succederà dal 19 aprile al prefetto Mario Parente, generale dei Carabinieri, che andrà in pensione nelle prossime settimane

Bruno Valensise, romano, 53 anni compiuti lo scorso 29 dicembre, il nuovo direttore dell’Aisi (con decorrenza da venerdì 19 aprile). Per lui è un ritorno a casa, visto che ha iniziato la sua carriera nei servizi segreti italiani nel Sisde, il predecessore dell’Aisi, entrandovi nel 2004 dopo il dottorato in diritto costituzionale. Succede al prefetto Mario Parente, generale dei Carabinieri, che andrà in pensione nelle prossime settimane a 66 anni, di cui gli ultimi 8 passati al timone del servizio interno. L’arrivo, o meglio il ritorno, di Valensise a piazza Zama rappresenta una novità: infatti, da quando il Sisde è diventato Aisi con la riforma del 2007, a parte l’iniziale direzione del poliziotto Franco Gabrielli durata un anno, la guida dell’agenzia interna è sempre stata nelle mani di un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri.

IL CURRICULUM

Da settembre 2019 Valensise era vicedirettore vicario del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, struttura allora guidata da Gennaro Vecchione e oggi dall’ambasciatrice Elisabetta Belloni (che, da pochi giorni, è anche sherpa G7/G20 della presidente del Consiglio Giorgia Meloni). In precedenza, era stato direttore dell’Ufficio centrale per la segretezza dello stesso Dis e direttore della Scuola di formazione del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica.

IL RAPPORTO PUBBLICO-PRIVATO

Raccontando, da direttore della scuola, la riforma del 2007 (con la legge numero 124) e la novella del 2012, a novembre 2012 Valensise si era soffermato sulla partnership pubblico-privato in occasione di un evento organizzato dall’Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati ed invalidi del lavoro). “Il legislatore non si è limitato, peraltro, a ridisegnare l’architettura del comparto ed a definirne in modo innovativo i compiti, ma ha anche dettato apposite disposizioni volte a propiziare la realizzazione di un’inedita partnership tra l’intelligence, il variegato mondo delle istituzioni e la c.d. società civile e/o produttiva”, aveva spiegato. Erano 12 anni fa. Si parlava poco di minaccia ibrida. Valensise aggiungeva, con parole che suonano attuali anche oggi: “Uno scenario come quello attuale – caratterizzato da asimmetria, transnazionalità, interconnessione, ‘privatizzazione/destatualizzazione’ delle minacce alla sicurezza nazionale ed in cui l’aggressione ad un Paese può facilmente assumere la veste di un attacco ai suoi interessi economico-finanziari portato da attori non statuali ovvero quella di un attacco cibernetico alle sue infrastrutture critiche – è imperativo strutturare un nuovo rapporto tra intelligence, società ed il mondo produttivo volto a far sì che si realizzi il percorso virtuoso che faccia del comparto (rectius: sistema) informativo l’elemento centrale ed indefettibile del sistema-Paese”.

LA SICUREZZA ECONOMICO-FINANZIARIA

Nel 2013, invece, Valensise aveva inaugurato, sempre da direttore, la scuola unica del comparto, prevista legge di riforma del 2007 per razionalizzare l’offerta formativa delle due agenzie. Era un momento di grande incertezza per l’Europa e per il Paese in particolare dal punto di vista economico-finanziario. Presidente del Consiglio era Mario Monti. Autorità delegata, invece, Gianni De Gennaro. Direttore generale del Dis, l’ambasciatore Giampiero Massolo. la cerimonia aveva visto la prolusione del professor Andrea Sironi, allora rettore dell’Università Bocconi di Milano, sul tema “La crisi finanziaria, l’Italia e l’Europa”. Era, aveva spiegato Valensise, la testimonianza della “volontà” del comparto “effettuare uno specifico ‘investimento’ nella formazione e nell’aggiornamento in ambito economico-finanziario per far sì che – senza trascurare lo spettro delle ‘tradizionali’, ma mai dome, minacce – l’intelligence italiana sia sempre più capace di affrontare i pericoli che gravano sugli interessi economici, finanziari, scientifici ed industriali del nostro Paese”. Parole che risuonano anche oggi, con l’attenzione del sottosegretario Alfredo Mantovano, Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, alla sicurezza economico-finanziaria.

L’INFORMAZIONE PER ILLUMINARE IL CAMPO

“L’informazione è un importante fattore di riduzione del rischio, perché è capace di illuminare il campo”, aveva aggiunto in quella sede Valensise. Poi aveva concluso il suo intervento evidenziando il ruolo dell’intelligence. Per farlo aveva citato Winston Churchill, secondo cui l’uomo politico deve possedere soprattutto una qualità, essere cioè in grado “di prevedere ciò che sta per accadere domani, la settimana dopo, il mese successivo e l’anno seguente. E l’abilità di spiegare a posteriori perché non è accaduto nulla di tutto ciò”.


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