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Phisikk du role – Cirino Pomicino, la pedagogia democratica e Nietzsche

Oggi, orgogliosamente ultraottuagenario, Pomicino si concede al Corriere della Sera per dichiarare di voler svolgere un’azione di pedagogia democratica, di sapore schiettamente deweyano, nei confronti della Lega di Salvini. Dentro questa scelta ci mette innanzitutto le ragioni del cuore, ma aggiunge qualcosa di più e di rilevante. La rubrica di Pino Pisicchio

Paolo Cirino Pomicino ha rappresentato sicuramente un’atipicità dell’essere democristiano. Infatti, laddove il mainstream disegnava gli adepti dello scudocrociato come ex chierichetti allevati in sacrestia, passati dipoi alla grisaglia blu notte, forniti di arzigogoli argomentativi tendenzialmente labirintici, seriosi e un po’ uggiosi, Paolo era dotato, invece, di una verve che incrociava l’indole partenopea con un senso dell’umorismo un po’ spiazzante, davvero raro nella comunità diccì.

C’era molto di suo ma qualcosa delle battute al vetriolo del suo capocorrente, Giulio Andreotti, icona insuperata dell’intelligenza politica in forma di arguzia fulminante, si era depositato per via dell’antica consuetudine dei loro rapporti. L’uno, il napoletano, autore di ironie che cercano il consenso del pubblico. L’altro, il maestro romano, costruttore di sarcasmi mirati principalmente a far vacillare il destinatario. La politica con altri mezzi. Comunque intelligenti.

Anche nel tempo a noi più prossimo, spente le luci della politica politicante, Pomicino non ha mancato di frequentare la scena pubblica, sottoforma di esperto di democristianità e di ancient regime nei talk show delle tv concorrenti della Rai, mettendo in crisi le tremule star politiche di oggi e guadagnandosi la simpatia del pubblico non pagante. Oggi, orgogliosamente ultraottuagenario, si concede al Corriere della Sera per dichiarare di voler svolgere un’azione di pedagogia democratica, di sapore schiettamente deweyano, nei confronti della Lega di Salvini.

Dentro questa scelta Pomicino ci mette innanzitutto le ragioni del cuore – che per un napoletano restano sempre il primum movens – che investono il suo amico Patriciello, re delle cliniche in Campania, candidato alle elezioni europee nella Lega perché “fatto fuori dalle liste di Forza Italia”, ma aggiunge qualcosa di più e di rilevante.

Parla di educazione dall’interno per un partito, la Lega, appunto, che va aiutato a crescere. Insomma una specie di maieutica che uno dei protagonisti della DC degli ultimi decenni intenderebbe svolgere in favore del partito di Salvini per renderlo “un partito civile”. E con l’autonomia differenziata come la mettiamo? Domanda l’intervistatrice. “Di per sé non è un errore”, risponde Pomicino ma aggiunge: “Resterà un manifesto e continueremo ad avere una sperequazione tra Nord e Sud”. E la coabitazione con il generale Vannacci? “È politicamente sciocco”.

E che dire sul premierato elettivo? “Sono convinto che la Lega non lo approverà mai”. Insomma: Pomicino è sicuro dell’efficacia della sua pedagogia democratica all’interno della Lega per condurre il partito ad egemonia salviniana, con un pugno di vecchi democristiani, verso “il centro di stampo popolare”.

Auguri Paolo. Nelle tue meditazioni, se puoi, ricorda quell’aforisma nicciano sull’abisso: “Se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”. Lo trovi nel classico “Al di là del bene e del male”, edizione Adelphi.



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