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Dal lavoro alla sanità. Cosa possiamo fare con l’Intelligenza artificiale secondo Becchetti

Non siamo lontani dal vero quando diciamo che l’Intelligenza Artificiale, usata male, può produrre due tipi di danni quando è programmata per produrre un esito che non si preoccupa delle esternalità sociali ed ambientali negative che può invece generare. O quando la mano umana non è abbastanza attenta a verificare e correggere gli errori della propria creatura

C’è molta preoccupazione di fronte all’Intelligenza Artificiale, aumentata dal fatto che facciamo fatica a capire e delineare i confini di ciò che abbiamo di fronte. Parliamo della nuova grande innovazione tecnologica nella storia dell’umanità dopo le tante che l’hanno preceduta (dall’aratro, all’elettricità, alla spoletta meccanica, a Internet per citarne solo alcune).

Stiamo parlando di un salto di qualità e della nascita di “assistenti digitali” (sempre programmati dall’uomo) in grado di svolgere funzioni complesse “apprendendo” da esperienza ed errori. Dal mio semplice osservatorio di ricercatore con l’intelligenza artificiale ho un assistente che può correggere il mio inglese, preparare presentazioni, scrivere articoli o fare disegni nello stile dell’autore desiderato.

Da un punto di vista generale il progresso scientifico e tecnologico ha aumentato la produttività e la capacità di creare valore ponendo le condizioni per un aumento della popolazione e dell’aspettativa media del pianeta. Dovremmo dunque iniziare il nostro ragionamento con un senso di gratitudine.
Le insidie ovviamente ci sono (e spiegano la recente nascita di un osservatorio presso il Ministero del Lavoro). Le grandi innovazioni sono processi Schumpeteriani che distruggono da una parte e creano da un’altra moltissimi posti di lavoro. Il saldo è quasi sempre positivo e così si prevede anche in questo caso.

Il pessimismo nasce solitamente dal fatto che le crisi di settore e di posti di lavoro sono dolorose, si vedono e fanno rumore. La nascita di nuovi settori e di nuovi posti di lavoro è silenziosa e non fa notizia. Fondamentale per il mercato del lavoro diventa la formazione continua e la riqualificazione della forza lavoro per facilitare la transizione dai settori obsoleti a quelli nascenti. Dobbiamo poi aspettarci, come accaduto in passato con innovazioni ed aumenti di produttività, un aumento del tempo libero che i primi esperimenti di sucesso sulla settimana di lavoro di quattro giorni fanno intravedere.

Questi effetti dell’Intelligenza Artificiale si manifesteranno tutto sommato alla luce del sole. Un criterio rilevante per capire se l’Intelligenza Artificiale è “buona” o “cattiva” è capire per cosa si usa, visto che si tratta soprattutto di un potenziamento dei nostri poteri. Se abbiamo notizia dell’uso dell’AI in sanità per esempio possiamo immaginare che essa avrà prevalentemente effetti positivi, a meno di non essere utilizzata per aumentare i profitti delle imprese del settore senza preoccuparsi delle ricadute sui cittadini.

Quello di cui dobbiamo invece preoccuparci è il rischio del suo utilizzo per manipolare preferenze e gusti dei cittadini o in ambiti dannosi per la nostra vita. Ed è possibile usare l’intelligenza artificiale nella gestione di un social media per spingere le persone, senza che se ne accorgano (semplicemente con criteri sull’ordine dei messaggi che vediamo), ad essere più conflittuali sapendo che questo accrescerà interesse, attenzione, traffico pubblicitario e profitti. Inoltre è possibile usare l’intelligenza artificiale per identificare nemici da colpire (con la conseguenza collaterale anch’essa negativa che i limiti e gli errori che anche l’intelligenza artificiale commette aggravino le conseguenze di quegli atti, come ci insegna la storia dei “missili intelligenti”). Ed è vero come ricorda l’amico Paolo Benanti che “non dobbiamo temere tanto l’Intelligenza Artificiale quanto la stupidità “naturale” degli esseri umani”.

In sostanza non siamo lontani dal vero nel concludere che l’Intelligenza Artificiale, usata male, può produrre due tipi di danni quando è programmata per produrre un esito che non si preoccupa delle esternalità sociali ed ambientali negative che può generare, o quando la mano umana non è abbastanza attenta a verificare e correggere gli errori della propria creatura. Consapevole di questo la rete mondiale dei fondi d’investimento sostenibili ha chiesto alle principali aziende quotate una dichiarazione pubblica per rendere trasparenti i fini e gli ambiti nei quali tali aziende usano o useranno l’Intelligenza Artificiale. Ed è un primo passo nella direzione giusta

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