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C’è un’operazione d’intelligence dietro la nascita dell’industria orologiera svizzera

Di Roberto Toncig

Così un gruppo di piccoli industriali delle oscure valli dello Jura svizzero hanno saputo rovesciare una situazione drammatica per le sorti della tradizione dell’orologeria elvetica, ricorrendo a una geniale operazione di spionaggio

Il libro “Disrupting Time” di Aaron Stark si incentra sulla rivoluzione nell’industria dell’orologeria, introdotta nell’Ottocento da alcuni geniali innovatori americani e sulle conseguenze disastrose che tutto ciò determinerà nella sino ad allora tranquilla manifattura svizzera. La vicenda si svolge nella seconda metà del XIX Secolo, epoca in cui il Nuovo Mondo si affaccia con prepotenza sulla scena globale come motore di innovazione industriale, manageriale e commerciale.

Anche il settore dell’orologeria, all’epoca uno dei campi di più avanzato sviluppo tecnologico non sfugge alle dinamiche dei nuovi tempi; processi industriali, sviluppo delle reti ferroviarie, urbanizzazione crescente determinano l’importanza sociale della puntualità. Un’ulteriore, forte spinta viene dal mondo militare che necessita in battaglia di manovre accuratamente coordinati nel tempo. Succede così che al mercato globale dell’orologeria, sino ad allora dominato da Svizzera, Inghilterra, Russia e Germania, inizia a interessarsi anche l’imprenditoria americana più aperta alle novità.

È in questo scenario che si muove Royal E. Robbins, un geniale imprenditore che, per gamma di interessi e apertura al futuro, possiamo paragonare a un Elon Musk ante litteram. Questi rileva nel 1840 la Waltham Watch Industry, oramai sull’orlo del fallimento, e nel giro di pochi anni ne fa un vero colosso internazionale del settore, con profitti in crescita esponenziale.

Alla base del successo della Waltham sta innanzitutto l’intuizione di Robbins circa l’importanza sociale della puntualità, imposta dalla stessa evoluzione della società contemporanea: basti pensare alla crescente diffusione dei trasporti ferroviari, che negli Stati Uniti si estendono lungo più fasce orarie e necessitano di accurata coordinazione, o ancor più alla complessità delle manovre nelle moderne battaglie campali, dove ogni movimento deve essere temporalmente coordinato, o al diffondersi delle fabbriche con i loro processi produttivi che impongono il rispetto di turni e rotazioni.

Robbins introduce pertanto concetti all’epoca estremamente innovativi, quali standardizzazione della produzione, intercambiabilità dei componenti, controllo dei processi, welfare per i dipendenti, il tutto sollecitando tutto il personale all’innovazione e al contributo proattivo al miglioramento della performance. Elemento fondamentale del successo della Waltham è stato il reclutamento dell’ingegnere Ambrose Webster, che lavorava nella fabbrica di armi di Springfield e che diverrà il padre delle principali nuove macchine introdotte nella Waltham.

Nella Vecchia Europa il successo dell’industria dell’orologeria statunitense non tarda a farsi sentire, con effetti drammatici soprattutto per i produttori svizzeri. Questi per anni avevano avuto un accesso molto ampio ai mercati internazionali, piazzando la loro produzione; questa annoverava degli esemplari di inarrivabile livello, prodotti dai maestri ginevrini, assieme a una produzione di massa, di bassa qualità e scarsa affidabilità, destinata a un pubblico ampio e realizzata da artigiani delle valli dello Jura. Si trattava di veri e propri contadini prestati all’orologeria, che d’estate si occupavano di campi e bestiame e nei lughi inverni si dedicavano a costruire parti di orologi, con processi completamente manuali e non standardizzati. Era pertanto inevitabile che l’entrata sul mercato dei prodotti americani, affidabili e relativamente economici, soppiantasse quasi del tutto l’asfittica e statica proto-industria elvetica, portandola sull’orlo del collasso totale.

E qui il racconto passa da un trattato di business, incentrato sugli orologi, alla descrizione di una magistrale operazione di intelligence economica. Un gruppo di orologiai dello Jura, infatti, si organizza in una società chiamata Société Intercantonale des Industries du Jura (SIIJ) e inizia a studiare il problema della sopravvivenza del loro settore; ben presto individua nella esposizione per le celebrazioni del primo centenario degli Stati Uniti, la Centennial Exhibition che si tiene a Philadelphia nel 1876, un’imperdibile occasione per acquisire tutte le informazioni necessarie per elaborare una strategia risolutiva e salvare il proprio business.

Incaricati dell’operazione sul terreno sono Teophilus Gribi, che potrà approfittare dell’incarico di giurato ufficiale della mostra per muoversi trasversalmente e avviare una raccolta di informazioni e soprattutto di contatti; e il giovane ingegnere Jacques David, uno dei primissimi dirigenti della Longines. David arriva a Philadelphia verso metà luglio 1876 con l’obiettivo di acquisire un quadro quanto più possibile completo del “come” la watch industry americana lavora nel suo complesso, senza limitarsi a esplorare il “cosa” la stessa faccia.

David si muove quindi su più piani. Visita la mostra e prende atto di quanto esposto dai due maggiori competitor statunitensi, Elgin e soprattutto Waltham. Inizia a tessere una rete di contatti personali frequentando i locali dove era uso intrattenersi il personale della Waltham. Successivamente ingaggia alcuni dipendenti nelle fabbriche di interesse, puntando sulla presenza nelle stesse di operai specializzati emigrati dalla madrepatria svizzera.

Gribi, nel frattempo, infittisce le proprie interazioni nei saloni della mostra sino ad approcciare Webster, il dirigente che aveva per anni tradotto idee e strategie di Robbins nella concretezza dell’organizzazione e del funzionamento della Waltham. Il personaggio viene segnalato da Gribi a David e tra i due nasce subito una qualche forma di intesa, tanto che già nel settembre David lo raccomanda in una lettera alla SIIJ quale partner sul quale investire per aiutare tutto il comparto svizzero degli orologi.

In poco più di tre mesi David riesce ad acquisire un patrimonio di informazioni così dettagliate e omnicomprensive che gli permetterà di stilare un articolato rapporto di 130 pagine, concluso il 22 gennaio 1877. Il report è un documento fattuale, duro nella crudezza di analisi ma non privo di ottimismo, scevro da qualsiasi intento motivazionale ma focalizzato sugli aspetti concreti e operativi.

Lascio al lettore curioso scoprire come finirà la storia del confronto tra industrie di orologi Stati Uniti-Svizzera; un solo indizio: ci deve essere un motivo perché il marchio “made in Switzerland” è ancora oggi sinonimo di eccellenza per gli orologi. Quello che mi interessa proporre è un approfondimento degli aspetti intelligence che emergono nella lettura del libro.

Il Piano

Iniziamo dal committente, la SIIJ. La Société riconosce il problema e ne definisce chiaramente i termini: cosa sta determinando l’inarrestabile ascesa della competizione americana e perché la produzione svizzera è in crisi esistenziale? E dalle risposte a queste domande è possibile ricavare indicazioni concrete per salvare il settore dell’orologeria elvetica?

L’impostazione adottata dalla SIIJ differisce profondamente da una mera attività di furto di segreti industriali e copia delle soluzioni, bensì si concentra sin dalla fase di elaborazione concettuale dell’operazione sul comprendere e adattare, ovvero su un approccio di tipo emulativo ancorato alla realtà locale. Conseguentemente, il task affidato a David e agli altri attori utilizzati, ovvero quello che in gergo si definisce Piano di Ricerca, è quello di acquisire un quadro conoscitivo ampio, che comprenda le tecniche manageriali, i piani di R&S, le modalità di gestione corrente della produzione, il conto profit&loss, i sistemi e le reti di distribuzione, la struttura dei salari. Ovviamente anche le innovazioni tecnologiche in materia di macchinari entrano tra gli “elementi essenziali di informazione” da acquisire, ma costituiscono solo una parte del quadro generale.

Per quanto possano sembrare intuitive, queste scelte sono in realtà decisive per tutte le operazioni di intelligence industriale e non solo: il successo dipende dallo stabilire sin dall’inizio cosa si vuole e a quale scopo, e dal restare coerenti con queste scelte “strategiche”.

Le risorse

Stabiliti i contorni dell’operazione, il passo successivo è quello di selezionare le risorse da impiegare. Anche in questo senso, la vicenda analizzata offre interessanti spunti di riflessione.

Partiamo da Gribi. Si tratta di un classico “viaggiatore legale”, ovvero una risorsa HUMINT che opera sfruttando un incarico ufficiale, limitato nel tempo e nella localizzazione e legalmente riconosciuto. Gribi si rivela essere una “fonte di accesso” molto efficace. Sua è l’individuazione di Ambrose Webster e il primo approccio verso lo stesso per sondarne potenzialità, aspettative e disponibilità. Gribi completa la sua accorta azione passando il contatto a Jacques David, in modo da non compromettere la propria posizione e allo stesso tempo permettere una gestione efficace e “aggressiva” del rapporto.

E arriviamo a David, un vero master of espionage. Della sua permanenza negli Stati Uniti esiste una sola traccia, il manifesto di carico della nave con la quale è arrivato; dopo di ciò nulla, a testimonianza di come il personaggio si sia mosso con prudenza.

David inizia la propria attività intelligence procedendo per cerchi concentrici: dapprima frequenta i luoghi di ritrovo degli operai delle fabbriche di suo interesse, ascoltando e iniziando a crearsi una rete di “contatti naturali”. Successivamente alza il livello e, pescando nel giro che si era creato, passa al reclutamento mirato di fonti che lavoravano nella Waltham, avviando un’attività di raccolta informativa vera e propria. Nel frattempo, da corso a delle ricognizioni dirette sia sfruttando uno dei tour delle fabbriche che sia Waltham sia Elgin offrivano sia con una vera e propria intrusione occulta negli stabilimenti Waltham.

L’ ulteriore, decisivo innalzamento della soglia lo realizza quando, grazie all’opera di scouting attuata da Gribi, assume la gestione diretta del rapporto con Webster. Alla base del reclutamento di questa preziosa risorsa è stata verosimilmente l’individuazione dei corretti elementi motivazionali sui quali far leva; gli stessi sono palesemente di natura economica, con una probabile componente aggiuntiva di natura più squisitamente psicologica.

David in tutta la propria azione, sia sul terreno sia successiva, dimostra anche una profonda comprensione dell’importanza della riservatezza e della tutela delle proprie fonti; nell’inoltrare il rapporto alla SIIJ enfatizza esplicitamente l’esigenza di limitarne la circolazione secondo stretti criteri di need-to-know, per evitare che una inavvertita esposizione del documento potesse fornire alla concorrenza statunitense validi motivi e spunti di reazione. Inoltre, insiste per tenere segrete le identità delle proprie fonti, secondo un moderno e corretto approccio di loro protezione da inevitabili conseguenze personali e di mantenimento dell’operatività dei canali informativi anche nel lungo periodo.

Queste raccomandazioni vengono totalmente assorbite dai vertici della SIIJ, prova ne sia l’assenza di qualsiasi evidenza sul rapporto per oltre cento anni.

Lo sfruttamento dell’intelligence

La Société, acquisito il report di David lo utilizza in piena coerenza con gli obiettivi che si era prefissata: lo mette in sistema con una serie di ulteriori input di raw intelligence, individua le lesson learned, e adotta provvedimenti coerenti con le strategie elaborate. Queste si focalizzano su pochi, fondamentali aspetti: necessità urgente di ristabilire la reputazione della Svizzera quale produttore di orologi; abbandono del mercato americano nell’immediato; rinuncia a competere sullo stesso livello dei produttori Stati Uniti e concentrazione sul core business (lusso e innovazione) dove esiste ancora un margine di superiorità; accettazione delle nuove tecnologie, adattandone l’introduzione al peculiare contesto preindustriale e sociale svizzero. Chiarezza di idee, scelta del giusto modus operandi e coerenza, ecco la ricetta. Che si traduce e si alimenta in un ciclo intelligence perfetto: tasking, raccolta informativa, collazione, analisi e produzione, disseminazione mirata.

Un’ultima curiosità: la vicenda è rimasta sepolta sotto una coltre di segretezza per oltre un secolo e solo nel 1987 compare un piccolo accenno al principale protagonista, Jacques David, che viene menzionato come “un veritable espion industriel”. È soltanto nel 1992 che questi fatti escono dall’ombra e che il rivoluzionario report di David verrà pubblicato in edizione fac-simile.

(Foto: Longines183 – Opera propria, CC BY-SA 4.0)

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