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L’export militare fa parte della politica estera del Paese. Il gen. Portolano fa il punto sulla legge 185

Il generale Luciano Portolano ha illustrato in audizione alla Camera le posizioni del Segretariato generale della Difesa rispetto alle modifiche alla legge 185 sull’export di sistemi d’arma. Per il generale, le condizioni strategiche attuali sono molto diverse dagli anni 90, quando è stata promulgata la legge, e c’è la necessità di aggiornare le procedure per renderle più aderenti alle attuali esigenze

La competitività dell’industria della difesa si misura in campo internazionale, anche in considerazione del fatto che circa il 70% del fatturato del settore è legato alle esportazioni. Muoversi in maniera proattiva sul mercato internazionale è la chiave per rimanere competitivi e per mantenere un vantaggio tecnologico nei confronti di potenziali avversari. Lo ha spiegato il segretario generale della Difesa, generale Luciano Portolano, intervenendo in audizione alla Camera sulla proposta di riforma della legge 185 che regola l’import-export di materiali militari. Il testo in discussione prevede che il rilascio delle autorizzazioni non sia più in capo all’ufficio dell’Uama (alla Farnesina) ma al Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento e per la difesa, il cosiddetto Cisd, presieduto dal presidente del Consiglio e costituito dai ministri dei vari dicasteri interessati. Un organo che verrebbe riattivato dopo essere stato soppresso nel lontano 1993. Per Portolano, però, il contesto attuale è “diverso da quello degli anni 90, quando, con la fine della Guerra fredda, l’ipotesi di un conflitto in Europa era stata archiviata”. Oggi lo scenario internazionale è fatto di equilibri geopolitici instabili e in continua evoluzione. “Le scelte in materia di esportazione dei materiali d’armamento – ha continuato Portolano – rappresentano, al pari delle operazioni militari, uno strumento che contribuisce al perseguimento degli obiettivi di politica estera di un Paese”. Per questo, secondo il generale, ripristinare il Cisd va “proprio in questa direzione, attestando le scelte al massimo livello, così da garantire coerenza strategica e rapidità dei processi decisionali”.

La legge 185 

Il generale ha spiegato come la legge sia andata a regolamentare un ambito che, prima del 1990, veniva equiparato al normale export di merci. Il suo punto principale è che l’approvazione deve provenire sia dal ministero degli Esteri, sia da quello della Difesa. In questo senso, spiega Portolano, il Segretariato generale della difesa “svolge tre attività principali. La prima è la tenuta del registro nazionale delle imprese, la seconda riguarda la gestione dei programmi di coproduzione internazionale. La terza, invece, è finalizzata alla resa di pareri per il rilascio delle autorizzazioni”, con quest’ultima che rappresenta una degli elementi più delicati regolamentati dalla legge 185. Non a caso il generale ha sottolineato l’importanza di questa funzione: “Le modalità operative per la resa di pareri tecnici da parte del Segretariato generale della difesa prevedono anche una valutazione dell’operazione di export sotto il profilo strategico industriale ai fini dell’esercizio dei poteri speciali nell’ambito della procedura del Golden Power. E ciò per limitare il più possibile la cessione di tecnologie e di know-how che potrebbero, nel tempo, indebolire il posizionamento tecnologico del nostro comparto industriale della difesa nel mercato internazionale”.

Le modifiche alla legge 

Il segretario generale ha poi espresso il suo parere riguardo l’argomento centrale dell’intervento, le proposte di modifica alla legge 185: “Il disegno di legge non apporta alcuna modifica alle specifiche competenze e alle attività già svolte dal Segretariato generale della difesa e direzione nazionale degli armamenti. Piuttosto, ritengo che la proposta intervenga per rendere il quadro normativo più aderente all’evoluzione dell’attuale contesto internazionale”. Negli anni di promulgazione della legge, infatti “il focus di difesa su difesa e deterrenza lasciava il posto ad una postura incentrata sulle attività di stabilizzazione e sicurezza, gli equilibri geopolitici iniziavano a mutare, ma erano ancora facilmente prevedibili ed infine l’Unione europea era ben lontana dall’ipotizzare meccanismi di cooperazione nel campo della difesa oggi”.

Il rafforzamento dell’industria 

Infine il generale ha spiegato come le modifiche andrebbero a facilitare l’export concentrandosi principalmente su una semplificazione degli aspetti burocratici per le industrie commentando: “Le ulteriori proposte di modifica intervengono sulla semplificazione degli oneri di produzione dei documenti che gravano sulle imprese per perseguire un processo di semplificazione normativo teso a favorire lo sviluppo degli investimenti e delle attività industriali, senza peraltro affievolire i controlli sui movimenti dei materiali d’armamento. Inoltre, come ho già avuto modo di dire, queste proposte non apportano alcuna modifica alle specifiche competenze del Segretariato generale della difesa.” Questi cambiamenti alla legge sarebbero fondamentali per potenziare e far crescere l’industria della difesa italiana, che conta sull’export per il 70% dei suoi contratti. A riguardo portolano ha detto: “Su questo punto vorrei fare una breve riflessione prima di avviarmi alle conclusioni, chiaro è l’interesse dello Stato, ed in particolare della difesa a far sì che le aziende nazionali abbiano successo nel mercato internazionale, così da consolidare le proprie capacità produttive e continuare a investire adeguatamente nella ricerca, sviluppando mezzi, materiali, equipaggiamento, sistemi d’arma allo stato dell’arte in grado di soddisfare le esigenze operative”.

 

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