La normativa ha un ruolo di protezione ma è azzardato definirla come strumento di intervenuto pubblico nell’economia, ha detto il segretario generale della Presidenza del Consiglio durante un evento della Guardia di Finanza
“Il passaggio dallo Stato imprenditore o azionista allo Stato regolatore e vigilante è un dato acquisto”, ha spiegato oggi Carlo Deodato, segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri. Il presidente è intervenuto all’evento “Golden Power: tra esercizio delle libertà economiche e tutela della sicurezza economico-finanziaria” presso la Scuola di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, a Ostia.
Uno strumento di politica industriale?
Secondo Deodato è “complesso” qualificare i poteri speciali come uno strumento di intervento pubblico nell’economia, o perfino classificare lo Stato come “stratega” o “doganiere”. Protezione dell’economia sì ma senza sovranismi, dunque.
Lo strumento non deve mai diventare uno strumento “dirigistico, politico, di alterazione del mercato” e neppure di politica industriale, gli ha dato man forte Roberto Garofoli, presidente di sezione del Consiglio di Stato, che è stato segretario generale alla presidenza del Consiglio dei ministri durante il governo Letta e sottosegretario durante il governo Draghi.
Un bilancio dopo 12 anni
Dopo 12 anni dall’introduzione della normativa Golden Power, il bilancio è “tranquillizzante”, ha detto sempre Deodato. Infatti, seppur le notifiche sono in forte aumento (da 83 nel 2019 a 608 nel 2022 e a 577 nel 2023), i casi di esercizio dei poteri speciali restano “eccezionali, graduati, proporzionati e concepiti come extrema ratio”.
Deodato ha confermato l’impegno del governo a utilizzare strumento per custodire interessi vitali dello Stato ma “senza scoraggiare investimenti virtuosi e immuni da insidie” per la sicurezza nazionale. Anche per questo, il presidente ha voluto rassicurare chi teme abusi dello strumento, spiegando che viene posta un’attenzione “estrema a rimanere nel binario della legalità”, anche grazie alla pluralità dei controlli.
Il lavoro della Guardia di Finanza
I lavori sono stati introdotti dal generale Bruno Buratti, ispettore per gli Istituti di istruzione delle “Fiamme gialle”, che ha evidenziato come l’attuale scenario internazionale “complesso” segnato da una molteplicità di crisi “non può essere interpretato solamente sulla base della spontanea interazione delle forze di mercato”. Deglobalizzazione e policrisi “hanno accentuato le vulnerabilità del sistema-economico italiano” ma ne hanno anche “esaltato la resilienza e la reattività”, ha spiegato il generale.
L’evento odierno è la fotografia del rafforzamento della cooperazione tra comitato Golden Power e Guardia di Finanza. La partecipazione delle Fiamme Gialle, così come quello dell’intelligence, è un elemento “importante” anche luce sia delle informazioni a loro disposizione sia per le loro capacità di analisi, ha osservato Elisa Grande, capo del Dipartimento per il coordinamento amministrativo. Proprio la Guardia di Finanza ha condotto le indagini, come ricordato dal generale Buratti, su un caso ancora da manuale, quello riguardante Alpi Aviation, produttore friulano di droni il cui passaggio, nel 2018, a una società riconducibile a due gruppi statuali di Pechino non era stata notificato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, come previsto dalla normativa Golden power.