Lo stallo attuale non è più tollerabile. Specie se si vuole veramente dar corso a una Comunità europea di difesa (e anche di vera politica estera). Scrive Edoardo Caprino
Cercasi un Paul Reynaud. Ma anche il coraggio di Charles De Gaulle. Ci arriviamo rispetto a questi desiderata. Il piagnisteo sull’Europa e la sua paralisi ha ormai stancato l’uditorio. Hanno stancato i critici a priori che sono i primi ad avere consapevolezza che senza l’Europa unita perderebbero il loro fondamento. Hanno stancato anche i supporter a priori dell’Europa unita che viaggiano a slogan vuoti come gli “Stati Uniti d’Europa” quando forse dovremmo “accontentarci” della Federazione degli Stati Nazione immaginata dal compianto Jacques Delors.
Come scrive Michele Bellini nel suo libro “Salviamo l’Europa” da poco uscito nelle librerie occorre intervenire bloccando sia i nemici che “gli amici di Giobbe” delle istituzioni comunitarie. I laudatori a prescindere. Come uscire dall’impasse?
Mario Draghi ha invitato l’Europa a fare un salto in avanti. Almeno 500 miliardi di investimenti. “Ma fate qualcosa per la miseria”, sembra il sottotitolo dell’ex presidente del Consiglio e governatore della Banca centrale europea. Le minacce del leader russo Vladimir Putin e la crisi in Medio Oriente ha accelerato il dibattito rispetto a una Comunità europea di difesa.
Dai primi accenni sembra più un desiderio di realizzare una centrale unica di acquisto di armi e munizioni più che un autentico progetto politico. Quel progetto politico che invece era a monte (non a valle) della fallita Ced che se si fosse realizzata avrebbe dato una cornice prima politica e a seguire economica all’Europa unita. Rileggere quel trattato non sarebbe male per i governanti di oggigiorno.
Che cosa fare quindi per “spaccare lo stagno”? Le righe che seguono forse faranno impallidire costituzionalisti e studiosi di diritto comunitario, ma dall’angolo in cui siamo non si può uscire per le vie ordinarie. Anche per dar seguito alla speranza manifestata da Draghi.
Viene in soccorso la storia, o meglio la reazione di De Gaulle a fronte della crisi del 13 maggio 1958. Creò un Comité Consultatitf Constitutionnel per la scrittura – in un mese! – della nuova Costituzione e ai vertici del Comitato pose l’ex presidente del Consiglio Reynaud. Il Comitato fu composto da membri dell’Assemblea nazionale e del Consiglio della Repubblica cui si aggiunsero ulteriori esponenti nominati dal governo. Nello specifico, il Conseil de la République designò dieci rappresentanti appartenenti all’intero arco costituzionale cui seguì l’indicazione di sedici parlamentari – anche in questo caso esponenti di tutte le forze politiche che sedevano allora nell’emiciclo – e in ultimo 13 personalità nominate per decreto governativo e tra essi docenti universitari, il direttore dell’istituto mussulmano oltre che ambasciatori. Un ruolo fondamentale nella redazione della Costituzione e delle proposte si ebbe da parte del Consiglio di Stato.
È un dato di fatto di come i ventisette paesi dell’Unione Europea vivono un costante “13 maggio”. Per questo, a parere di chi scrive, devono darsi una scossa e devono forzare le procedure previste dai Trattati. Come avvenne con la Quarta Costituzione francese non più adatta ai tempi. Lasciando da parte – ma facendo memoria – la fallita esperienza relativa alla formulazione di una Costituzione europea con Giscard D’Estaing ai vertici della commissione preparatoria, vi è da augurarsi che venga costituito un comitato consultativo composto in questo caso, giusto a titolo d’esempio, da due docenti di diritto costituzionale e comunitario per ogni Stato dell’Unione europea. Un Comitato guidato da una figura autorevole “alla Draghi” che in un mese sia incaricata di scrivere un “mega-trattato” che inglobi gli esistenti e che sia il cappello “politico” all’intera Unione europea. Come sarebbe avvenuto con le istituzioni previste dal Trattato Ced.
Un “mega-trattato” che dovrebbe portare, tra gli altri risultati, a un vero governo d’Europa con la Commissione che finalmente primeggi sul Consiglio e un Parlamento europeo con sempre più accresciuti poteri legislativi e di controllo. Utopia? Follia? Forse. Impossibile da compiersi? Probabile. Ma quello che è certo è che lo stallo attuale non è più tollerabile. Specie se si vuole veramente dar corso a una Comunità europea di difesa (e anche di vera politica estera).
Il coraggio è caratteristica di chi ha forti convincimenti interiori. Come De Gaulle. François Mitterand lo accusò di aver realizzato un “colpo di stato permanente” con la Costituzione della Quinta Repubblica. Occorre ricordare che in quel Comitato che portò alla realizzazione della Costituzione della Quinta Repubblica sedettero anche parlamentari socialisti, radicali sociali e repubblicani. Figure che ben conosceva lo stesso Mitterand. Certo De Gaulle, per il bene della Francia, forzò le procedure, andò oltre rispetto al dettato della Costituzione della Quarta Repubblica, ma in quel mentre non vi erano alternative. E Mitterand, anni dopo, fu uno splendido interprete della Costituzione del 1958. E tutto si può dire meno che quella Costituzione sia un “colpo di stato permanente”. Europa pensaci.