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L’istruttoria Golden Power chiusa sui cinesi di Ferretti fa precedente. Ecco perché

La Presidenza del Consiglio prende atto, senza conseguenze, della delibera con cui la società ha annullato la precedente decisione che aveva portato all’apertura di un dossier e alla richiesta di informazioni. Il caso, rivelato nei giorni scorsi da Formiche.net, è una prima volta in 12 anni dall’entrata in vigore dei poteri speciali. Tra i rappresentanti del gruppo anche gli avvocati Sciaudone e Mattarella

Si è chiusa questa settimana, senza feriti ma con un precedente, la vicenda riguardante l’istruttoria avviata, ai sensi della normativa Golden Power, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri a seguito di una notifica di Ferretti Group in merito all’operazione di acquisto e annullamento di azioni proprie (fino a un massimo del 10%).

Un passo indietro. La Presidenza aveva chiesto alcune informazioni sull’operazione, compresi gli effetti sulla governance e sul management. E aveva fissato un incontro con l’azienda, una quotata in Borsa (sia a Hong Kong sia a Milano), il cui azionista di riferimento con il 37,541% delle quote è Weichai, colosso controllato dal governo della provincia cinese di Shandong (che dallo sbarco dell’anno scorso a Milano ha incassato più di 300 milioni di euro in cambio di oltre un quarto delle quote). Dopodiché, il consiglio d’amministrazione di Ferretti si era riunito la domenica di Pasqua decidendo di annullare le delibere sul cosiddetto buy-back, chiedendo alla società di ritirare immediatamente la notifica e facendo annullare la riunione prevista pochi giorni dopo.

Come raccontato su Formiche.net, si è trattato di un caso unico dall’entrata in vigore della normativa Golden Power nel 2012.

Ecco cosa scrivevamo una settimana fa accendendo un faro sulla vicenda.

Il sospetto delle autorità italiane è che, dopo l’esperienza con Pirelli (il cui primo azionista, con il 37% delle quote, è un altro colosso statale cinese, Sinochem, che opera attraverso il veicolo Marco Polo), la proprietà nelle mani dello Stato cinese abbia ravvisato il rischio di vedere imporre specifiche prescrizioni a tutela della gestione aziendale italiana, motivate soprattutto dai potenziali rischi per il mantenimento del controllo di tecnologie “duali”. Sarebbe questa la ragione che ha portato al dietrofront.

Lunedì 15 aprile il Gruppo di coordinamento per il Golden Power ha “preso atto del ritiro della predetta notifica” comunicata il mercoledì precedente, 10 aprile. È stata così messa la parola fine alla vicenda senza ulteriori conseguenze. Una decisione che crea un precedente non fosse altro che per la già citata eccezionalità del caso di un’istruttoria avviata sulla base di una decisione revocata dopo la richiesta di delucidazione da parte della Presidenza.

Nel procedimento in questione la società Ferretti è stata rappresentata davanti alla Presidenza del Consiglio dallo studio legale Gianni e Origoni e, come si legge in una comunicazione datata 10 aprile e firmata (in inglese) dal legale rappresentante Xu Xinyu, dagli avocati Francesco Sciaudone e Bernardo Giorgio Mattarella dello studio Grimaldi Alliance.

Formiche.net ha contattato la Presidenza del Consiglio dei ministri e la società Ferretti per un commento.



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